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La ristampa di un vecchio testo di Mutti agita il sonno di Buttafuoco

 MUTTI, SPORCHI E CATTIVI – LA BIOGRAFIA DI CLAUDIO MUTTI, L’AUTORE DEL LIBRO “EUROPA RIDESTATI”, CHE VANTA UNA PREFAZIONE DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO E STA PER ESSERE RIPUBBLICATO – GRANDE ESTIMATORE DEI FILO-NAZISTI DELLA GUARDIA DI FERRO ROMENA, MUTTI HA TRADOTTO ALCUNI LORO DOCUMENTI, SEMPRE PER LA AR DELL'EX TERRORISTA NERO,  FRANCO FREDA. LA CATTEDRA ALL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI BUDAPEST REVOCATA, L’ESPULSIONE DAL MSI E LA CONVERSIONE ALL’ISLAM, CHE LO ACCOMUNA A BUTTAFUOCO (CHE ORA LO DISCONOSCE E CHIEDE DI BLOCCARE L’USCITA DEL LIBRO…)  

claudio mutti 1CLAUDIO MUTTI 1

FLASH - DICONO CHE PIETRANGELO BUTTAFUOCO ABBIA ATTIVATO I LEGALI PER BLOCCARE LA PUBBLICAZIONE, PREVISTA PER IL 30 GENNAIO, DEL LIBRO “EUROPA RIDESTATI. PER LA SOVRANITÀ DELL’EUROPA” DI CLAUDIO MUTTI (SARA’ EDITO DALLA CASA EDITRICE DELL’EX TERRORISTA NERO, FRANCO FREDA) - COS’HA DI SCOTTANTE IL VOLUME? CONTIENE LA PREFAZIONE SCRITTA PROPRIO DA BUTTAFUOCO: UN DURO AFFONDO CONTRO IL COLONIALISMO AMERICANO E LA DESTRA - IL TESTO FU SCRITTO 10 ANNI FA, MA ALL’EPOCA USCIRONO POCHE COPIE E NESSUNO CI FECE CASO. MA ORA CHE BUTTAFUOCO È PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE LA BIENNALE DI VENEZIA…


FONTE: DAGOSPIA


A domanda ... risponde

A scovare la prima edizione del volume dello scandalo è Ottavio Cappellari di Mowmag, che pubblica anche un ampio stralcio della prefazione di Pietrangelo Buttafuoco


È l’avvenire comune che stabilisce la civiltà comune. Così spiega Claudio Mutti. Senza la geografia, infatti, non si fa la politica. Non esiste storia, dunque, senza una mappa. E la carta – quella dove si segnano i confini e gli spazi – è l’unico parametro a cui affidare la comprensione dei fatti, del mondo e dello Spirito del Tempo. La geopolitica, dottrina di cui Mutti è profondo conoscitore, altro non è che la fisiologia in un organismo complesso: la terra.  Per tramite di geopolitica è chiara la distinzione tra “imperium” e “dominium”; al di là dell’esperienza storica si nasconde sempre uno scenario mitico, ma tutto quel che ci resta, d’Occidente, oggi è solo dominium di un modello multiculturale che in realtà – come spiega bene Mutti – «è monoculturale. Perché c’è l’egemonia di un’unica cultura: la zivilisation», quella civilizzazione così malignamente antieuropea che nega ai popoli del blocco continentale d’Europa di darsi un destino comune, appunto una civiltà comune, un avvenire…”


Il libro "A domanda ... risponde" è stato pubblicato da una piccola casa editrice genovese, Effepi, a sua volta finita sotto accusa per le numerose pubblicazioni di testi revisionisti sulla "questione olocaustica". I due primi prodotti sono Norimberga o la terra promessa di Maurice Bardèche e gli atti completi del Processo di Norimberga, in quattro CD-ROMEffepi è l'acronimo del titolare, Francesco Pitzus, importante rappresentante librario della Mursia che a inizio secolo si mette in proprio, ospitando le edizioni nella propria casa di Sampierdarena. Il rapporto sull'antisemitismo 2016 indica Effepi tra le case editrici più aggressive. In occasione della morte di Pitzus, nel settembre 2021, Il Primato nazionale, giornale online organico a CasaPound, ricorda che

