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«La Digos sgommò via prima dello scoppio»



Il titolo è sbagliato (all'epoca c'era ancora l'ufficio politico), come sottolinea Giacomo Pacini nel gruppo di discussione su Facebook, ma si tratta di una "testimonianza inedita e di grande rilievo" sulla strage di Brescia. Ecco come la riporta Brescia oggi
«Cinque minuti prima dello scoppio della bomba in piazza della Loggia la Fiat 128 della squadra politica partì sgommando dalla piazza: i quattro investigatori salirono al volo e fecero una partenza all'americana». È il ricordo che di quella mattina di orrore conserva Agostino Guerini, 56 anni. Quella mattina era in piazza e Guerini, che si trovava in compagnia del fratello e di un altro amico, non può dimenticare quella partenza improvvisa, quasi strategica. «Non voglio lanciare accuse - ha precisato ieri mattina in aula -, ma ho avuto l'impressione che si fossero allontanati come se sapessero qualcosa». Più che un'impressione, tanto che Guerini ha pure raccontato che dopo l'esplosione, quando gli investigatori della squadra politica della questura - che i giovani del movimento studentesco chiamavano con nomignoli e soprannomi - tornarono in piazza prese "Pinocchio" per il bavero e lo spinse contro il muro. «Ricordo che l'ho incollato al muro e gli ho detto "lo sapevate, lo sapevate", lui mi guardava stravolto, con due occhi che non dimenticherò mai».
Inquietanti, però, le modalità assolutamente casuali con cui è affiorato, da una curva dello spazio tempo, questo ricordo. Guerini, all'epoca militante del Movimento studentesco, entra in contatto con gli esperti che lavorano alla perizia sull'esplosivo: lavora all'istituto di Medicina legale e deve consegnare loro i reperti. Nel momento dell'incontro riferisce della sua presenza in piazza quella mattina. Il perito a bruciapelo gli chiede se ricorda il colore del fumo. E' un particolare importante: perché sulla base di altri elementi hanno maturato la convinzione che si trattasse di tritolo (che emette un fumo scuro) e non di dinamite o gelignite (come sostenuto da Digilio). Guerini conferma e viene così citato a sostegno della loro tesi. E nel corso dell'interrogatorio in aula il ricordo affiora...
Nell'ordine delle cose, invece, il memoriale difensivo di Delfo Zorzi: all'epoca dei fatti - racconta - stava facendo il servizio di leva e chiese e ottenne una licenza per incontrare a Napoli i professori con cui preparava la tesi. Ecco gli stralci del memoriale riportati da Wilma Petenzi su Brescia oggi:
Il memoriale entra nel vivo a pagina 4 quando Zorzi fa riferimento al periodo della strage di Brescia. Zorzi ricorda di essere stato ricoverato diverse volte e un ricovero lo colloca anche nel maggio del '74, a seguito di un'«aggressione subita da avversari politici reduci da una manifestazione a favore del referendum sul divorzio del maggio '74. Dalla  documentazione ospedaliera risulta che sono stato ricoverato all'ospedale di Padova il 18 maggio '74, dimesso il 22 maggio, ripreso in forza al battaglione Carri di San Vito al Tagliamento, usufruendo dal 25 maggio al 30 maggio di una licenza straordinaria 3+3 per motivi di studio». Zorzi ricorda che apprese della strage mentre si trovava a Napoli. «Indossavo obbligatoriamente la divisa dei lagunari in quanto avevo richiesto una licenza breve per poter discutere alcuni aspetti della tesi di laurea con il relatore professore Corradini, che mi accolse con frasi ironiche (ma bonarie) sull'uniforme e con il mio correlatore professor Vulpitta che incontrai in due seminari». L'imputato ricorda anche che si dovette presentare al distretto militare a Napoli per far firmare la licenza. «Le persone che incontrai a Napoli furono sicuramente il mio vecchio amico Paolo Giachini che abitava proprio all'interno del distretto militare negli alloggi di servizio ufficiale e gli allora studenti Giuseppe Fino e Silvio Vita. Sia Giachini, che Vito, che Fino, parlando con me a Tokyo hanno mostrato di ricordare le circostanze dell'incontro e si dichiararono disposti a testimoniare». Per quanto riguarda gli accusatori Zorzi è lapidario: «Tramonte Maurizio non l'ho mai conosciuto. Non ho mai preso parte a riunioni ad Abano Terme a casa di Romani. Non ho mai conosciuto Guerin Serac, nè ho mai avuto rapporti con l'Aginter presse. Digilio è un mentitore e mi odia». Zorzi riferisce pure che con Marcello Soffiati ha avuto sempre pessimi rapporti. E per quanto riguarda i coimputati: «Delfino non l'ho mai conosciuto, Carlo Maria Maggi era medico nella palestra di arti marziali e dirigente di Ordine nuovo, ma ci siamo persi di vista».

