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16 aprile 1975, l'archistar Boeri conferma: Braggion si difese dal nostro pestaggio

16.04.1975 DEStra Milano. Claudio Varalli, 18 anni, militante del Movimento studentesco e figlio di operai, viene freddato da un colpo di pistola esploso dal neofascista Antonio Braggion (nella foto al processo si copre il volto con occhiali e sciarpa). Il Varalli aveva reagito verbalmente a una provocazione di un gruppo di neofascisti.
Così la grande ricerca dell'Isodarco "Venti anni di violenza politica", pubblicata a partire dal 1988, ricostruisce l'episodio che ha innescato le "giornate di aprile", il movimento parainsurrezionale per 4 giorni metterà a ferro e a fuoco l'intero Paese, porta alla ribalta una nuova generazione militante, decisa a praticare la violenza politica ben oltre gli angusti steccati dell'antifascismo militante. I ricercatori decidono di non tenere conto della sentenza definitiva che classifica l'episodio come eccesso colposo di legittima difesa. Ma già l'Unità in quei giorni, fonte abbondantemente usata per ricostruire la cronologia, descriveva i fatti come un'aggressione del servizio d'ordine del MLS a tre fascisti. Più di trent'anni dopo è arrivata a chiudere ogni dubbio la testimonianza di uno dei componenti di quella squadra, Stefano Boeri, oggi diventato un archistar

Stefano Boeri militava nel Movimento studentesco: la componente più smaccatamente stalinista della nouvelle gauche. (...) Boeri viene accusato di avere fatto parte del gruppo di militanti dell’Ms che nell’aprile 1975 in piazza Cavour aggredisce il neofascista Antonio Braggion, che reagisce sparando e uccidendo il diciassettenne Claudio Varalli. Nel processo in Corte d’assise, Boeri viene prosciolto per prescrizione: ma la sentenza dice che «l’aggressione del gruppo dei giovani fu improvvisa, rapidissima, premeditata, violentissima». A differenza di quanto farà nel suo processo Pisapia (che ricorrerà in appello, chiedendo e ottenendo l’assoluzione piena) il futuro architetto si accontenta della prescrizione. Negli atti del processo, compare il nome del dirigente del servizio d’ordine che guidava quel giorno i ragazzi dell’Ms: William Sisti.
Lo scorso 8 settembre, Stefano Boeri racconta - in una intervista al Giornale - la sua verità sull’aggressione a Braggion. Dice che l’aggressione al neofascista «andò essenzialmente come dice la sentenza». Punta il dito contro i dirigenti del servizio d’ordine dell’Ms, anche senza fare il nome di Sisti: «La decisione dei nostri capi fu quella di andare all’attacco». Ma poi aggiunge: «La morte di Varalli mi fece capire la follia totale di quello che accadeva. La verità è che c’era un abisso tra le nostre illusioni e la realtà che ci circondava».

1 commento:

  1. C'era bisogno che ce lo confermasse l'8 settembre!!!!! Di 40 anni dopo, Sto eroe borghese. Ma non ha niente di più interessante da scrivere? Che valore ha oggi?

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