Il catalogo, con centinaia di titoli pubblicati gli ultimi dei quali dati alle stampe ancora poche settimane prima della morte, crebbe negli anni a toccare non soltanto i temi focali del Revisionismo storico, ma anche la storia militare dall’età antica al Risorgimento ai due conflitti mondiali, la ristampa di importanti volumi di documentazione storica, economica e giuridica del Fascismo e del Nazionalsocialismo, fino alla geopolitica e alla critica radicale alla società contemporanea.

Claudio Mutti, personalità plurima

 

Il pezzo di Dagospia contiene anche una scheda biografica del professore Mutti che preferisco non pubblicare ... In cambio vi ripropongo i diversi blocchi che alla poliedrica personalità di Mutti ho dedicato in Fascisteria 2a edizione


L'INTELLETTUALE EURASIATISTA

il professor Claudio Mutti, che fu discepolo di Jean Thiriart, il fondatore del movimento terzaforzista Giovane Europa agli inizi degli anni '60, è l’intellettuale di punta, il garante internazionale del movimento eurasiatico. Convertito all’Islam, animatore delle Edizioni all’insegna del Veltro (un centinaio di volumi pubblicati in proprio, più qualche altro centinaio di libri di altre case editrici in distribuzione). Specializzato in filologia ugro-finnica, la sua promettente carriera universitaria è stata stroncata da ripetute disavventure giudiziarie. E' da qualche anno in pensione come docente di latino e greco al liceo. Conoscitore di lingue quali il rumeno e l’ungherese e abbastanza a suo agio con l’arabo, autore di decine di volumi, ha tradotto Khomeini e Gheddafi, ma anche prodotto il boom politico editoriale di Codreanu e della Guardia di ferro romena. A quattordici anni Mutti milita nella Giovane Italia ma a diciassette è già espulso per estremismo. Nel 1964 entra in Giovane Europa e ben presto ne diventa responsabile a Parma e membro del direttivo italiano. Allo scioglimento dell’organizzazione, nel ’69, collabora con Lotta di popolo e fonda l’associazione Italia-Libia con il ferrarese Claudio Orsi, nipote di Italo Balbo, recentemente scomparso dopo essere approdato a posizioni di radicale animalismo. Promuove il comitato pro-Freda, dà continuità alle Edizioni di Ar. Il primo arresto è nel maggio 1974: il simbolo

di Ordine nero è in caratteri gotici come il logo dei suoi Quaderni del Veltro. Cinque mesi di carcere, poi il proscioglimento con lo strascico di un’accusa di favoreggiamento (amnistiato) per un bigliettino di Freda destinato a Giannettini e scoperto nel tacco di una sua scarpa. Torna in cella nel maggio 1979, nell’inchiesta romana su Costruiamo l’azione. Dopo tre mesi è ancora prosciolto in istruttoria. Finisce in carcere anche il 28 agosto 1980, nella prima inchiesta per la strage alla stazione di Bologna, con l’accusa di essere membro della «direzione strategica» dell’eversione nera. Stavolta la detenzione dura otto mesi, con un solo interrogatorio e dieci giorni di sciopero della fame. L’esito è il solito: prosciolto per mancanza di indizi.

