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Chiesti sei anni per Nardulli e Castellino. Reale: puro formalismo giuridico

Sull'abnorme richiesta del pm per i "fatti del Verano" (commemorazione di Acca Larentia 2019), impropriamente classificati dalla stampa mainstream come aggressione ai giornalisti dell'Espresso (che poi non erano ancora giornalisti, all'epoca dei fatti) ci offre una sollecita riflessione Giacinto Reale, che dei (non) fatti fu diretto testimone. Ve la riproponiamo:


La richiesta del PM di 6 anni di carcere per Nardulli e Castellito, per l'aggressione che al Verano non c'è stata, mi convince sempre più che l'amministrazione della giustizia sia ormai mero formalismo, in una commedia (tragedia) nella quale ognuno recita la sua parte.
Il PM formula la sua proposta (di condanna, nel 90 e passi per cento dei casi), indifferente a ciò che è emerso in processo (questa volta, la non irrilevante testimonianza degli agenti Digos che non c'era stata alcuna aggressione), ma perchè quello è il suo ruolo: il "cattivo", così come il Giudice è spesso condizionato, nella decisione, dai rapporti personali (ah, la benedetta "separazione delle carriere"), dalle sue idee socio-politiche e talora, addirittura dalla comunanza correntizia.
E poi, anche sulla quantificazione ci sarebbe molto da dire.
Porto la mia personale esperienza come Giudice Militare a Torino estratto in una rotazione trimestrale.
Quando ci riunivamo per decidere. "giocavamo" una parte in commedia: il Presidente (Magistrato militare) ci comunicava la pena tabellare, i benefici e conseguenti riduzioni previste (in genere si trattava di "mancati rientri" o "violate consegne"), e la decisione era bell'e presa.
Nessuna possibilità di diversamente decidere anche solo sulla base di valutazioni o convinzioni personali...dei robot avrebbero fatto meglio.
Incrociando le dita e aspettando, nel pomeriggio, un Giudice coraggioso, il famoso "Giudice a Berlino"

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