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Fiore e Cavallini coinquilini? Ma mi faccia il piacere

"Se ho mai conosciuto Gilberto Cavallini? No, ma il processo lo facciamo in aula". Cosi Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, aveva risposto ai giornalisti, il 31 ottobre 2018 a Bologna, prima di testimoniare nell'aula della corte di Assise, nel processo a Gilberto Cavallini, poi condannato in  primo grado all'ergastolo per la strage che causò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200.  Anche durante la testimonianza, davanti al giudice,  rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale Nicola Proto, Fiore lo aveva ribadito: "non ho mai conosciuto Cavallini, mai incontrato". Invece come riporta il Fatto Quotidiano, in un articolo pubblicato a pagina 5 del numero di lunedì 30 gennaio cosi non sarebbe. A smentire la versione di Fiore è un documento, un fonogramma del 1984 partito da Londra e ricevuto dall'ufficio di Roma in cui si legge che Cavallini e Fiore avrebbero vissuto insieme, sotto falso nome, allo stesso indirizzo, nei primi anni 80, subito dopo la strage di Bologna e la fuga nel Regno Unito.

E' del tutto evidente che Fiore porta ragione. E la circostanza è di pubblica evidenza, essendo noti gli spostamenti dell'uno e dell'altro.

Cavallini è latitante dall'agosto 1977, Fiore dall'agosto 1980. Il 9 settembre 1980 i fratelli Fioravanti ammazzano Ciccio Mangiameli e l'omicidio viene interpretato come un regolamento di conti con il vertice di Terza posizione. E già questo dovrebbe bastare a smentire il fonogramma. Ma al di là della prova logica c'è l'evidenza dei fatti. 

Fiore ci mette qualche mese per arrivare a Londra, mentre Cavallini - se ci dobbiamo fidare delle corti che lo hanno condannato - a ottobre organizza in Toscana l'evasione, fallita, di un amico, a novembre ammazza un carabiniere a Lambrate, a dicembre rapina una gioielleria a Treviso, il 5 febbraio 1981 è a Padova dove i fratelli Fioravanti uccidono due carabinieri. La distruzione della rete logistica veneta dopo il ferimento e la cattura di Valerio per l'occasione riduce drasticamente l'operatività dei Nar. Ad ogni modo la notte del 21 aprile la Digos, grazie a una soffiata di Cristiano Fioravanti fresco pentito, lo aspetta al varco di frontiera con la Svizzera. Le pallottole a lui destinate se le becca Massimo Carminati, che stava espatriando grazie a un avanguardista milanese, stretto sodale di Cavallini. Che a questo punto vola fino in Bolivia per cercare rifugio per la moglie e il figlioletto ma trova troppo alto il prezzo umano da pagare e rientra in Italia. E qui ancora partecipa a tre azioni omicide in meno di un mese (30 settembre- 19 e 21 ottobre). E poi ancora il circo delle rapine per sostenere la baracca e l'assalto all'Olp nel giugno '82. E il santuario dove riparano i latitanti operativi è Parigi, non Londra.  Ma intanto Fiore non è da mesi più clandestino: arrestato nel settembre 1981 in un blitz contro una decina di latitanti del Fuan e di Tp, è stato scarcerato e può avviare la sua avventura imprenditoriale - una storia di incredibile successo - perché in realtà in Inghilterra era arrivato qualche arreso e chi invece le armi non le aveva mai impugnate mentre Cavallini aveva continuato a fare danni.  

Ad ogni modo, raggiunto per telefono, Roberto Fiore ci ha dichiarato:

" che il Fatto quotidiano in prima pagina scriva  che io dico bugie su fatti di 43 anni fa è allucinante... soprattutto se si riferisce a eventi già scandagliati da decine di processi.

Non incontrai mai Cavallini, né è Londra, né in Italia, né ho mai collaborato con servizi segreti inglesi o italiani: questo è confermato da Autorità Italiane (audizione del prefetto Andreassi) in una decina di processi già sostenuti contro giornali che negli anni passati hanno sostenuto queste cose. 

Anzi risulto come persona lesa in una Public Enquiry tenuta da Sir John Mitting, dalla quale emerge che un agente segreto inglese tentò di dare fuoco ad una palazzina di mia proprietà perché davo fastidio.

Certo poi non sono buoni i miei rapporti con i servizi inglesi italiani... Ne è una dimostrazione il processo CGIL per cui ho passato detenuto circa 10 mesi, ma dal quale appare sempre più chiaro che la responsabilità dei fatti è di strani figuri (agents provocateurs) all' opera per incolpare me ed altri di reati gravissimi".

Da parte mia posso dire che la mia " professione" è quella del rivoluzionario e si sa chi fa la Rivoluzione non collabora mai con il regime e i suoi servizi".

Ha collaborato: Giuseppe Parente

 

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