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Il rapper islamista irrompe nella corsa all'Eliseo favorendo Zemmour

 

Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

Solo pochi giorni fa, il 26 dicembre, Gims è apparso sul primo canale della tv francese per raccontare il suo percorso di sans papiers congolese, nato 35 anni fa a Kinshasa e rifugiato in Francia per sfuggire alla dittatura di Mobutu.

Sei milioni di album venduti prima con i Sexion d'Assaut poi come solista, una carriera tra rap e pop cantato con voce da baritono, un notevole carisma personale e quella frase, «sono un figlio del popolo di Francia», piena di gratitudine per gli educatori che gli hanno fatto scoprire la cultura francese, tenendolo lontano dagli spacciatori che ha avuto a lungo come vicini di casa negli squat dell'adolescenza.

Domenica invece Gims (già noto anche in Italia come Maître Gims), convertito all'islam nel 2004, ha preso un altro tono e ha diffuso su Instagram un video nel quale chiede ai fan di smetterla con gli auguri di buon anno.

«Per favore, lasciatemi in pace con i "buon anno nuovo" e così via. Non ho mai risposto, eppure voi continuate a inviarmi gli auguri per tutto gennaio e pure febbraio». Poi aggiunge: «E sono i muslim (musulmani) come me a farlo, ve lo ripeto, abbiamo le stesse convinzioni, fratelli, basta. Noi non festeggiamo queste cose, non fanno parte dei nostri valori».

Anche gli auguri di compleanno non vanno bene, «cosa c'è da rallegrarsi? Che si fa un passo in più verso la morte?». Nel video Gims - immancabili occhiali neri e cappellino Chanel - si pone come una specie di guida spirituale per i fratelli perduti: «Niente di cattivo, rispettiamo le convinzioni degli altri, ma non sono le nostre. Venite, concentriamoci un po' sui nostri valori. Quando vedo dei grandi alberi di Natale a casa dei Mustafa, noto che in quelle case non si è abbastanza concentrati. Venite, ritroviamoci».

A parte che Gims non appare altrettanto «concentrato sui valori muslim», come dice lui, quando gira video con il solito campionario rap di bolidi, donne seminude e alcol, ma la sua uscita ha subito provocato in Francia l'ennesima polemica identitaria.

Almeno per il momento, la campagna presidenziale francese - si vota il 10 e il 24 aprile - sembra soprattutto una gara a chi si mostra più autenticamente francese degli altri. Se all'estrema destra Zemmour dice che essere francesi significa anche, tra tante cose, amare il formaggio (peraltro nel 2021 in Francia si è venduta più mozzarella che camembert), la candidata della destra gollista Valérie Pécresse ricorda che un vero francese mangia foie gras.

E l'idea di Macron di esibire la bandiera europea sotto all'arco di Trionfo per qualche ora senza il tricolore, due giorni fa, ha fatto gridare al sacrilegio. In questo clima, le parole di Gims contro il «buon anno» suonano come un attacco all'identità nazionale e un cedimento al separatismo islamista.

Zemmour protesta, Pécresse invece non commenta. Per forza: Gims l'ha sostenuta alle elezioni regionali e lei da presidente dell'Île-de-France lo ha finanziato, credendo a quel che sembrava il cammino impeccabile di un nuovo francese perfettamente integrato.

La ministra di Macron alla Cittadinanza, Marlène Schiappa, chiede ora a Pécresse di spiegare gli imbarazzanti legami con il rapper e augura «buon anno a tutti, compreso Gims».

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