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Spiazzi: le stragi organizzate dai servizi segreti stranieri

Non c'è mistero d'Italia degli anni Settanta (dal golpe Borghese alle trame nere dell'organizzazione di sicurezza atlantica) in cui non abbia avuto un ruolo da protagonista. E quindi non ci meraviglia di ritrovare il generale Spiazzi tra i depistatori della strage di Bologna: è un suo appunto per il Sisde che, ricostruendo fantasiosamente la riorganizzazione in corso nei Nar, attira l'attenzione degli inquirenti su Terza posizione. E' una sua intervista all'Espresso, subito dopo la strage, che, delineando il ruolo di un certo "Ciccio", manda in paranoia Francesco Mangiameli, che si sente tirato in mezzo anche se il personaggio descritto dall'alto ufficiale è romano, dalla voce cavernosa, legato ad Avanguardia nazionale (che non è mai stata attiva in Sicilia). Ma è un'altra intervista all'Espresso che ha attratto la nostra attenzione. Pubblicata nel febbraio 2008, la ripeschiamo dall'archivio non essendo disponibile il link attivo. Perché l'ufficiale golpista (quando l'ho definito così in "Guerrieri" si è sentito offeso e mi ha querelato ma il gup di Napoli ha stabilito che a prescindere dall'esito del processo Borghese il termine non era inappropriato) si schiera apertamente tra i sostenitori della pista internazionale per tutte le stragi. Con un certo anticipo su molti neofiti. E gliene va dato atto.

COMPLOTTANDO CON AMOS SPIAZZI – “LE STRAGI FURONO VOLUTE E ORGANIZZATE DA SERVIZI SEGRETI STRANIERI - ERAVAMO VITTIME DI UN GIOCO PIÙ SPORCO E PIÙ GRANDE, VOLUTO DA INTERESSI INTERNAZIONALI E DA DIRETTIVE NAZIONALI"
Gianluca Di Feo per “L’espresso”
Quanti Amos Spiazzi operano ancora? "Quanti non posso saperlo, ormai io sono fuori. Ma da cittadino e da militare spero che siano tanti. E anche bene organizzati. Lo dico nell'interesse del Paese. Non è finito tutto con la caduto del Muro." Anche quando cerca di chiarire la legittimità delle sue azioni, Amos Spiazzi riesce a seminare inquietudine. 
A 75 anni, il colonnello della Rosa dei venti non sembra essersi arreso: sconfitto il comunismo, oggi vede un nuovo nemico nell'Islam integralista. E l'ufficiale, passato indenne attraverso mezzo secolo di trame e di processi, adesso dichiara: "Gladio non viene sciolta perché praticamente siamo ancora nella Nato. Anzi, direi che sotto certi punti di vista potrebbe essere pienamente attiva anche oggi. In funzione anti islamica, per esempio". 
Spiazzi è in pensione da anni, ma non ha rinunciato all'uniforme, né alla fede "in uno Stato che fa capo alla tradizione romana cattolica contrapposta al mondialismo, alle suggestioni del socialcomunismo e del capitalismo". In un libro intervista fa sfilare la sua vita in una parata di complotti e movimenti lunga 313 pagine: Sandro Neri, autore di questo 'Segreti di Stato' che uscirà nelle librerie per Aliberti, lo incalza con gli atti giudiziari e le inchieste giornalistiche, tra cui i celebri articoli de 'L'espresso' sull'Italia golpista. Il risultato è un documento massiccio, denso di nomi, operazioni e sigle. 
La tesi di fondo è che la strategia della tensione sia servita "a creare un'offensiva contro la destra e la sinistra per attuare un regime forte, tutelato da leggi eccezionali, garanzia di una particolare politica". Prendete il tentato putsch del dicembre 1970, quello guidato dal principe nero Junio Valerio Borghese. Spiazzi dichiara - smentendo Licio Gelli - di essere stato lui a fare la telefonata che fermò i congiurati e li spinse alla ritirata. Quella notte all'ufficiale dell'esercito era stato ordinato di eseguire 'l'esigenza Triangolo': un piano che prevedeva di usare reparti scelti per aiutare polizia e carabinieri a reprimere disordini. "Capii che a Borghese era stata tesa una trappola e che, anche in nome dell'amicizia e dell'ammirazione che mi legavano a lui, dovevo avvertirlo". 
Perché? "Una verità va ribadita a grandi lettere: le stragi furono volute e organizzate da servizi segreti stranieri. Eravamo vittime di un gioco più sporco e più grande, voluto da interessi internazionali e da direttive nazionali". Una sintesi? Tutta colpa della Democrazia cristiana e di Washington: "Gli interessi erano quelli americani, le direttive rispecchiavano in pieno la sudditanza italiana all'Alleanza atlantica. Le forze più legate e devote agli Stati Uniti volevano e dovevano continuare a governare il paese a qualunque costo. Le minacce di colpi di Stato erano un pericolo inventato".
Impressionante la descrizione dei gruppi addestrati per fronteggiare il pericolo di un assalto sovietico o di una rivoluzione comunista. C'era Gladio, creata dalla Nato in funzione filo-americana e poco incline verso la destra italiana. C'era la sua Rosa dei venti che in realtà si chiamava Os, Organizzazione di sicurezza, "formata da persone non iscritte a partiti politici, altamente patriottiche e disposte a impegnarsi, in caso di invasione del territorio nazionale, a difendere la patria, le proprie case la propria gente". 
Il fulcro erano 'i legionari': militari della riserva, selezionati e pronti a tutto. Ma in tutti i reparti delle forze armate - sostiene Spiazzi - esistevano liste segrete di coscritti e ufficiali su cui contare in caso di disordini. Uomini di fiducia che poi gravitano su Ordine nuovo, Avanguardia nazionale, Fronte nazionale e altre sigle di quella stagione. Mentre dalla sua galassia cattolico tradizionalista fanno capolino gli alfieri della Lega Nord, i veneti di Fabrizio Comencini e persino Mario Borghezio. 
Sarebbe bello leggere il libro di Sandro Neri come una spy story sulla guerra fredda, densa di personaggi e dall'atmosfera rétro. Il guaio è che si tratta della nostra storia. E che forse non è nemmeno finita. Almeno così crede Amos Spiazzi: "Il fascismo è sparito, il compromesso storico ha annacquato e poi dissolto il Pci, i nuovi equilibri hanno imposto strategie e obiettivi diversi... Ma oggi è di nuovo tempo di alzare la guardia".

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