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Una piccola storia ignobile

Marco Petrelli, autonomo nazionalista di Terni, è uno dei più prolifici corrispondenti di questo blog. Nei giorni scorsi ho pubblicato un suo post "provocatorio" nei confronti di Gabriele Adinolfi, in cui era riproposta, in forma rispettosa, un'antica voce calunniosa nei confronti di quest'ultimo: l'aver cioè abbandonato i suoi soldati allo sbando dopo il 23 settembre (la realtà storica è il contrario: sono stati i soldati ad abbandonare Terza posizione, stanchi di una linea di uso della forza a bassa intensità per passare a forme di lotta armata). Adinolfi ha risposto da par suo. 
Subito dopo Marco ha pubblicato nel suo blog, Nadir, una articolessa, divisa in tre parti, in cui racconta minuziosamente la storia della rottura tra lui (con altri camerati) e CasaPound. E' una storia di un lutto non ancora elaborato ma anche la rivelazione che in qualche modo, per restare nella metafora, dietro una casa luccicante c'è sempre una cameriera che nasconde la polvere sotto i tappeti. Ci sono altri dirigenti che sono usciti (sono stati allontanati? non è dato saperlo) da CP o semplicemente se ne sono perse le tracce: è naturale in un movimento che è alle prime fasi di solidificazione (si pensi alle infinite scissioni ed epurazioni della Lega con i tanti cadaveri eccellenti gettati nel Po, dalla Pivetti a Formentini, da Rocchetta allo stesso Miglio). Petrelli invece sceglie di prendere la parola nell'agorà e di sollevare il caso. La cosa mi sembra di qualche interesse, anche perché mi pare evidente che in Umbria per CPI permanga qualche problema di disciplina organizzativa.  
L'epurazione di Marco Petrelli
Avevo deciso di chiudere con questa storia ma le ennesime accuse ricevute due giorni fa da un (ex) camerata mi spingono, a questo punto, a dover/volere raccontare la vera storia della struttura CPI di Terni. 
(...) Febbraio 2010. Terni. L’associazione culturale CasaPound organizza il lancio di alcuni suoi aderenti col paracadute in una manifestazione sportiva cui padrino è il defunto Pietro Taricone.
Gli Istinti rapaci (questo il nome del nucleo paracadutisti sportivo di CP) si danno appuntamento l’ultima domenica di febbraio presso l’avio superficie di Terni. I lanci riescono, la riposta dell’opinione pubblica è buona, eccetto per qualche contestazione del Centro sociale cittadino, guidato da un consigliere comunale ma, si sa, quando CasaPound o qualsiasi altra di area ‘non conforme’ organizza un evento, le proteste sono molteplici e scontate.
Dai primi del mese sino alla metà di marzo mi trovo a Gallarate, per questioni di lavoro: delle vicende accadute prima e dopo l’iniziativa vengo informato via telefonica dai camerati.
Ciò che è successo quel giorno rimarrà sempre impresso nella mia memoria. Educati ad appartenere ed a lavorare in un contesto gerarchico (struttura militare si soleva dire in CPI), all’ordine del responsabile provinciale di Terni di non aderire alla manifestazione i militanti (peraltro già incasinati di loro, uno autotrasportatore, un altro separato e quel giorno con i figli) obbediscono.
La risposta della struttura regionale all’inizio è dura solo con il presidente provinciale: salvaguardando i militanti e i dirigenti (ero il responsabile di RBN) i camerati umbri si spendono in lodi e raccomandazioni: “Andrà tutto bene. A Roma capiranno la vostra situazione”. Poi l’oblio.
Telefoni che non rispondono, amicizie di social network che scompaiono e le prime accuse: “traditori, sono scappati di fronte ai rossi, hanno avuto paura, hanno gettato la maschera”. Sì, quale?
Da Roma l’ordine è chiaro: smantellare il nucleo, dai vertici alla base. Il responsabile provinciale intanto si rende irreperibile. L’unica cosa che fa è telefonare a Roma, coprendo di insulti la dirigenza nazionale e dichiararsi “fuori”. Nemmeno una parola per noi, i “suoi uomini”.
Il coordinatore regionale si fa vivo proponendo di aspettare qualche mese (un paio) e poi andare direttamente a parlare con i romani. Assicura che subito non è il caso, che qualcuno potrebbe non avere sbollito la rabbia. I pareri tra noi sono contrastanti, ma vince la linea generale di seguire il consiglio.
Il resto è il silenzio radio più assoluto. Senza una notifica, senza una lettera di espulsione, senza un pezzo di carta o una mail, veniamo allontanati come appestati. Anche una ragazza, compagna di un camerata, estranea ad ogni vicenda, viene liquidata telefonicamente, rea di stare insieme ad uno dei traditori.
Tornato da Gallarate, per farla breve, mi trovo in una situazione da ‘otto settembre’ e,per dirla tutta, mi incazzo come una furia, senza sortire però alcun effetto. Vengo a sapere che siamo stati tacciati di relazioni con il PdL umbro, inaccettabili per i seguaci dell’ Estremo Centro Alto. Peccato che buona parte dei nuclei tra le due province di Terni e Perugia tessano relazioni piuttosto consistenti con il Popolo della Libertà: da liste civiche collegate al PdL (vedi il caso delle comunali a Terni, 2009), a Todi legata all’amministrazione di centro destra. Non  scordiamoci poi del locale “alternativo” di Magione , mantenuto grazie all’appoggio di un industriale del luogo e ai soldi frequentemente chiesti ai camerati e dei quali raramente si conosce il destino. 
E proprio a Perugia restiamo. Perché uno dei principali accusatori, se mi passate il termine dei più infami calunniatori, è il Responsabile di Perugia. Godendo, evidentemente, di buona considerazione nell’ambiente militante romano è l’unica voce (una sorta di oracolo) ascoltata in Umbria, pur non ricomprendo incarico di responsabile regionale.
Questa persona è al centro dell’opera di mistificazione svolta nei confronti dei camerati ternani. Malgrado in ogni occasione egli abbia potuto contare sull’appoggio degli stessi: logistica, presenza, finanze (le richieste di denaro per il locale di cui sopra erano frequenti).
Il ‘perugino’ non ha mai mancato, sin dai primi tempi di vita di CPI Terni, di chiedere il sostegno di noi ragazzi, per poi tentare di dividerci o denigrarci in ogni circostanza. Esempio 1. Siena, 26 novembre 2009. Festa de Il Catenaccio.  Scherzo con il perugino e con i suoi militanti (due ragazzotti sui 18 anni). Battute, scherzetti tra ternani e perugini. Uno di loro, dopo avermi definito “ternano di merda” non accetta la mia replica. Tempo qualche minuto e mi trovo circondato dalla comunità aretina, (male)  informata dal Responsabile di Perugia di un mio comportamento scorretto con uno dei suoi ragazzi. L’altro dirigente di Terni, assente fino a quel momento, è scettico sulla situazione,ma mi consiglia di lasciar perdere. Nel frattempo il giovanotto, portato al bar dai camerati aretini, beve il bicchiere della staffa: incitato dai cori “Spaccarotella pezzo di …” si avvicina barcollando alla volante lì a pochi metri. Lo recupero al volo ma a nulla vale questo mio tentativo. Il giorno seguente passo per quello che ha insultato uno skin di Perugia e la cosa ha rilevanza inter regionale. Peccato non sia vero e che il tipo sia tutt’altro che uno skin, semmai uno che si veste da skin. Che è ben diverso.
(1-continua)

