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23 novembre 1973. Taviani impone lo scioglimento di Ordine Nuovo

Il 21 novembre 1973 si conclude il processo al Movimento Politico Ordine Nuovo con una condanna per ricostruzione del partito fascista. A stretto giro il ministro degli Interni e responsabile della rete di sicurezza atlantica Gladio, Paolo Emilio Taviani con un colpo di mano impone al consiglio dei ministri il decreto di scioglimento. Il ministro degli Esteri, Aldo Moro, da più di 20 anni ordinario di diritto penale, abbandona la seduta convinto dell'incostituzionalità di un provvedimento che anticipa un verdetto definitivo che è ancora lontano.


“ORDINE NUOVO – scrive il presidente Pellegrino nella relazione della Commissione Stragi – risultava già caratterizzato come un movimento semiclandestino, fortemente gerarchizzato, con una direzione politica centralizzata, orientato a muoversi in gruppi di pochissime persone che dovevano essere in grado di volta in volta di mobilitare un’area di simpatizzanti, ispirato a una concezione elitaria e mitica dello Stato, antidemocratica e antiborghese, in assoluta contrapposizione con la democrazia parlamentare e l’organizzazione del consenso attraverso i partiti, ma almeno in parte non antistituzionale. Il movimento si distingue per una «concezione antidemocratica, antisocialista, aristocratica ed eroica della vita”.

Così Pellegrino evidenzia la forzatura compiuta: “Gli elementi che col tempo sono emersi consentono oggi di dire che già all’epoca erano stati consumati fatti delittuosi di maggiore gravità e relativi a ipotesi associative di diverso rilievo, che solo molto tempo dopo sarebbe stato possibile ricondurre nell’ambito dell’organizzazione”. LEGGI TUTTO

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