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9 febbraio 1983: muore a Roma Paolo Di Nella

C'è un filo rosso sangue che unisce l'omicidio di Norma Cossetto a quello di Paolo Di Nella.
Un filo rosso sangue che è rappresentato dall'antifascismo militante, quell'antifascismo che gridava "uccidere un fascista non è reato", che non chiede a Dario Fo e Franca Rame il conto per la solidarietà a chi aveva bruciato vivi due bambini colpevoli di essere figli di un netturbino segretario di sezione del Msi.
Un filo rosso sangue perché l'antifascismo è violenza e sopruso, è omicidio a freddo, è il colpo alle spalle, è impunità.
C'è un filo rosso sangue perché se uccidi un "fascista" o, meglio, quello che ritieni un fascista, che hai appellato come fascista sei certo che nessuno ti colpirà, non andrai in carcere ma forse in televisione perché troverai migliaia di persone, intellettuali, musicisti, giuristi pronti a giustificarti, anzi ad incensarti come eroe civile.
C'è un filo rosso sangue che unisce chi ha colpito alle spalle Paolo Di Nella mentre attaccava manifesti per rendere pubblica Villa Chigi e l'Anpi che vuole proibire la commemorazione delle foibe, quel filo rosso sangue è l'antifascismo.
Era il 9 febbraio 1983, a Roma moriva Paolo Di Nella, colpito alle spalle in 2 febbraio mentre attaccava manifesti per rendere pubblica Villa Chigi, è l'ultima vittima dell'antifascismo militante in Italia.
L'ultima vittima di un clima che qualcuno vuole riportare in Italia, perché ogni volta che riscoprite il valore aggregante dell'antifascismo militante, ogni volta che elevate a valore l'odio verso qualcuno solo per le sue idee, ogni volta che volete zittirlo accusandolo di essere "fascista" voi siete come quelli che uccisero nella notte un ragazzo che voleva una Villa per il suo quartiere.
Io ricordo, ricordo tutto e proprio perché ricordo non potrò mai definirmi antifascista, perché con quelli come gli assassini di Paolo io non voglio essere confuso manco per sbaglio.
Antonio Tisci

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