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Il bombarolo: la ricostruzione più completa su Gianfranco Bertoli

 


Milano, 17 maggio 1973, via Fatebenefratelli. In Questura si commemora il primo anniversario dell’uccisione del commissario Luigi Calabresi. Al termine della cerimonia, lo scoppio di una bomba a mano provoca quattro morti e cinquantadue feriti. L’attentatore, Gianfranco Bertoli, è in flagranza e si dichiara anarchico. Ma è davvero così? Si scoprono presto i suoi legami con l’estrema destra eversiva veneta, la sua oscura permanenza in un kibbutz israeliano e il misterioso passaggio a Marsiglia prima di arrivare a Milano. Prima ancora, Bertoli era stato informatore del Sid, criminale comune e in contatto con anarchici veneziani e milanesi, che ne avevano favorito la latitanza.

Qual era il fine dell’attentato? Punire il ministro dell’Interno Mariano Rumor per non aver proclamato lo stato d’emergenza atteso dai neofascisti dopo la strage di piazza Fontana? Rilanciare la pista anarchica con un attentato plateale contro la memoria di Calabresi e per vendicare l’onore di Giuseppe Pinelli? Furono Ordine Nuovo e la Rosa dei Venti ad armare il colpevole affinché spianasse la strada a un colpo di Stato? Oppure la soluzione del giallo era la più semplice, come rivendicato negli anni dal “bombarolo”, che dal carcere continuò a produrre scritti libertari? Le ostinate indagini di un giudice, durate un quarto di secolo, e i processi celebrati dopo il 2000 hanno scritto una verità solo parziale.
Paolo Morando, giunto al quarto volume sullo stragismo italiano, e Massimo Pisa, cronista di "la Repubblica", ricostruiscono i fatti e i profili dei personaggi coinvolti, esaltando i chiaroscuri di una vicenda che è la sintesi perfetta della stagione della “strategia della tensione”. Con tutte le ambiguità degli apparati dello Stato.

Questa storia - commentano i due autori - per troppo tempo è stata considerata come definita e assodata. Pur essendo  centrale negli anni della strategia della tensione è rimasta così laterale nella storiografia di quel periodo. Eppure, analizzandola al microscopio in ogni anfratto a noi visibile, continua a sfuggire a riduzioni logiche e a spiegazioni che tengano insieme tutto. E così il suo protagonista, il bombarolo Gianfranco Bertoli, che abbiamo studiato per atti, pensieri, scritti e testimonianze, che ci è apparso vicinissimo eppure inafferrabile ogni volta che abbiamo pensato di avere la soluzione del giallo. Una traiettoria umana (e criminale) unica capace di sovvertire ogni convinzione, fino all'ultimo dei suoi giorni. Al lettore non abbiamo nascosto nulla, non un elemento, non una contraddizione: a ciascuno lanciamo la sfida di decifrare con noi che cosa e perché è successo.


La ricostruzione più completa e documentata della figura di Gianfranco Bertoli, il “sedicente anarchico” autore della strage del 17 maggio 1973 alla Questura di Milano.

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