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Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura. La presentazione napoletana


Nella sala convegni "Pietro Golia " della libreria La Nuova Controcorrente, a Napoli, si è svolta la presentazione del libro di Guido Giraudo " Sergio Ramelli una storia che fa ancora paura". Nella sala, piena in ogni ordine di posto, erano presenti militanti del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile dell'allora Movimento Sociale Italiano, vecchi militanti missini e simpatizzanti del variegato mondo della destra.

Un evento culturale, davvero sentito, che cade nel quarantasettesimo anniversario della morte di Sergio Ramelli, innocente vittima degli anni di piombo, la cui unica colpa era quella di essere un militante del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile dell'allora Movimento Sociale Italiano. Una "colpa" davvero grave, in un periodo storico caratterizzato dall'uso della violenza come strumento di lotta politica da meritare di essere aggredito da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia, armati di chiavi inglese che lo colpirono selvaggiamente e ripetutamente in diverse parti del corpo.

Maurizio Ruggiero, tra gli organizzatori dell'evento, nel suo breve intervento, dopo aver ringraziato l'autore ed il folto pubblico, ha colto l'occasione per ricordare i tanti cuori neri napoletani andati oltre, ancora giovani, come Tonino Torre, Geppi Marotta, Pino Campobasso, Giulio Antonelli, Cico De Palma.

Guido Giraudo, nel corso del suo intervento, nei dettagli ci racconta quanto successo il 13 marzo del 1975: un ragazzo di 18 anni viene aggredito sotto casa. Due persone lo colpiscono a morte a colpi di chiave inglese. Morirà dopo quarantasette giorni di agonia. Chi era la vittima e perché fu uccisa con tale violenza? Si chiamava Sergio Ramelli, aveva i capelli lunghi, ed era iscritto al Fronte della Gioventù. E chi erano i carnefici? Teppisti, killer professionisti, mafiosi? No, studenti, di famiglie borghesi,  di pochi anni più vecchi di lui. Uccisero perché accecati dall'ira o dalla paura? No, colpirono in nome dell'odio politico. Quella era la Milano dell'epoca, quella era l'Italia degli anni Settanta, quella dell'uccidere un fascista non è reato.

Ci vollero, precisa 10 anni per assicurare i colpevoli alla giustizia, con una sentenza che fece scalpore. Muovendosi tra atti processuali, articoli di giornale e testimonianze dirette, questo libro racconta una storia del passato recente del nostro paese. Un libro scomodo, per comprendere pienamente il clima di un'epoca e perché quella "guerra civile" per fortuna ora lontana, ha lasciato una scia fino oggi.

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