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15 marzo 1979: i Nar rapinano un'armeria per ricordare Franco Anselmi

La rapine per celebrare il primo anniversario della morte di Franco Anselmi è il punto più alto della seconda stagione dei Nar, quella che va dall'assalto a Radio Città futura alla cattura di Pedretti ed è normalmente classificata come la fase del Fuan-Nar. E' infatti l'unica azione in cui all'attacco di un commando si accompagna il coinvolgimento di decine di militanti con compiti di "acqua in cui far nuotare il pesce". Ecco la cronaca fatta da Nicola Rao nel Piombo e la Celtica

Ma in questo inverno del ’79 non c’è tempo per le riflessioni. C’è subito una nuova azione da organizzare. Un’azione molto sentita da tutto l’ambiente, non solo del Fuan: commemorare Franco Anselmi nel primo anniversario della morte. Alla fine, dopo un’affollata riunione in via Siena, tanto per cambiare, si decide di ricordarlo con una rapina in un’armeria. «Lui è morto così e così lo ricorderemo.» 
La scelta inizialmente cade su un esercizio di Prati, ma per una serie di problemi l’obiettivo finale sarà l’Omnia Sport «66», al civico 147 di via IV Novembre, a duecento metri dalla prefettura e quattrocento dalla caserma dei carabinieri di piazza Venezia. 
Alle 9.15 del 15 marzo una ragazza suona alla porta blindata dell’armeria. Il proprietario, Corrado Bernardini, è tranquillizzato dalla presenza femminile e le apre senza problemi. «Devo regalare una canna da pesca», dice lei. «Prego, entri», risponde Bernardini. 
Appena la donna fa due passi all’interno, viene seguita da un giovane che si avventa sul titolare e lo colpisce alla testa. Poi i due lo legano, lo imbavagliano e lo portano sul retro, mentre nell’armeria è entrata una terza persona in divisa da carabiniere. All’ingresso, un quarto assalitore, anche lui con una divisa dell’Arma, controlla che nessuno entri. I tre riempiono alcuni borsoni con sessanta pistole, munizioni e quattordici carabine. Dopo mezz’ora l’operazione si conclude. I quattro scappano lasciando Bernardini legato e imbavagliato. Alle 10.20 uno sconosciuto telefona all’Ansa: 
Questa mattina, alle 9, un Nucleo Armato Rivoluzionario ha assaltato ed espropriato l’armeria Omnia Sport, noto covo di rifornimento di armi e munizioni delle famigerate squadre speciali del ministero dell’Interno. Questa azione è stata fatta per vendicare i camerati uccisi e quelli in galera. Stiano ben attenti questi grassi borghesi che le organizzazioni rivoluzio-narie di destra e di sinistra schiacceranno al fine questo lercio sistema in una inesorabile tenaglia rivoluzionaria.
Firmato Nuclei Armati Rivoluzionari.
Alle 11.50, telefonata al Tempo: 
Oggi 15 marzo 1979, alle ore 9.30, abbiamo svuotato l’armeria Omnia Sport in via IV Novembre. Questo è il nostro modo di ricordare l’uccisione del camerata Franco Anselmi. Da come capirete, la nostra lotta sarà ancora più dura. Boia chi molla. 
Nuclei Armati Rivoluzionari. 

La ragazza che ha bussato alla porta è Francesca Mambro al suo «battesimo del fuoco», il giovane che è entrato con lei è il triestino-romano Livio Lai. I due vestiti da carabinieri sono Peppe Dimitri e Alessandro Alibrandi. Fuori, di copertura, ci sono Valerio Fioravanti e molti altri militanti del Fuan-Nar. Sì, perché dal momento che la notizia dell’imminente rapina si era diffusa, al bar Penny si era deciso di coinvolgere il maggior numero di persone, per renderle più responsabili ed evitare fughe di notizie. Così a cento metri di distanza Massimo Morsello improvviserà una serie di canzoni accompagnate dalla chitarra insieme ad altri ragazzi e ragazze del Fuan. Mentre intorno all’armeria vengono organizzati ben due anelli di copertura con gente armata. 
Nel primo anello c’è anche Gabriele De Francisci: 
In via IV Novembre c’erano i ragazzini del Fuan – alla cui gestione avevamo delegato Massimino Morsello – che stavano seduti sulle scalinate ad ascoltarlo mentre suonava la chitarra.  Mi ricordo un momento pazzesco. Alla fine della rapina Alessandro, vestito da carabiniere, si mette in mezzo alla strada per fermare il traffico e consentire al furgone dove avevamo piazzato le armi rubate di fare manovra per andarsene. In quel momento passano due carabinieri motociclisti, che scendono dalle moto e lo aiutano a regolare il traffico. L’adrenalina era a mille in quei momenti. 
All’Omnia Sport c’è anche Lucci Chiarissi: 
Ero armato di pistola, mentre quelli in prima copertura erano armati di mitra Mab. Avevo il compito di sparare contro un’auto della polizia, se fosse arrivata, magari perché avvertita da qualcuno. C’erano due persone in prima copertura, due in seconda, più altri due, come pali, disposti ai lati della strada. 
De Francisci: 
C’era tutto il Fuan là intorno. La situazione assunse contorni grotteschi. A un certo punto arriva una persona, mai implicata in azioni di terrorismo, che aveva saputo della rapina per commemorare Franco, che si presenta lì mentre io e Alessandro stiamo davanti all’armeria. 
Me lo ricordo con un cappellino in testa che camminava là davanti facendo il vago. Non aveva nessun ruolo, nessuna funzione, ma voleva esserci anche lui, tanto era sentita quell’azione per ricordare Anselmi. 
Le armi della rapina vengono divise tra il Fuan-Nar e Dimitri, che è uno dei leader del movimento extraparlamentare Terza Posizione, nonché capo del Nucleo operativo del gruppo. I Nar le nasconderanno prima nel covo di Talenti (quello gestito da Pucci) e poi, una volta smantellato, in un casolare vicino a Ostia. Dimitri, invece, le sistemerà nel sottoscala dell’ufficio del suo vecchio leader di Avanguardia Adriano Tilgher, che ha sempre sostenuto di non essere mai stato informato da Peppe. 

FONTE: Il piombo e la celtica

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