La persecuzione giudiziaria non ha piegato le sue idee. Mutti continua a militare nei ranghi della area che da più di cinquant’anni, sotto diverse formule e ipotesi organizzative, tenta la ricomposizione degli opposti estremismi in una nuova sintesi. Il suo contributo originale a Orion  - che dopo la caduta del muro di Berlino - anticipa la tendenza rossobruna che si consolida a Mosca contro l'occidentalizzazione selvaggia, è la «visione imperiale» ereditata da Thiriart. Un filone innovativo, di origine non italiana, ma che si radicherà nel paese innervando diverse esperienze organizzative ma soprattutto offrendo un’alternativa a quanti erano irriducibili, per resistenza ideologica o temperamentale, alla rigidità degli schemi del tradizionalismo evoliano. L’obiettivo politico è sempre la liberazione dell’Europa. Nella fitta trama di rapporti internazionali (i «partigiani europei» dell’area franco-belga, i nazionalisti celti dalla Scozia alla Galizia), Mutti si riserva i contatti con l’ex impero sovietico e i paesi islamici: l’opposizione russa unita nel Fronte di salvezza nazionale; il Movimento della Romania; gli ayatollah iraniani.

Quando la restaurazione capitalistica in Russia prende la strada del golpe preventivo di Boris Eltsin, con l’assalto al parlamento occupato dal Fronte di salvezza nazionale, l’alleanza rosso-bruna si scompone negli originali elementi costitutivi. Mentre il paladino della destra xenofoba, Vladimir Zhirinovski, diventerà uno dei punti di riferimento della Lega nord, il leader del Pcr, Ghennadij Ziuganov – capace di sfiorare il 30% alle elezioni presidenziali con la sua politica veterostalinista del «blocco nazionale» – si troverà come editore italiano Mutti, che al di là di certi passaggi ondivaghi (e considerati provocatori da alcuni) persegue da cinquant’anni la costruzione di un suo progetto:

un polo analogo [...] a quello che in Russia aggrega comunisti e nazionalisti contro il governo filoamericano. In Italia dovrebbe trattarsi di un polo antagonista a quell’ideologia liberaldemocratica e occidentalista che egemonizza sia la destra sia la sinistra. 

La determinazione di Mutti nello sganciarsi da questa dicotomia lo spinge alla rottura del sodalizio con Murelli. La sua ultima creatura editoriale, Eurasia - Rivista di studi Geopolitici, raccoglie la collaborazione del filosofo marxista (di scuola althusseriana) Costanzo Preve, scomparso dieci anni fa, di Claudio Moffa, docente universitario di storia e istituzioni dei paesi afroasiatici, di Danilo Zolo, giurista e filosofo del diritto. Il personale del Coordinamento Eurasia è in prevalenza riconducibile all’area rosso-bruna.

Dall’esperienza del Centro studi Arktogaia, terminale italiano per la diffusione delle tesi del leader della nuova destra russa, Aleksandr Dugin (un intellettuale radicale, traduttore di Evola), scaturisce un’esperienza organizzativa che incarna nelle mutate condizioni del dopo-’89 una tradizione geopolitica imperiale e antiamericana. La rivista raccoglie non solo gli apporti di quadri «frediani» come Aldo Braccio e Carlo Terracciano, morto nel settembre 2005, ma anche il contributo di giovani intellettuali che non possono essere ridotti a quella tradizione militante, da Daniele Scalea a Stefano Vernole a Enrico Galoppini, tutti redattori di Eurasia. D’altra parte sulla rivista scrivono anche un politologo di fama internazionale, come l’ex ambasciatore a Mosca, Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera, Giovanni Armillotta (direttore della rivista di studi extraeuropei Africana), Alessandro Lattanzio (autore di Terrorismo sintetico, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2007, un’inchiesta che contesta la versione ufficiale sull’11 settembre) e la storica comunista Susanne Scheidt, animatrice di un sito filopalestinese.

Claudio Mutti riconosce il debito di Eurasia nei confronti di Carlo Terracciano, il suo ispiratore prematuramente scomparso.


L'ANTICA AMICIZIA CON BORGHEZIO

Un personaggio stomachevole - scrive Maurizio Murelli - che riempie sempre più spesso

il video è l’onorevole padano Mario Borghezio, che oggi fa della guerra al terrorismo e all’Islam la sua bandiera di lotta. Un altro che ha fatto presto a cambiare cavallo. Il lettore deve sapere che tra il 1985 e il 1990 l’onorevole Borghezio era ospite a casa mia praticamente tutte le settimane. Fu l’ideatore di Orion-finanza (supplemento a Orion). Allora io passavo per terrorista e più di me passava per terrorista Claudio Mutti che amorevolmente Borghezio soprannominava «Muttim» e della cui amicizia, fin dai tempi di «Giovane Europa», menava vanto.

