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Tisei il pentito e quei lavori per i carabinieri - 2

 Aldo Tisei è uno degli ordinovisti tiburtini pentiti, transitati dalla militanza di paese alla lotta armata e poi alla malavita organizzata. Muore di overdose il 26 ottobre 1988. Lo trovano con un ago al braccio in una stanza d'albergo a Milano. Era tossicomane da una decina di anni. Gode della stima di giornalisti e magistrati ma molte delle sue accuse crollano per l'assoluta inconsistenza e contraddittorietà. Alla sua vicenda ho dedicato un saggio inedito (qui puoi scaricare l'intero testo) che pubblicherò a puntate (questa è la seconda) tra oggi e domani su Fascinazione 


Quella dei rapporti tra l'Arma e i “neri” tiburtini è una storia di lunga data e abbastanza complicata: Tivoli è una roccaforte dell'Autonomia operaia, dei “duri” di via dei Volsci e così la compagnia dei carabinieri affida ai camerati la schedatura dei militanti dell'ultrasinistra. Una realtà quotidiana che vede la contrapposizione costante tra i due gruppi, con frequenti incidenti di piazza, nel corso di uno dei quali il leader dei “rossi”, Riccardo Tavani, viene accoltellato. Come in molte altre località lo scontro frontale favorisce l'aggregazione nell'ambiente di destra: nei primi anni di vita del circolo, infatti, oltre alla componente maggioritaria evoliana, c'è anche una significativa minoranza gentiliana e corporativista che finisce per distaccarsi quando si rende conto – grazie anche ad episodi come l'arresto di Paolo Bianchi per una rapina – che l'uso della violenza e delle armi che si diffondono nel circolo non è soltanto a scopo difensivo, per tenere testa a un avversario aggressivo e pericoloso, ma comincia ad assumere una funzione strategica rivoluzionaria.

Le vanterie di Tisei

Nel racconto di Tisei la rapida radicalizzazione politica – dal circolo Drieu La Rochelle alla clandestinità operativa -  è frutto della repressione e della defaillance del gruppo dirigente storico di Ordine nuovo che ripara all'estero: “In quel circolo rimasi quattro anni. Quattro anni in cui appresi tutto quello che si doveva apprendere sul piano politico. Avevo 18 anni, entrai nel gruppo militare dell'organizzazione, prima come un militante qualsiasi, dopo qualche tempo con un ruolo direttivo. E come dirigente militare partecipai a molte azioni. La fuga all'estero dei massimi dirigenti dell'organizzazione, Elio Massagrande e Salvatore Francia, accelerò l'ascesa ai vertici dell'organizzazione”. In realtà nei Gao di Concutelli aveva il rango del vivandiere. Solo al termine della sua carriera 'politica', dopo anni da gregario Tisei attingerà al rango di capo di una batteria di rapinatori.

Quei piccoli reati

La spinta all'azione non si caratterizza, però, soltanto in senso politico. Succede così che per un furto in una villa, compiuto nell'estate del 1974, un gruppo di giovani militanti, tra cui lo stesso Tisei, che all'epoca ha appena 17 anni, subiscono un provvedimento disciplinare. Nello stesso periodo, invece, è direttamente finalizzata al finanziamento della nascente organizzazione clandestina ordinovista (in cui confluiscono i militanti del disciolto Movimento politico Ordine nuovo, bandito per decreto ministeriale nel novembre 1973, e numerosi quadri missini, da Signorelli a Fachini) una massiccia attività di spaccio di banconote false, in cui si distinguono i giovani tiburtini.

Calore: noi e i carabinieri

Sergio Calore rivendica la collaborazione con i carabinieri al processo di Bari per la strage di piazza Fontana. Qui  l' appassionato teorico del fronte unico rivoluzionario testimonia contro Franco Freda. Colloca l'attività ben oltre la fase delle ultime attività golpiste della primavera-estate del 1974. Ma le riconduce a quella logica: “Incaricai Aldo Tisei, addetto alle informazioni, di schedare i compagni. Lui era restio ma lo convincemmo. Dicendo che il capitano Marzachena e il tenente Spagnolli avevano rapporti politici con Ordine nuovo”. Il lavoro informativo, era cominciato proprio in quell'anno terribile. Dopo l'attentato che aveva distrutto la sede del circolo Drieu La Rochelle. Una rappresaglia antifascista per la strage di Brescia. Questa collaborazione sarebbe durata anche nella fase della clandestinità della banda Concutelli, fino all'arresto di Tisei nell'estate 1977.

Quel salvataggio sul filo di lana

Con un'intrigante coincidenza, saranno proprio Calore, il braccio destro, e Tisei, il vivandiere, ad abbandonare in tempo utile il covo in cui all'alba del 13 febbraio la polizia sorprenderà Concutelli. Tradito, a sua volta, dalla soffiata di un altro militante tiburtino dei Gruppi di azione ordinovista, Paolo Bianchi. Gli attendenti del suo vice non piacevano affatto al Comandante di Ordine nuovo. Tisei era troppo giovane, la scelta di Calore di portarselo sempre appresso (era un buon tiratore) gli sembrava strumentale e per questa ragione aveva anche discusso sull'inopportunità di utilizzare un pischello a mo' di guardia del corpo.

