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Giudizio immediato per Fabio Gaudenzi

La procura di Tivoli si appresta a chiedere il giudizio immediato per Fabio Gaudenzi, arrestato nelle scorse settimane a Le Rughe, nei pressi di Formello, per detenzione di armi da guerra e minaccia aggravata. Gaudenzi, fascio criminale legato a Massimo Carminati, è stato interrogato nei giorni scorsi anche dai magistrati della Dda della Capitale nell’ambito 
dell’inchiesta sulla morte di Fabrizio Piscitelli, ex capo ultras della Lazio, freddato da un colpo di pistola alla testa il 7 agosto scorso nel parco degli Acquedotti, in zona Tuscolana.
In un clima di omertà è la sceneggiata di Gaudenzi, che si fa arrestare dopo aver diffuso in rete i due video, a spiazzare tutti. La sua deposizione dopo l'arresto non ha convinto del tutto gli inquirenti. Quando l’uomo si siede di fronte ai pm motiva la sua resa con la paura di essere anche lui ammazzato. Fornisce uno scenario che nessuno, fino a quel momento, aveva ipotizzato: «Non si tratta di droga», sottolinea sicuro. «È una questione di oro».
In realtà questa vicenda era stata trattata marginalmente nell’inchiesta mondo di mezzo, senza che la figura di Piscitelli venisse lambita. Lo Zoppo, però lo tira dentro. E spiega di averlo coinvolto lui in questo affare dopo essere stato imbrogliato da Filippo Maria Macchi. Gaudenzi si sarebbe esposto per recuperare parte del denaro, prestato dagli amici “camerati”, Massimo Carminati, Riccardo Brugia e i fratelli Bracci, per acquistare nel 2014 tre quintali d’oro in Africa. Macchi sarebbe scomparso con il metallo prezioso e i soldi, lasciando Gaudenzi in un mare di guai. Gli unici ad aiutarlo sarebbero stati due “camerati” Maurizio Terminali e Fabrizio Piscitelli. Il primo gli avrebbe detto che Macchi si trovava a Siena, salvo poi morire per overdose a fine giugno, «assassinato» per Gaudenzi. Mentre Diabolik gli avrebbe comunicato che il suo uomo era ad Anzio, salvo poi essere sparato.

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