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Andrea Purgatorio è andato oltre. Il saluto di Gabriele Adinolfi

Non c'è ricordo che possa rendere perfettamente giustizia ad Andrea Purgatorio e a quello che ha lasciato tra noi. L'eleganza, la gentilezza, l'educazione, la classe, la fibra guerriera, la genialità, la nobiltà, la modestia, la vera e propria allergia a ogni smargiassata, piazzata, buffoneria, la genialità, la tenacia che lo caratterizza(ro)no, benché di per sé estremamente significative, non sono sufficienti a tratteggiare quell'essere eccezionale che ha sempre posseduto una coscienza spirituale; una coscienza non una brama, sia ben chiaro!
Un essere eccezionale che nella sua spiritualità di natura guerriera non fu mai preda della fossilizzazione e prigioniero della routine: appariva e scompariva per riapparire ogni qual volta se ne avesse bisogno, con un incedere silenzioso, discreto, deciso. Pronto, sempre, a indicare a ciascuno quando si trovava in difficoltà la propria via, individuale e universale. Senza altezzosità, senza superbia, senza irrisione, in perfetta sintonia, adempiendo sorridente al suo ruolo.
Un essere di altre dimensioni, o meglio un essere che percepiva e vedeva quelle dimensioni alle quali noi siamo sordi e ciechi per eccessivo vitalismo o per troppa ipnosi e a cui ci ha puntualmente restituiti quando ne avevamo bisogno.
Esistono, anche se rare, delle persone di cui, quando se ne vanno, qualsiasi cosa si dica è insufficiente e inadeguata.
Potremmo ricordare il suo combattimento di oltre quattro anni con infinite metastasi, più volte sconfitte miracolosamente, che a volte sembravano addirittura debellate e sottolineare la forza d'animo e la presenza di spirito con cui ha affrontato le lunghe, ultime, atroci prove. Con una lucidità e una serenità che sono state altre lezioni di vita, e che lezioni!
Ma perfino questo sarebbe poco riguardo a un essere così Felix e felicitante.
Restiamo ammutoliti, coinvolti ed ammirati rispetto alla sua ascensione e alla sua Rubedo!
Inchiniamoci, in piedi, come si confà a quel tipo d'uomo che Andrea È e che noi tutti ameremmo essere.
Gabriele Adinolfi - NoReporter

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