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Omicidio Dugina. Reale invoca il diritto all'odio in guerra



di Giacinto Reale
La morte accidentale della figlia di Dugin ha scatenato qui una tempesta di ipocrita buonismo come non vedevo da tempo, così vasta da non poter escludere “secondi fini”.
Comincio con l’esprimere il dispiacere per una giovane vita stroncata. Col che ho sbrigato i miei doveri di bon ton, ma non per questo rinuncio al ragionamento.
La vittima era giornalista-politica militante su fronte filoputiniano e antiucraino (come il padre), sostenitrice dell’invasione, e quindi, giustificatrice (almeno) delle migliaia di morti civili (compresi molti giovani come lei e bambini piccoli) causati dai bombardamenti russi.
Questa sua scelta non la rendeva esente dall’odio di quei padri, di quelle madri che hanno visto i figli sul selciato, vittime delle bombe russe (ci sono foto agghiaccianti in merito) e di quanti le loro parti hanno preso nel tremendo conflitto (come lo sono tutti, bisognava prevederlo al 24 febbraio).
Andatelo a dire a loro che lei, in quanto giornalista, intellettuale e "figlia di" doveva godere del dono della extraterritorialità nella guerra di odio che l’invasione dei suoi connazionali ha scatenato, o che la sua morte è stata più orrenda di quella causata da un missile che, sparato da migliaia di chilometri di distanza, ti piove sulla testa mentre sei in cucina a fare colazione con i tuoi figli.
E’ triste dirlo, ma ogni buonismo appare fuori luogo.... anche se si vuole vincere

1 commento:

  1. D'accordo al 100% Dugin, che apprezzo per la rielaborazione del pensiero evoliano, non può pensare che la guerra evocata e condivisa, non lo possa legittimamente toccare

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