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Salvini accusa: così Mancuso danneggiò le indagini su piazza Fontana

La scorsa settimana avevamo segnalato la discesa in campo di Libero Mancuso, già pm del processo per la strage di Bologna. E' di oggi la notizia (pubblicata da La Repubblica) che saranno contrapposti in Cassazione il candidato sindaco della sinistra napoletana e il pm antimafia Raffaele Cantore, anch'egli a lungo corteggiato come candidato sindaco. A Mancuso, che ora esercita l'avvocatura, toccherà difendere un ex pentito, il boss di Mondragone La Torre, poi escluso dal programma di protezione, dall'accusa di aver calunniato il magistrato. Intanto ci è giunta la testimonianza di un'altro celebre magistrato, il giudice Salvini, tante volte citato in questo blog, che ci racconta perché è inopportuna la candidatura di Mancuso a sindaco.
Mancuso sindaco? No, grazie


Sono il giudice Guido Salvini di Milano. Concordo anch’io sull’inopportunità di una candidatura come quella di Libero Mancuso perché ho di lui un ricordo di poco rigore e di scarsa lealtà verso i colleghi e se la personalità è una, come credo, il politico rischia di non essere migliore del magistrato.
Ricordo, tra i tanti, un episodio di certo sconosciuto a molti, ma che fu grave per le indagini che conducevo su Piazza Fontana. All’inizio degli anni ’90 i P.M. e i Giudici Istruttori che si occupavano di stragi ed eversione di destra si erano dati un coordinamento informale e si scambiavano gli atti istruttori che facevano per aiutare il lavoro dei colleghi. In pratica tutti avevano copia degli atti di tutte le indagini in corso.
Le diverse indagini, tuttavia, non erano destinate a concludersi nello stesso momento e vi era quindi la necessità di non svelare gli atti altrui ancora segreti. Quando, nel 1993, il G.I. di Brescia Gianpaolo Zorzi concluse l’indagine bis sulla strage di Piazza della Loggia non depositò e mi restituì gli interrogatori di Digilio che contenevano il nome di Delfo Zorzi e di altri percorsi investigativi, allora riservati, che per Brescia non erano determinanti.
L’anno successivo, invece, il P.M. Libero Mancuso si comportò esattamente in modo contrario. Inserì, senza avvisarmi e senza alcuno scrupolo per le indagini altrui, nella sua requisitoria finale per l’indagine bis sulla strage di Bologna (quella con Massimo Carminati e il colonnello Mannucci Benincasa, in pratica i depistaggi) molte parti dei verbali di Digilio che con la strage di Bologna non avevano nulla a che fare poiché parlavano di soggetti come Freda, Ventura e Zorzi.
Servivano però ad “abbellire” la sua requisitoria. Inutilmente protestai per questa scorrettezza.
Risultato: la requisitoria destinata al Giudice Istruttore Leonardo Grassi finì in tempo reale sulle pagine dei quotidiani (addirittura prima di arrivare al Giudice) e nel giro di poco tempo qualche giornalista più attento notò gli atti istruttori depositati riguardanti Digilio e scrisse, e come giornalista non saprei dargli torto, che per Piazza Fontana c’era una nuova pista e che il principale indagato era Delfo Zorzi.
Lascio, a chi legge, immaginare il danno per le indagini su Piazza Fontana che precedette di poco lo scoop suggerito dalla procura di Venezia su Martino Siciliano.
Se il magistrato non è cambiato diventando un politico, e sono cambi di casacca che comunque in genere non condivido, sarebbe davvero meglio non candidarlo.
Guido Salvini 
Tribunale di Milano

3 commenti:

  1. Caro Tassinari,
    mi compiaccio per il rilievo dato all'intervento di Salvini, che il giudice aveva pubblicato nei giorni scorsi nello spazio del blog di Sansonetti riservato ai commenti.
    Cordiali saluti,
    A.

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  2. La cosa merita rilievo dato il soggetto (e anche l'oggetto)...

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  3. Fermo restando che il giudice Salvini, è intimamente convinto, che lui, solo lui è il depositario della suprema verità, che gli deriva dalle sue convinzioni più profonde, dalle quali nessun riscontro, nessun approfondimento storico,nessuna assoluzione da parte di altri magistrati,lo può distogliere. E' simile alla feroce polemica che contrappose in Francia,il fronte dei revisionisti dagli sterminazionisti. Quest'ultimi che rifiutavano ogni qualsiasi dialogo con gli avversari, perché replicavano, non ci può essere dialogo con chi osa mettere in dubbio il dogma delle camere a gas e dei sei milioni di ebrei gassati.L'olocausto è stato possibile perché è avvenuto, non si discute, non si dibatte, non si polemizza, esso è vero perché è avvenuto. Con analogia simile si muove Salvini la strage è dei neofascisti a prescindere, perché sono solo loro nell'immaginario suo e quello collettivo, capaci di farlo.T.V.

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