Quanto a Bianchi, proprio nei giorni che precedono la catastrofe, aveva inanellato una serie di gravissime infrazioni disciplinari: dal mancato rientro da un sopralluogo a Thiene alla scelta di assumere impegni, su cui non era autorizzato, con la Banda Vallanzasca per finire con la cresta sui soldi che i “milanesi” gli avevano dato per pagare covi e documenti a Roma. Per questa ragione Concutelli aveva deciso di ammazzarlo e soltanto l'intercessione di Calore gli aveva salvato la vita.

La fine dei Gao e il no di Graziani

L'arresto del Comandante determinerà di fatto la fine dell'esperienza dei Gao, anche se i militanti superstiti ci metteranno qualche mese a capirlo. Così, dopo una rapina fallita alle porte di Perugia, si arriva allo showdown con il nucleo umbro: ai fratelli Castori si contesta lo sperpero dei fondi assegnati, di cui non riescono neanche a fornire un rendiconto ma il vero addebito è il sostegno assicurato alla latitanza di Paolo Bianchi, il “traditore” premiato con una generosa scarcerazione immediata che poi scatenerà un conflitto tra investigatori e inquirenti.

Tisei, con il suo “corpaccione” e la sua determinazione è nella 'squadretta' che impone ai fratelli perugini l'umiliazione del sequestro delle armi in dotazione. Nelle settimane successive Calore vola a Londra per ottenere da “Lello” Graziani, il leader scappato all'estero, il permesso di continuare a usare il “brand” ma la risposta è scoraggiante: Ordine nuovo è finito, nessuno è più autorizzato a parlare per suo conto. Il tempo di una rapina in un'agenzia ippica a Roma, con alcuni banditi “neri” e a giugno scatta lo sciogliete le righe.

L'arresto di Tisei e la Folgore

A luglio Tisei è arrestato per l'attività di fiancheggiamento per Concutelli ma evidentemente la copertura dei carabinieri funziona ancora: dopo una settimana è scarcerato (e proprio in quei giorni i suoi amici assaltano un'altra sala corse) e l'anno dopo può svolgere regolarmente il servizio militare nel 1978 nei parà della Folgore. Un corpo d'elite in cui non si entra senza il parere conforme dell'Arma.

Intanto Sergio Calore non è rimasto con le mani in mano e ha costruito una nuova organizzazione ma stavolta il ruolo del ragazzone di Tivoli sarà secondario.

I talenti del pentito

Della sua capacità di “seduzione”, che travalica abbondantemente i profondi limiti intellettuali, offre  una significativa testimonianza Peppe D'Avanzo, un giornalista che, per dirla con la cameriera di Filumena Marturano, “chiacchiere non se ne ammoccava” e che pure, in tempo reale,  gli dedica un “coccodrillo” entusiasta che rilancia molte delle 'fesserie' da lui raccontate, tra verbali di interrogatorio e testimonianze d'aula. Pur nella sua povertà intellettuale – come titolo di studio ha un modesto diploma in ragioneria - Tisei rivela un inquietante talento affabulatorio:

Da sempre - racconta al giudice istruttore, nel novembre 1981 - ci sono stati contatti con gli Ufficiali dei Carabinieri. Questi contatti sono stati sempre tenuti da Signorelli Paolo e Calore Sergio. In particolare i contatti furono molto stretti con il tenente Spagnolli. L'allora tenente Spagnolli Sandro appartenente al' Movimento politico Ordine Nuovo e il suo comandante col grado di Capitano appartenente al movimento Avanguardia Nazionale parteciparono a una cena con me, Calore Sergio, Signorelli Paolo e Todini Carlo Filippo. A tale cena dai discorsi che fecero capii che conoscevano molto bene Clemente Graziani detto "Lello".  Dissero, tra l'altro, che era meglio che lui rimanesse all'estero al contrario di Stefano Delle Chiaie, il quale, a parere loro, aveva coperture altolocate”.

Le fandonie sulle Brigate rosse

“Segnalammo – prosegue Tisei - in quel frangente tra l'altro queste persone: Curcio Renato, Gallinari Prospero, Cavallari Cesare, Tavani Riccardo, tutti appartenenti alle Brigate Rosse. Curcio poteva essere rintracciato in un casale ubicato sulla Tiburtina Valeria nei pressi di Vicovaro. Tale casale è di proprietà di Gurgone Giuseppe, un tempo amico di Saccucci e Delle Chiaie. Ricordo che fu il Signorelli a segnalarci la presenza del Curcio nei pressi di Tivoli, per cui dopo alcuni appostamenti io e il Calore lo vedemmo in detto casale solo. Inoltre segnalammo un deposito di armi nei pressi di Castel Madama.

