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Rassegna elettorale/1, La disfatta dei rivoltosi: Paragone 'gnafa

 Parte una lunga rassegna stampa (fonte DAGOSPIA, che sia sempre benedetto, il quotidiano online di politica, economia, gossip e varia umantà) sulle elezioni. Non sorprendetevi se parto dagli ultimi, gli antisistema disfatti. E' nella visione e nel sentimento mio l'attenzione agli ultimi e al radicalismo. Ogni post sarà preceduta da mie brevi note al margine, non sempre pertinenti con il post rassegnato.

(umt) - Ovviamente, partendo dai rivoltosi usciti disfatti dalle urne, bisogna partire dal dato più congruo. A questo giro, il partito dell'astensione ha scassato: +9 % rispetto al 2018, massimo storico con il 36% di astenuti. Evidentemente il caravanserraglio di rossobruni, antagonisti di sinistra (entrambi a guida ex pm, inquietante), no vax, no pass, no kvsm non è riuscito a schiodare i disaffezionati, operazione invece riuscita ai grillini di lotta del 2018... 


Italexit: dalla lotta al sistema a gruppo di estrema destra

Flavia Amabile per “la Stampa”

Che cosa resta dopo due anni sulle barricate contro vaccini, Green Pass, negando l'esistenza del Covid e mettendo in discussione persino i morti? Nemmeno un posto in Parlamento a giudicare dalle prime proiezioni di voto. L'eredità di quella schiera di tenaci negazionisti si è frammentata in una miriade di formazioni, da Italexit guidato da Gianluigi Paragone a Alternativa per l'Italia di Simone Di Stefano e Mario Adinolfi, fino a Italia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo e altre ancora.

Fin dall'inizio soltanto Italexit ha avuto una possibilità concreta di entrare in Parlamento. I primi risultati però non lasciano sperare il fronte contrario ai vaccini. Per il Consorzio Opinio Italia per Rai, con una copertura del campione dell'80% Italexit per l'Italia è fuori dal Parlamento con una percentuale compresa tra un minimo dello 0,5 per cento a un massimo del 2,5 per cento. In base al secondo Instant poll di Quorum/Youtrend per Sky Tg24, il partito di Paragone si ferma al 2,3%. E per il secondo intention poll Tecné per Mediaset oscilla tra l'1,5 e il 3,5 per cento. Ma, quando dopo mezzanotte arrivano le proiezioni, le speranze si fermano. Le percentuali calano al di sotto del 2%.

Paragone aspetta che i dati siano consolidati prima di commentarli. Nella primissima parte della notte delle elezioni gli exit-poll lo collocano troppo sul limite dello sbarramento, basta poco per cambiare radicalmente lo scenario e lui ricorda ancora la delusione subita alle elezioni amministrative a Milano nel settembre 2021, quando si era addormentato convinto di aver superato lo sbarramento e si era svegliato la mattina dopo con il 2,99 per cento dei voti, rimanendo escluso per poche preferenze dal Consiglio comunale. Il leader di Italexit aveva chiesto il riconteggio delle schede ma i voti mancanti erano risultati molti di più, oltre 1.500.

Intorno all'1 e mezza del mattino appare per ammettere la sconfitta spiegando che non sono i no ad averli condannati perché «c'è un pezzo di Italia che è andata anche oltre, non ha proprio votato». Resta la consapevolezza di essere molto al di sotto delle attese della vigilia e di aver scommesso su un calcolo politico che non ha dato i risultati sperati.

Da formazione antisistema e apartitica Italexit si è lentamente trasformata in una formazione di estrema destra che avrebbe dovuto rappresentare la spina nel fianco di Giorgia Meloni rubando a Fratelli d'Italia voti attraverso candidati come Carlotta Chiaraluce, militante di Casapound. Una sfida persa. Giorgia Meloni è la prima forza politica in Parlamento. Loro non sono nemmeno entrati.


E i novax della Cunial sfondano in SudTirol: c'è Vita tra i tedeschi

Da www.ilfattoquotidiano.it
In Alto Adige exploit della lista Vita di Sara Cunial, vicina al mondo no vax, che si attesta ben oltre il 6%, con un collegio che sfiora addirittura il 9% dei consensi. Una sorpresa se si confronta il dato con l’esito del voto nazionale, dove Vita ha ottenuto appena lo 0,7 percento. Ma il risultato è comunque in linea con le opinioni e le proteste contro il vaccino anti-Covid e il green pass, particolarmente forti nel mondo di lingua tedesca.
La Provincia di Bolzano infatti è fanalino di coda in Italia per percentuale di prime e seconde dosi somministrate in rapporto alla popolazione: addirittura un quarto dei residenti in Alto Adige non ha mai ricevuto il vaccino contro il coronavirus.
Il programma della lista Vita prevede tra le altre cose la “libertà di scelta terapeutica“, l’abolizione “del passaporto sanitario e green pass“, così come pure lo “stop al 5G“. Temi molto sentiti tra gli elettori no vax, che in Provincia di Bolzano sono una minoranza numerosa.
Al Senato a Bolzano il candidato di Vita Hannes Loacker ha ottenuto il 6,2%, a Merano Susanna Singer arriva al 6,99% e a Bressanone Rudolf Schopf al 5,99%. Alla Camera è andata ancora meglio a Francesco Cesari con il 7,92% a Bressanone e la nota avvocatessa dei no vax Renate Holzeisen che a Bolzano sfiora il 9% (8,94%).
In generale però l’esito del voto nella Provincia autonoma aveva come unico elemento di interesse l’esito della competizione nel collegio uninominale di Bolzano per il Senato, dove alla fine l’ha spuntata l’ex sindaco Luigi Spagnolli (26,13%), che ha battuto in volata Manfred Mayr della Svp (al 25,54) e il candidato leghista Maurizio Bosatra (al 24,81%).
Non si materializza dunque l’en plein della Südtiroler Volkspartei nei seggi uninominali in Alto Adige. Il partito di raccolta degli altoatesini di lingua tedesca ottiene quattro dei cinque collegi: alla Camera sono eletti Manfred Schullian (32,94%) e Renate Gebhard (57,41%), rispettivamente nei collegi sud e nord. Al Senato, a Merano vince Julia Unterberger (47,84%) e a Bressanone Meinhard Durnwalder (46,11%).


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