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Gori chiede di far entrare 200 mila immigrati per il lavoro nei campi. Pirillo(Forza Nuova): piano statale per l'assunzione di giovani italiani nei campi


"Nell'agricoltura italiana lavorano 400 mila lavoratori stranieri regolari, il 36% del totale, la maggior parte dei quali rumeni. Quest'anno non arriveranno. Chi raccoglierà gli ortaggi e la frutta? Servono almeno 200 mila lavoratori extracomunitari. Serve subito un decreto flussi".
Con questi parole scritte su Twitter, Giorgio Gori lancia raccoglie l'allarme lanciato dalla Confagricoltura dopo le prime settimane di emergenza sanitaria. Emergenza che sta creando un grave problema nelle campagne: la mancanza di manodopera.
Parole che non trovano il gradimento di Davide Pirillo, dirigente nazionale nonché coordinatore meridionale di Forza Nuova che dalla sua pagina Twitter tuona parla di sostituzione etnica mentre in un comunicato diffuso alla stampa, che riportiamo per intero, propone un piano statale che prevede assunzione di giovani italiani nei campi.



L'’Italia, secondo un’infelice "uscita" del sindaco di Bergamo, dovrebbe, in questo momento di difficoltà (e Bergamo lo sa bene), partorire un decreto sblocca flussi per almeno duecentomila immigrati per rimpiazzare la mancanza di braccianti agricoli. 
Ciò mi ha portato ad una riflessione: innanzitutto bisogna chiudere le frontiere più che mai e si alza forte il nostro NO a nuovi flussi migratori (regolari o meno che siano); detto questo, bisogna ricercare il problema della mancanza di braccianti nella scarsa sindacalizzazione di questo nobile ed antico mestiere.
L'agricoltura intensiva, meccanizzata ed industriale utilizza molto spesso manovalanza straniera a basso costo per risparmiare, cosicché la piccola agricoltura, strozzata dalle tasse, è costretta a far uguale; entrambi vengono poi aggrediti dalla Grande Distribuzione, la quale, impone prezzi miserabili ai prodotti agricoli per poi bypassare tutta la filiera e portare sul mercato i prodotti a prezzi altissimi, accaparrandosi enormi guadagni. Questo porta le aziende agricole ad orientarsi sugli immigrati che accettano lavori al limite del sindacale senza nessuna pretesa di accrescimento di costi, avanzamenti di qualità sul lavoro e salariali.
Da qui lancio la mia controproposta alla pessima idea di Giorgio Gori, ovvero, un piano statale immediato che preveda bandi per l’assunzione di giovani italiani nei campi. In cambio di queste assunzioni, lo stato deve esentare da tasse sul lavoro gli imprenditori che, a loro volta, si devono impegnare a retribuire con 80 euro a giornata il bracciante e nulla all'erario.
Tutto questo in ottica della creazione futura di un sistema che ridimensioni, in senso equo ed organico, gli attuali guadagni commerciali della G.D. sui beni agricoli.
Così si salvano i raccolti e si dà lavoro agli italiani che possono riappropriarsi del mestiere dei padri della Patria.

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