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No al vandalismo: visto da sinistra

IL RAID

"Partigiano infame" e una svastica
insulti sui muri della sede dell'Anpi

Denuncia dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia. "Un gesto vile, il prodotto naturale del pesante clima di neofascismo che si respira in tutto il Paese"
 

"Partigiano infame" e "Hitler", accompagnati da una svastica. Sono queste le scritte, tracciate con uno spray di colore bianco, che alcuni membri della segreteria nazionale dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) hanno trovato sui muri della loro sede di via degli Scipioni, nel quartiere Prati della capitale.


A renderlo noto è stata la stessa associazione che ha subito stigmatizzato l'episodio di vandalismo. "Un gesto vile, il prodotto naturale - si legge in una nota della segreteria nazionale dell'Anpi - del pesante clima di neofascismo che si respira in tutto il Paese - "Clima alimentato anche da frequenti manifestazioni di revisionismo storico - continua la nota - spesso di iniziativa di amministrazioni pubbliche locali, che perseguono lo scopo di cancellare le radici civili dell'Italia: antifascismo e Resistenza".

L'Anpi ha poi rivolto un invito generale "a tutte le coscienze sensibili e responsabili a vigilare e ad impegnarsi fattivamente nel presidio e nella promozione di quei valori che, con la lotta di Liberazione, hanno consegnato a tutti gli italiani un Paese civile e democratico".

"Si tratta dell'ennesimo gesto vigliacco di qualche scellerato", ha commentato il sindaco Gianni Alemanno. "Spero vivamente - ha proseguito Alemanno - che gli inquirenti riescano ad individuare i responsabili che hanno imbrattato la sede dell'Anpi al quartiere Prati. Simili comportamenti vanno condannati con assoluta fermezza. Roma, città simbolo della lotta di liberazione e dei valori di civiltà, libertà e democrazia, non merita di essere sfregiata in questo modo". Il sindaco di Roma ha infine fatto sapere di aver dato "immediato incarico agli Uffici del Decoro urbano di ripristinare lo stato dei luoghi, rimuovendo le scritte".
fonte: repubblica.it

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