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Sangue a S. Siro. Manduca: si è buttato lui sotto l'auto

"Ma chill s’e’ jittat sott", "quello si è buttato sotto": è così che ha tentato di giustificarsi Fabio Manduca, il 39enne accusato di omicidio volontario per la morte di Daniele Belardinelli, il tifoso varesino investito la notte degli scontri tra tifoserie di Inter e Milan il 26 dicembre nei pressi di San Siro a Milano. Le parole sono state colte nel corso di un’intercettazione mentre parlava con il suo avvocato, come riportato nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sono in tutto trenta gli indagati a vario titolo per l’omicidio. Il 39enne napoletano ha precedenti per reati contro il patrimonio, ma non aveva subito Daspo o altri provvedimenti sportivi. Una delle piste è che abbia avuto rapporti con la camorra, ma anche su questo proseguono le indagini della polizia. Oltre alla Digos di Milano hanno contribuito alla cattura anche i colleghi di Napoli e della direzione centrale polizia di prevenzione. Manduca si trova adesso nel carcere di Poggio Reale a Napoli.
"Quale omicidio, quello si è lanciato lui davanti alla macchina, fratello". Così Fabio Manduca si è rivolto a un amico in una telefonata del 6 aprile 2019, riportata nell’ordinanza di custodia firmata dal gip Guido Salvini. Dalla telefonata, si legge nel provvedimento, "emerge con chiarezza che Manduca ha piena consapevolezza dell’investimento di Belardinelli". In una conversazione successiva, Manduca "per giustificare l’investimento, descrive il modo con cui Belardinelli si sarebbe buttato sotto l’auto con la chiara intenzione di escludere la propria responsabilita’".
"Io non ho buttato nessuno per terra. ma chi se n’è accorto! Ma se pure l’ho buttato non ce ne siamo accorti". Al telefono con la sorella, il 14 gennaio di un anno fa, Fabio Manduca parla dell’incidente. "Bravo, in mezzo a quella baraonda", risponde la sorella e lui: "Con le mazze in mano. Mazze, bombe..ma come fai ad accorgertene?". Dalle telefonate tra Manduca e la sorella, scrivono i pm nella richiesta di arresto poi convalidata dal gip, "emergono i primi riferimenti dell’indagato all’investimento di Belardinelli; di fronte alle domande della sorella, Manduca tenta di convincerla della sua totale estraneità alla vicenda e tenta di trasferire ogni responsabilità sullo stato di generale disordine causato dallo svolgimento della rissa".
Fabio Manduca avrebbe anche fatto pressioni su un altro tifoso che era in macchina con lui, affinché non fornisse elementi utili agli investigatori. Per il gip Salvini è particolarmente "grave e significativo il comportamento mantenuto da Manduca" nei confronti di un ragazzo che era in auto. "E' evidente che i contatti e gli appuntamenti fissati da Manduca - scrive il gip - per incontrare il testimone" prima della "sua audizione in Questura a Milano e la circostanza di recarsi alla stazione ferroviaria di Napoli con Franco Giancarlo", fratello di un capo curva, "all’esito della stessa, erano finalizzati ad incidere sulla genuinità delle sue dichiarazioni". Per il gip, poi, solo con altre testimonianze se arriveranno, si potrebbe approfondire "un dolo diretto", ossia la eventuale "scelta volontaria di passare sopra il corpo steso a terra con esiti quasi inevitabilmente letali"

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