13 commenti:

  1. Suvvia UMT, le deduzioni del dottor Agostino Guerini, francamente mi sembrano risibili e frutto di seghe mentali.Che i quattro digos, abbiano abbandonato piazza dello Loggia prima dello scoppio della bomba, sgommando all'americana come nei film,mi sembra una versione incredibile. Cosa se ne deve dedurre, che la sala operativa della questura bresciana,gli aveva avvertiti poco prima della strage di allontanarsi, magari usando la radio in loro uso per i collegamenti, comunicazioni facilmente intercettabili, oggi come all'epoca? Come non bastasse poi che dagli occhi sgranati dei digos il testimone riuscì intuire chissà che cosa,cioè vale a dire che essi ne erano preventivamente venuti a conoscenza; beh...anche queste sono seghe mentali del teste. Se così fosse stato vuol dire che nella questura bresciana decine di agenti e funzionari, ne erano a conoscenza, perché finora nulla è mai trapelato?Possibile una cortina di silenzio così impenetrabile,che resiste tuttora e per decine di anni seguenti alla strage, di una verità che ripeto, era conosciuta in anticipo da parte di decine e decine di agenti e funzionari, senza mai che nessuno di loro ne abbia mai parlato? Seghe mentali di Guerini!

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  2. Epifanio, la questione per me è un'altra. E cioè che al terzo processo e alla quarta inchiesta ancora spuntano rivelazioni, tra l'altro, come si dice a Napoli, pe' scagno. Ma come cazzo le hanno fatte ste indagini?

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  3. Le indagini sulle stragi sono state fatte male (in tutte le stragi)perché come al solito,si è partiti da un presupposto errato: le bombe le mettono solo i fascisti, punto e basta! Non si è indagato a 360 gradi; si sono cercati elementi probatori che convalidassero l'assioma dogmatico di autentici "soviet rossi" investigativi, composti da Procure e Questure.Come un mantra, una giaculatoria,una poesia mandata a memoria, si è ripetuto fino alla nausea, con la complicità dei mass-media, dei magistrati, degli investigatori,dell'opinione pubblica "intossicata"ad arte, ripetere tutti come dei pappagalli "le stragi sono fasciste, le stragi sono fasciste..."

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  4. Il bello è che se ne sono convinti pure i fascisti, vedi tu.

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  5. Per ephifanius: conosci un'altra storia ed altri protagonisti per quel fatto?
    Eugenio Papetti

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  6. in genere trattare con anonimi che si celano dietro pseudonimi è sempre antipatico, nel caso di ephifanius no, perché ricorda un personaggio di antonio albanese.Immaginarlo con un cappottino a quadri mi riempie d buon umore.
    alessandro smerilli

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  7. Smerili, per quanto riguarda la strage dell'Italicus,leggiti le dichiarazioni di Mario Tuti, il quale ha di recente affermato che in relazione all'eccidio sul treno sarebbe interessante riaprire il dossier sul suicidio di un insegnante bolognese iscritto al PCI. Per notizia Tuti per l'Italicus è stato assolto. Non entro in discussione sulla strage della stazione di Bologna, perché ci vorrebbe un libro; basti ricordare che Cossiga all'epoca Ministro di polizia in parlamento, ancora prima che le indagini partissero (a senso unico) e a cadaveri ancora caldi disse che era una strage fascista...salvo poi a distanza di anni affermare di essere stato ingannato e di scusarsi pubblicamente. Continua pure caro Smerili a fare come le tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano...

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  8. Senti Epifanio, di Tuti e delle sue elucubrazioni se ne è già parlato ad abundantiam e io gradirei invece che rivelasse chi gli ha suggerito di strangolare Ermanno Buzzi nel carcere di Novara. Perché a me due cose sono ancora rimaste buone, la prima è la memoria, la seconda … in questo momento mi sfugge.
    alessandro smerilli

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  9. Smerilli, probabilmente il fatto dello strangolamento di Ermanno Buzzi era dovuto al fatto di essere un confidente dei carabinieri, pederasta (quindi ricattabile e inattendibile) falsario, ricettatore di professione e agli occhi di chi lo ha eliminato dalla faccia della terra, meritevole di ciò!Piuttosto sarebbe il caso di riaprire il dossier relativo al suicidio del noto docente universitario iscritto al PCI, che tra i suoi allievi aveva anche Alceste Campanile.Capisco che però è molto meglio recitare, come pappagalli, il solito ritornello:" le bombe le mettono solo i fascisti, le bombe le mettono solo i fascisti, le bombe le mettono solo i fascisti..."

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  10. Senti Epifanio, mi pare che il vero comportamento psittacidico sia quello di ripetere all’infinito elucubrazioni infondate sul suicidio di una persona depressa. A me non interessa il probabilmente, voglio sapere da Tuti chi gli ha detto di strangolare Buzzi. Sei tu Tuti per caso? E con questo chiudo.
    alessandro smerilli

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  11. Smerilli, e con Alceste Campanile come la mettiamo? Io non sono Tuti di certo, però troppe coincidenze ed elementi fanno pensare che l'Italicus non è opera di Tuti.Un tribunale lo ha assolto dalla accusa di strage. Queste non sono elucubrazioni di Tuti, ma una sentenza di un Tribunale.Capisco che l'ottusità mentale è una sorta di malattia psichica...ma curabile, basta documentarsi e leggere senza pregiudizi e dogmi ideologici!Alla prossima!

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  12. repetita juvant (fatto salvo l'alzheimer)

    http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Ffascinazione.blogspot.com%2F2010%2F07%2Ftuti-e-litalicus-lintervista-che.html&h=d91fa

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  13. Repetita iuvant penso che i due sullodati miei contraddittori, siano affetti da alzheimer, che al momento attuale è incurabile. Speriamo nella futura ricerca.

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