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Ombre nere/2: il primo indagato un borderline che ha ucciso il padre

L’ultima rete neonazista è emersa quasi per caso: i poliziotti della Digos di Enna stavano indagando sui colpi di pistola sparati l’anno scorso contro le finestre del centro migranti “Don Bosco 2000” di Pietraperzia, sono arrivati a un giovane della provincia che insultava i gestori della struttura. Il primo indagato di questa storia è lui, si chiama Carlo Lo Monaco, ha 30 anni, è un ragazzo borderline che attualmente è in cella per aver assassinato il padre Armando. I suoi contatti hanno portato alla rete neonazista. Uno degli indagati è stato arrestato,
E' partita da Piazza Armerina (Enna) e dal suo profilo Facebook, la maxi inchiesta "Ombre nere", sulla rete di simpatizzanti nazisti che ha portato a decine di perquisizioni ancora in corso, a 19 denunce e, nel pomeriggio, ad un arresto in provincia di Monza, si tratta di Maurizio Aschieri, 57 anni: nella sua abitazione sono stati trovati un fucile a pompa e munizioni da guerra. All’esame della polizia ci sono anche altri fucili sequestrati nelle abitazioni degli indagati: ufficialmente, sono armi per il Softair, ma potrebbero aver subito delle modifiche.
Sui suoi diversi profili Fb, Carlo Lo Monaco evidenzia tutto il suo disagio personale. Si definisce "camerata" inveisce contro le Ong, l’omosessualità che definisce anticamera della pedofilia, e contro la Polizia: "Ma io sono un camerata. La vita senza combattere e reagire ai soprusi equivale a non vivere. Sfogherò la mia ira sulla popolazione. Sono disposto a morire". 
Le indagini si incentrano sui contatti via social dell’uomo e in particolare con quelli che ha con un uomo anche lui dell’Ennese che, come verrà accertato, aveva tra gli "amici social" altri estremisti di destra, xenofobi e neonazisti, residenti in diverse parti d’Italia. L’uomo, indagato con altri 18 appartenenti al gruppo neonazista, potrebbe essere uno dei reclutatori che avevano il compito di valutare i profili social, contattando poi, sembra anche telefonicamente, quelli ritenuti idonei a essere eventualmente coinvolti in azioni dimostrative e a far parte di una organizzazione clandestina con soggetti addestrati alle tattiche militari, in contatto con l’estrema destra europea. Nel corso delle indagini sono state effettuate intercettazioni nelle quali si progetta anche un’azione dimostrativa di basso impatto, ma necessaria a dare "un segnale", come il lancio di una bottiglia incendiaria contro una sede Anpi di Milano o di Genova. 
Numerose le intercettazioni nelle quali gli indagati esprimono odio contro gli ebrei ed ammirazione per Hitler. L’inchiesta della Digos di Enna si è incrociata con le inchieste di altri Uffici Digos, trovando riscontri nei collegamenti tra gli indagati. 
Sul sito dell’indagato , sarebbero numerosi i post che prendono di mira le forze dell’ordine e calunniano alcuni agenti della Polizia, indicati con nomi e foto. L’uomo stigmatizza anche i processi educativi nei confronti dei figli da parte dei genitori di oggi, che giudica deboli e "impauriti da Telefono azzurro".

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