Dunque, oltre a frequentare amabilmente me, Salvatore Francia, Adriana Pontecorvo (sempre di Ordine nuovo e nei cui uffici bivaccava) e Oggero di Carmagnola (che stampava una rivista intitolata, ma guarda un po’, Jihad); oltre ad accompagnarsi a sedicenti «colonnelli» del fantomatico Stato del Sahara Occidentale Spagnolo; oltre ad essere stato accusato lui stesso di atti terroristici (e, mi pare di ricordare, processato) per una lettera anonima della «Falange armata» inviata all’allora giudice di Torino Violante; ebbene, a parte queste «pericolose» ed «equivoche» frequentazioni ciò che lo contraddistingueva era la sua ideologia ferocemente antiamericana e soprattutto antigiudaica


LA CONVERSIONE ALL'ISLAM

Dalla Darqawiyyah è figliato un movimento di musulmani europei che in Italia ha poco più di una struttura formalizzata ma che altrove rivela grande dinamismo. Lo shaykh dei Murabitun, confraternita di tradizione malikita, è uno scozzese, battezzato come Ian Dallas, un attore e autore comico che ora si fa chiamare Abd al-Qadir as-Sufi al Murabit. Nel 1988 è nata in Inghilterra una rete tutta occidentale, ma ora la sede centrale è a Granada e le presenze organizzate vanno dagli Stati Uniti al Sudafrica, con un predominio europeo. I temi affrontati sono tipici della destra radicale: la polemica anticapitalista e antidemocratica ha forti connotazioni «antiusurocratiche» e finisce per diventare antiebraica. I video propagandistici sono farciti di minacce agli ebrei e di esaltazione della «spada dell’Islam» come argomento di persuasione. Il gruppo dirigente italiano ruota intorno al mondo culturale e organizzativo della destra radicale, da cui proviene anche lo shaykh, Pietro Benvenuto, un ex ordinovista, coinvolto in un’inchiesta sugli ultimi colpi di coda del partito del golpe,  mentre il fornitore dell’arsenale ideologico è Claudio Mutti. Il movimento è presentato a Genova nel novembre 1991.

A una domanda dell’amir italiano sul rischio dei molti riferimenti culturali a pensatori considerati (con qualche torto) «di destra», e che temeva etichettature, [lo shayhk] avrebbe risposto più o meno: «Non è colpa nostra se i grandi della cultura vengono da lì». Il riferimento è per esempio a Junger, cui un istituto culturale che fa da copertura per le attività dei Murabitun, con sede a Friburgo, ha conferito con i buoni uffici della locale università una laurea honoris causa. 

Gli adepti spagnoli hanno invece matrice di sinistra (la destra franchista e falangista è cattolicissima). Al di là delle appartenenze politiche, li accomuna lo spirito gruppettaro, la tendenza all’intolleranza, al solipsismo e alla radicalità, la scelta di una forma partito

autoritaria, il velleitarismo (una conferenza sulla legge islamica emette una fatwa sull’uso della carta moneta).

Dall’area della destra radicale proviene anche Giovanni Oggero, promotore delle edizioni Arthos (poi Arktos), già indagato nella rima inchiesta su Costruiamo l’azione. La sua casa editrice pubblica testi di mistica e di economia islamica, nonché numerose opere

di Guénon. Di più ampi interessi testimonia L’alba d’oro, ispirata dalla Golden Dawn, una delle più famose società occultiste moderne, collana di ispirazione fantastica ed esoterica curata da Sebastiano Fusco e Gianfranco De Turris, presidente della Fondazione Evola e guru del fantasy italiano. La casa editrice pubblica anche l’omonimo «pentamestrale di cultura e indirizzi tradizionali» diretto da Renato del Ponte.  

