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Speciale 28 agosto/1: Il blitz contro "il vertice dell'eversione nera"

Il 26 agosto 1980 sono spiccati 26 ordini di cattura per la banda armata che sarebbe alle spalle degli esecutori della strage di Bologna e due giorni dopo ne sono eseguiti ventidue (quattro a già detenuti). L’impianto accusato­rio ricicla il teorema Amato: la direzione strategica del terrorismo nero è co­stituita dai quadri coperti del mai disciolto Ordine nuovo, i gruppi giovanili e spontaneisti sono termi­nali periferici dell’Organizzazione.
Solo 5 anni dopo, nel febbraio 1986, il giudice istruttore di Roma Gennaro stabilisce che sulla base delle risultanze processu­ali, appare forzata la “reductio ad unum”, anche se non può disconoscersi che i dati acquisiti mettono in luce dimensioni contraddittorie, rilevando l’esistenza da un lato di collegamenti e legami tra nuove e vecchie strutture e dall’altro di una miriade di gruppuscoli che si ag­gregano e si dissolvono rifiutando anche suggeri­menti autore­voli
 Intanto scat­tano le manette.
Per i “professori”: Aldo Semerari, Fabio De Felice, Claudio Mutti, Massimiliano Fa­chini e Paolo Signo­relli,
per il gruppo di militanti del Fuan di via Siena: Guido Zappavigna, “Marione” Corsi, Saverio Macrina, Paolo Piz­zonia, Franco Corrado, Elio Giallombardo;
di Costruiamo l’Azione: a Roma Marcello Iannilli e Lele Macchi (che avevano costituito la piccola banda armata del Movimento rivoluzionario popolare), Pierluigi Scarano (scarcerato proprio il 2 agosto e che stava dando vita all’esperienza delle Comunità organiche di popolo con Signorelli, Ulderico Sica, a Rieti Maurizio Neri, a Rovigo Gianluigi Napoli, poi pentito, a Padova Roberto Rinani;
del primo gruppo di fuoco dei Nar: Francesco Bianco, Alessandro Pucci.
I detenuti Dario Pedretti (Fuan) e Sergio Calore (Cla) sono considerati mandanti della strage af­fidata a un buttafuori fascista della Bal­duina, Chicco Furlotti. Il primo depistatore della strage di Bologna è il detenuto Giorgio Farina. Al numero due del Sisde, Silverio Russomanno, detenuto per la pubblicazione dei ver­bali di Patrizio Peci, racconta la sua storia, accusando Furlotti che ben conosce perché lui fa il disk jockey e l’altro il buttafuori. 
Tra quelli che si sottraggono alla cattura oltre a Francesca, ricercata per il Fuan, ci sono anche i leader di Tp, Adinolfi e Fiore, che ne avranno la vita segnata.
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2 commenti:

  1. Sarebbe interessante conoscere di più su quel singolare personaggio francese, che si trovava a Bologna alla vigilia della strage, mi riferisco a Paul Durand.Costui risultava essere un esponente del gruppo neonazista FANE (che pubblicava un periodico mensile dal titolo Notre Europe,il cui corrispondente in Italia era Mario Tuti)e allo stesso tempo ispettore della polizia francese nonché appartenente ai servizi d'informazione.Meriterebbe un approfondimento maggiore, mentre si perde tempo dietro a millantatori,ai pentiti alla Izzo ecc.ecc.

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  2. Il 28 agosto fu cancellato con un sol colpo tutta la progettualità antagonista e nazional-rivoluzionaria che dal 1975-1976 aveva mobilitato centinaia e centinaia di militanti verso "la mutazione antropologica" e di strategia politica oltre (e contro) il neofascismo " di servizio " e la destra nazionale. Il secondo colpo fu battuto contro cio' che rimanerva di Terza Posizione il 23 settembre del 1980. Ripercussioni ed effetti indiretti colpirono le ali rautiane non-allineate all'interno del MSI, soprattutto dopo le prese di posizioni farisaiche di Pino Rauti ( l'articolo di Linea " Non sono tutti camerati", il ) ed il suo tutt'altro che "inaspettato" rientro nella segreteria nazionale di Almirante ( visto i precedenti del 69' a pochi mesi dalla strage di P.zza Fontana) ed il suo appoggio acritico alla campagna alla ( doppia ) pena di morte.
    Varebbe la pena approndire e riflettere queste due date ( 28 agosto e 23 settembre ) per capire molto della " fascisteria successiva" e delle sue complesse, complesse, complesse dinamiche.

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