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19 aprile 1979: Claudio Minetti ferisce a morte Ciro Principessa

Il 19 aprile 1979 Claudio Minetti, estremista di destra e frequentatore del Msi di via Acca Larentia, entrò nella sede del Partito Comunista di via di Torpignattara, dove all'interno da tempo era stata allestita una piccola biblioteca, per chiedere un libro in prestito. Alla richiesta di esibire un documento di identità Claudio Minetti oppose il suo rifiuto e prese un libro da un tavolo scappando poi per la strada. Inseguito da due iscritti della sezione, il neofascista si voltò di scatto ferendo con un coltello Ciro Principessa, 23 anni, militante del Pci.
Arrestato dalla polizia dentro un bar dove si era rifugiato, Claudio Minetti risultò poi essere afflitto da gravi disturbi mentali. Questi, infatti, era figlio di Leda Pagliuca, a suo tempo convivente di Stefano Delle Chiaie (...). Il fratello maggiore di Claudio Minetti, si era suicidato due anni prima [in realtà era giusto un anno prima, e sono forti i sospetti che si sia trattato di un suicidio: era vicino alla scarcerazione, ndb] nel carcere di Regina Coeli mentre era in attesa di testimoniare al processo di Catanzaro per la strage di piazza Fontana. Per questa serie di motivi, la Corte d'Assise del Tribunale di Roma dichiarò non punibile Claudio Minetti perché ritenuto incapace di intendere e di volere e ne dispose il ricovero in un manicomio giudiziario per un periodo non inferiore ai dieci anni. Ciro Principessa, le cui condizioni non sembrarono all'inizio essere molto gravi, morì in ospedale il 20 aprile.
Così il sito Reti invisibili, con un contributo di Guido Panvini, ricostruisce la tragedia di Ciro Principessa. 
La non punibilità non ha significato per Claudio Minetti impunità. Le sue condizioni di reclusione furono infatti durissime, come testimonia l'interrogazione parlamentare di Adelaide Aglietta che descrive minuziosamente i "trattamenti" ricevuti. Claudio Minetti ha finito di soffrire nel dicembre 2011.

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