4 commenti:

  1. questo dimostra solo come l'ambiente sia allo sfascio più totale! leggere su un blog, all'occhio di tutti, compagni in primis, storie di questo genere è veramente brutto!

    capisco i sentimenti di colui che ha scritto questo articolo, ma non si poteva risolvere in un altro modo...parlare direttamente coi romani? Poi perchè diffondere la notizia in questa maniera?...si poteva informare chi dell'ambiente doveva sapere ma in questo modo si fa la figura dei ca**oni, e non dico solo i ragazzi di terni, ma tutto l'ambiente che non è capace di risolvere certe situzioni dimostrando solo, per l'ennesima volta, che è allo sbando più totale!

    ps.: si sa come è strutturata cp, ci sono decine e decine di questi casi...che nell'area tutti sanno, ma non si è dato spettacolo per i nostri oppositori politici...
    Pier.

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  2. Bè avendoci parlato mi sembra che marco sia arrivato a questo punto perchè ciò che era la versionedi cp andava a macchiare il suo nome, e per questo ha preferito rendere pubblica la cosa, magari facendo fare una brutta figura all' "area" ma tentando di togliersi una nomea negativa che lui reputa immeritata.

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  3. Da quello che leggo hanno fatto bene a cacciarli.

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  4. Ringrazio Sassuolo, che ha specificato ancora una volta il motivo della mia decisione. Caro Pier, coi romani s'è provato a parlare, dopo naturalmente (come avrai certo letto) avere aspettato (errore!) su consiglio dei nostri dirigenti umbri dei quali, in buona fede, abbiamo continuato a fidarci. Non credo di avere sputtanato l'area: chi ci sputtana è chi compie un'ingiustizia convinto che nessuno lo venga mai a sapere, in 'complicità' con coloro i quali tacciono pur conoscendo la verità. La mistificazione della realtà si attribuisce spesso ai "compagni". Come mai stavolta i "compagni" sono tra noi? Anonimo, avranno pure fatto bene a mandarci via, però qui tutti si sono firmati, fallo anche te.
    Eja!

    Marco Petrelli

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