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Foibe: a Roma una piazza del ricordo per gli esuli

Una piazza di Roma per ricordare gli esuli che dal confine orientale si trasferirono in città per sfuggire alle minacce titine, un ’tappeto’ di nomi e di città per riportare alla memoria un pezzo della storia, cittadina e italiana, che tanti non conoscono. Sono le ’pietre del ricordo’ del progetto ’Famiglia ricordo’, annunciato oggi da Fiume (Croazia) nell’ambito del Viaggio organizzato dal Consiglio regionale del Lazio, che darà il suo patrocinio, sui luoghi della tragedia delle foibe e dell’esilio. 

La piazza - piazza Giuliani e Dalmati, nel quartiere Giuliano-Dalmata della Capitale - vedrà sostituiti i sampietrini con una grande riproduzione dell’Istria in travertino bianco e i nomi delle famiglie con i loro luoghi d’origine. A ideare l’iniziativa l’associazione ’Giuliano Dalmata nel cuore’ , e avrà il sostegno anche della Società di Studi Fiumani e dell’Associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia. 

Sono circa 300 le famiglie interessate che oggi popolano il quartiere, spiega il direttore del Museo Storico di Fiume Marino Micich, e già sono state raccolte 100 adesioni. La realizzazione della nuova pavimentazione sarà ’in progress’, ma la prima parte della piazza dovrebbe essere inaugurata già per il prossimo Giorno del Ricordo, il 10 febbraio 2020; il Campidoglio, riferisce lo studioso, ha già dato il via libera per l’intervento in luogo pubblico. 

Il progetto, spiega ancora Micich, è autofinanziato: ogni famiglia metterà una quota. Per le famiglie che non ci sono più, invece, si pensa a un finanziamento da parte del Consiglio regionale, del Comune, ma anche del Mibact. Sempre a ridosso del 10 febbraio, è stato annunciato ieri nel corso del Viaggio, sarà organizzata dalla Pisana una serata al quartiere Giuliano-Dalmata dedicata agli studenti, che potranno sentire dalle vive voci degli esuli le loro storie di dolore, di stenti ma anche di speranza. 


I 120 partiti domenica sera da Roma e provenienti dalle cinque province del Lazio hanno già potuto ascoltare in questi giorni i racconti dei testimoni diretti. Come Livia Bonaparte, di Pola, che era una bambina e ricorda come fosse oggi sulla piazza "le persone legate l’una all’altra, in fila, e una era il padre di una mia amica. Lei ha gridato, ma un soldato l’ha fatta cadere con il fucile. Andavano verso le foibe, e lei non ha più visto suo padre". La partenza in nave, l’ultimo addio alla sua città , la promessa di una casa a Roma, che però all’arrivo non c’era più, le notti al campo profughi alla Stazione Termini: "Dalle finestre c’erano persone che ridevano - racconta oggi - li ho capito di essere diventata una bambina povera". O la vita di Tullio Poretti, da Rovigno, che nell’insegna di un cinema ha visto scorrere la storia dell’Istria e dell’Europa orientale: "Si chiamava cinema ’Roma’, poi diventò cinema ’Mosca’. Poi anni dopo qualcuno litigò e il cinema cambiò nome in ’Belgrado’. Poi litigarono ancora ed ecco il cinema ’Zagabria’". Oggi i ragazzi del Viaggio hanno visitato la città di Fiume, ospiti della comunità italiana e dell’antico liceo italiano della città, mentre domani torneranno a Trieste per visitare la Risiera di San Sabba e il Magazzino 18.

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