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28 febbraio/1 Un giorno di lutto: da Mantakas a Scialabba, lo scenario storico

Il 28 febbraio è un giorno di lutto per entrambe le comunità militanti romane che oggi commemorano la fine prematura, per mano nemica, di Mikis Mantakas e di Roberto Scialabba. Due delle centinaia di morti della piccola guerra civile che ha insanguinato l'Italia nella seconda metà del secolo breve. Due morti che hanno un particolare rilievo perché sono snodi di una una più lunga catena, spaventosa, atroce, ma non priva di senso. Anzi. La ricerca (e il riconoscimento) del senso nella violenza politica degli anni Settanta è un discorso che mi sta particolarmente a cuore e che ha già causato pubbliche polemiche (con Angelo Mellone e Giampiero Mughini, in occasione del dibattito con Morucci a Casapound) ma riconoscere le ragioni di chi si è assunto il terribile compito di fare il male nella sincera presunzione di agire per uno scopo superiore non significa però che costui, costoro avessero ragione. E quindi oggi (e credo anche domani: sono molte le cose da scrivere) il blog sarà dedicato esclusivamente alla ricostruzione di queste vicende. Qui si può leggere il secondo e il terzo post dello speciale.

Bisogna quindi partire da almeno due anni prima, dal rogo di Primavalle, una tragedia che non nasce dal nulla.
E' dall'inizio del decennio, almeno, che la spirale dello scontro tra fascisti e antifascisti si è impennata. Le statistiche degli atti di violenza e di terrorismo per la prima metà degli anni Settanta affermano una schiacciante prevalenza numerica della destra ma per chi ha vissuto la piazza, le strade in quegli anni la sensazione era piuttosto di un colpo su colpo.
Al grande successo missino nelle amministrative dell'estate 1971, con risultati eclatanti a Catania e Roma, la sinistra extraparlamentare astensionista risponde trasformando la campagna elettorale per le politiche della primavera 1972 in una sfida quotidiana: i fascisti non devono parlare. Uno di questi scontri (la contestazione del comizio di Niccolai a Pisa) causerà la morte dell'anarchico Serantini, macellato dai celerini e lasciato spegnersi in cella. Così nell'autunno si rincorrono le "notti dei fuochi": alle otto bombe sui treni che gli avanguardisti mettono per fermare la grande manifestazione sindacale del 22 ottobre per "riprendersi Reggio Calabria", i compagni rispondono distruggendo in una sola notte otto sezioni a Roma.
A gettare benzina sul fuoco ci pensa il moderatissimo segretario della Dc, Arnaldo Forlani che in un, ormai citatissimo, discorso a La Spezia, lancia l'allarme su una pericolosissima e ancora attiva "trama nera". Gli storici ci spiegano che era un messaggio criptico tutto interno al partito di maggioranza: per avvertire Andreotti che era finito il momento di avere un filo diretto con l'estrema destra eversiva e che bisognava riaprire il dialogo con i socialisti. Ma è sufficiente a rilanciare l'allarme a sinistra sulle manovre golpiste.
Lo scellerato rogo di Primavalle (e ancor più l'infame campagna difensiva successiva) si collocano in questo contesto. Il 7 aprile Nico Azzi, militante della Fenice, si fa scoppiare tra le mani il detonatore che avrebbe dovuto innescare un ordigno esplosivo su un treno. Il 12 aprile il sambabilino Vittorio Loi, nel corso di scontri di piazza per una manifestazione missina vietata oltre l'ultimo minuto, uccide involontariamente un poliziotto colpito al cuore da una granata da esercitazione. Il 16 aprile un commando di militanti di Potere operaio che intendono dare vita alla colonna romana delle Brigate rosse incendiano la casa del segretario missino di Primavalle. Nel rogo muoiono due dei figli. L'immagine atroce del più grande, carbonizzato alla finestra, è un macigno ma in quegli anni feroci saremo in tanti a gridare: "Lollo libero" e "Dieci, cento, mille Primavalle". Ad alleggerirci la coscienza c'è certo la malleveria della migliore intellighentsia che avvalora le bugie della controinformazione. Ed è in un clima di odio feroce che inzia, negli ultimi giorni di febbraio del 1975, il processo per la strage. (1-continua)

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