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Dieci anni dopo, ancora su Mario Amato, la P2 e la strategia della tensione


E' passato un altro decennio dalla morte di Mario Amato. Vi ripropongo il post scritto allora, in replica alle esternazioni del figlio del giudice ucciso dai Nar. Perché la realtà mi ha contraddetto e bisogna prenderne e darne atto, anche se non ho cambiato idea. La nuova inchiesta sulla strage di Bologna è arrivata a conclusioni opposte a quelle raggiunte dalle varie corti, che declassarono Gelli e il cosiddetto Supersismi da "cupola" a semplici depistatori. Gli organizzatori  e finanziatori del 2 agosto 1980 sono i vertici della P2: Licio Gelli e Umberto Ortolani con il supporto del superpoliziotto gourmet Umberto Federico  D'Amato e di un giornalista di "servizio", il direttore del Borghese", Mario Tedeschi. Non saranno giudicati perché tutti e quattro sono abbondantemente morti e quindi questa ipotesi non potrà mai attingere al rango di verità giudiziaria. Eppure quarant'anni dopo siamo tornati al via. Anzi, di più. Perché in questo scenario il "materassaio" diventa veramente il factotum di tutti i misteri d'Italia. Visto che sarebbe stato capace di organizzare una strage con una banda dei servizi segreti (i civili degli Affari riservati) e il depistaggio sulla stessa strage con i rivali (i militari del Sismi). Un genio del male, altro che l'affarista di cui parlava Francesco Cossiga... Ad ogni modo ecco il post di dieci anni fa

Mario Amato, la P2 e la strategia della tensione

Perdere un padre a sei anni perché una banda di "sette magnifici pazzi" (così amavano parlare di sé) decide che è un bersaglio degno per lanciare il definitivo messaggio nella bottiglia a quell'ambiente refrettario ad imboccare la via breve della lotta armata è una cosa decisamente difficile da affrontare.
E' quindi umanamente comprensibile che, a trent'anni di distanza, il figlio di Mario Amato, Sergio, afferri il microfono che gli viene offerto per l'occasione e gridi tutta la sua rabbia e lo sdegno.

Io sono convinto, contro la cultura dominante del perdonismo, che i familiari delle vittime abbiano diritto di coltivare il risentimento e finanche l'odio per chi li ha colpiti al cuore. Ma se già ci spostiamo sul terreno giuridico, è evidente a tutti che la parte civile ha un ruolo minore nel processo: e poiché l'interesse pubblico dell'amministazione della legge spesso confligge con il naturale desiderio di una giustizia severa e intransigente, il legislatore ha ritenuto opportuno non legare le mani del giudice ai desideri dei familiari delle vittime, riconoscendo loro diritto di veto su patteggiamenti, accesso a riti alternativi e quanti altri benefici sono previsti dal rito giudiziario e nella fase dell'esecuzione della pena.
A maggior ragione, quindi, quando dalla cronaca giudiziaria si passa sul terreno sdrucciolevole del dibattito storiografico, la tragedia personale non dà particolari illuminazioni. Nell'arco di trent'anni non  è affiorato nessun elemento che autorizza a parlare di un ruolo strategico della P2 nell'omicidio Amato, né in nessun attività della banda Fioravanti-Cavallini. Le conclusioni dell'ultima Commissione stragi, quella del senatore Pellegrino, sono che Bologna è cosa distinta e separata dal ciclo delle stragi rientranti nella stagione della strategia della tensione (1969-1974).
E' triste, è atroce riconoscerlo ma il grande e generoso lavoro di indagini svolto in disperata solitudine da Mario Amato, isolato nell'ambiente giudiziario romano per la drammatica sottovalutazione del pericolo rappresentato dal terrorismo nero, aveva messo capo a un'interpretazione sostanzialmente errata di quella realtà. Non esisteva infatti una centrale unica dell'eversione ma una guerra di tutti contro tutti, con la banda Fioravanti scatenata contro i vertici di Terza posizione ma anche con gli anarcofascisti di Macchi e Iannilli impegnati in una campagna di epurazione della cellula nera padovana accusata di compromessi con i servizi segreti. E anche nella vecchia guardia, del resto, gli odi feroci tra ordinovisti e avanguardisti avrebbero finito con il fare vittime.

Per approfondire
  1. La cronaca e le indagini sull'omicidio di Mario Amato
  2. Il volantino di rivendicazione
  3. Le nuove perizie sull'arma

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