Andammo io, Calore, l'allora tenente Spagnolli Sandro e il Capitano con tutti i suoi subalterni in borghese. Gli ufficiali suddetti ci fornirono un mitra Mab e un giubbotto antiproiettile, perché nell'eventualità ci fossero Cavallari, Tavani o altri brigatisti, la soluzione sarebbe stata quella di eliminarli fisicamente. Prima di qui perquisirono la campagna dell'avv. Meschini. Dove dovevano ritrovare armi arrivò anche il Cap. Vecchioni; allora comandante della Compagnia di Tivoli.

Le promesse del capitano

Nonostante io e Calore fossimo su una macchina civile dei Carabinieri, il Cap. Vecchioni mi riconobbe. Mi convocò in ufficio. Qui mi propose uno scambio, tra informazioni di appartenenti all'estrema sinistra locale e in cambio, se avesse avuto notizie su di un eventuale mandato di cattura nei nostri confronti ce lo avrebbe fatto sapere... ”.

Ovviamente la genesi della colonna romana delle Brigate rosse è stata lungamente scandagliata ma non risultano viaggi nella capitale del fondatore. Tisei, con metodo costante, lavora sul reale: le due perquisizioni furono effettuate dai carabinieri ma ovviamente non c'era nessun legame con il terrorismo. Così come, nella comune accezione dell'epoca, Spagnolli era considerato un “camerata”: aveva frequentato il Centro studi Ordine nuovo, per poi iscriversi al Msi e aveva partecipato a una cena con Paolo Signorelli e un ordinovista genovese.

I rapporti con gli ufficiali

Il racconto prosegue proprio sul rapporto con gli ufficiali dell'Arma, che porterà a un arresto e a due comunicazioni giudiziarie per gli ufficiali che lo avevano utilizzato come confidente, pagandolo con soldi e la tipica benevolenza accordata agli informatori:

Io conobbi il tenente Spagnolli, durante la cena di cui ho parlato e a partecipare alla quale io venni invitato da Signorelli e Calore che già lo conoscevano da parecchio tempo. Nell'invitarmi alla cena, Signorelli e Calore mi dissero che alla stessa avrebbero partecipato due ufficiali dei Carabinieri che "erano dei nostri", appartenenti uno ad Avanguardia Nazionale ed uno a Ordine Nuovo e che era opportuno che anche io li conoscessi.

Questo perché ero io che avevo schedato molte persone appartenenti all'Autonomia Tiburtina [circa 200 nomi, compresi i familiari, nda] ed ero io sempre che avrei dovuto far vedere i posti dove si presumeva che fossero celate le armi: cosa che avvenne il giorno dopo come ho già dichiarato. Non ho più rivisto lo Spagnolli da quell'epoca. Dello stesso però ho continuato a sentire parlare da Calore con i quali intratteneva i contatti. Posso dire che era organicamente inserito nel MPON. Oltre a lui tale circostanza mi fu riferita dal Signorelli”.

Le numerose assoluzioni

Saranno scagionati tutti. Così come l'avvocato Sangermano, arrestato per sbaglio, al posto di un avvocato “nero” del foro romano. Intorno a due cadaveri abbandonati nel laghetto di Guidonia monta un caso di spionaggio internazionale e di traffico di armi con la Libia coinvolgendo Calore, Signorelli, Bruno Mariani e un imprenditore tiburtino militante ordinovista. Del duplice omicidio e  del connesso traffico di droga si sarebbero a suo dire macchiati due egiziani.

I primi sono prosciolti in istruttoria: cosa rara negli anni di piombo e dell'emergenza giudiziaria ma evidentemente non c'era proprio nulla per portare avanti l'inchiesta.  I secondi sono invece rinviati a giudizio per l'omicidio ma prosciolti con altri delinquenti “comuni” accusati per il traffico di stupefacenti. Nella fantasia sfrenata di Tisei un tagliaborse egiziano di Stazione Termini viene promosso al rango di capobanda.

La lucidità tipica di uno psicopatico

La sentenza ordinanza ne disegna in pochi tratti la distorta personalità:  “Tisei è vittima di un affievolimento dei legami con la realtà nel tentativo di legittimare la controviolenza politica attraverso l'aspirazione di una nuova definizione della criminalità ideologizzata (...) L'ipertrofia caratteriale e la deficienza di senso critico possono aver determinato nel Tisei una importante anomalia umorale tanto che altri giudici che si sono dovuti occupare di altre accuse da lui formulate hanno manifestato l'opportunità di apprezzare anche con perizia la personalità di questo personaggio per le difficoltà di scandagliare l'animo umano e ancor più la psicologia di un pentito con la personalità particolare, estremamente lucida, di una lucidità tipica di uno psicopatico”. (2 - continua)


 

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