Oggero, cultore della tradizione, dopo l’adesione in Francia all’Islam sciita ha fondato la rivista Jihad, alla quale hanno collaborato molti radicali di destra che sull’onda dell’entusiasmo della rivoluzione iraniana hanno coronato la loro «cerca» personale con la conversione. L’Associazione Europa-Islam, alla quale hanno dato vita, si è scelta come simbolo un sigillo in lettere cufiche, di forma svasticoidale, che ripete sui quattro bracci la formula «Egli è Allah». Anche i contenuti sanno di déjà vu: l’opposizione al «mondo moderno», l’attenuazione dei centri spirituali dell’Occidente e la loro progressiva sostituzione con gli «idoli», l’Islam come ultima possibilità di sconfiggere l’antitradizione.

Firma di punta della rivista è Umar Amin, una delle identità plurime di Claudio Mutti, che si firma Claudio Veltri per le collaborazioni ai giornali «borghesi» (L’Italia settimanale, L’Umanità), Umar Amin per i confratelli (ha ricoperto il ruolo di muqaddim, il portavoce dello shaykh, dei Murabitun), Feirefiz per i cultori della tradizione (così stronca su Heliodromos la setta Ananda Marga). In alcuni casi la conversione è strumentale. 

A metà anni Settanta, subito dopo che Mutti aveva pubblicato Gheddafi, templare di Allah, un ordinovista veneziano scrive a Delfo Zorzi:

Per penetrare in certi ambienti islamici mi sono fatto musulmano il che mi ha permesso in Medio Oriente e nella nostra stessa zona di poter usufruire di certe possibilità in maniera più diretta [...] Stiamo definendo la questione con i Maroniti e ci sono possibilità operative. Mi incontrerò con i Fratelli Musulmani di Padova.

LE POLEMICHE ESOTERICHE

Agli inizi degli anni Ottanta la setta induista Ananda Marga prende piede anche in Italia, reclutando in ambienti evoliani: l’allarme è lanciato da Heliodromos, la rivista del Fronte della tradizione. In un dotto articolo, Claudio Mutti (sotto pseudonimo) esamina tutte le violazioni dell’ortodossia hindu (universalismo, antropocentrismo, influenze steineriane) commesse dalla nuova scuola di yoga tantrico, una dottrina che ha influenzato anche Shoko Asahara, il santone di Aum, la setta della strage con il gas nervino nella metropolitana di Tokyo. 


Nel dibattito sull’azione tradizionale tra Mutti («Un ‘Ordine’ propriamente detto, ossia un’organizzazione iniziatica assume normalmente come base e punto d’appoggio una sola e ben definita forma tradizionale»)70 e Medrano («Non crediamo che questo movimento debba essere composto da ‘iniziati di alto rango’ come deduce Claudio Mutti, né che si possa confondere la sua configurazione con la creazione di un’organizzazione iniziatica, cosa d’altronde, assurda e irrealizzabile»), la redazione riafferma l’ortodossia guenoniana: «Un’organizzazione che sceglie la via dell’azione può

avere una sua legittimazione riferendosi alla tradizione, all’idea, intesa come espressione significante di un ‘corpus’ dottrinario definitivo e atemporale»


AVVISATE FLORIS CHE CITARE LE FONTI NON È UN REATO! – A “DIMARTEDÌ" SI DÀ CONTO DELLA DAGO-NOTIZIA (MA SENZA CITARE) DELLA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO DI CLAUDIO MUTTI, “BLOCCATA” DA PIETRANGELO BUTTAFUOCO, PUBBLICATA DA QUESTO DISGRAZIATO SITO IL 25 GENNAIO – OTTAVIO CAPPELLANI, CHE HA SCOVATO IL LIBRO: “LA CORRETTEZZA DELLA CITAZIONE DEL LAVORO ALTRUI DOVREBBE ESSERE UN PRINCIPIO DEL GIORNALISMO ‘IMPEGNATO’ SE NO SI CHIAMA ‘SCIPPO’…”

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