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Sgarbi invita gli amici di CasaPound a rimontare la scritta di marmo in nome della libertà di pensiero

È un atto di pura barbarie quello perpetrato dalla depensante Virginia Raggi che, per “riportare legalità a Roma”pratica l'iconoclastia, in puro stile hitleriano, cancellando, come minacciava la Boldrini, non il nome del Duce, ma il nome di un grande poeta, Ezra Pound, che ha pagato per le sue idee, e che rappresenta un pensiero, un'identità, oggi scevre di ogni significato politico, al cui confronto il pensiero di Grillo, della sindaca di Roma e dell'immondizia dei 5 stelle, è come la merda rispetto all'oro.
Parole chiare, dirette, che non lasciano dubbi ad interpretazione alcuna, quelle pronunciate da Vittorio Sgarbi, deputato di Forza Italia.
A una zucca vuota come Virginia Raggi la parola "poesia" fa paura. Ma lei ed i suoi simili pagheranno tutto, destinati come sono a scomparire, a tornare dal nulla da cui provengono.
Di più, continua Sgarbi, esorto gli amici di Casa Pound a rimontare, in nome della libertà di pensiero che la Costituzione garantisce, l'innocua scritta che esalta un poeta, anche solo un adesivo nero, sulla traccia della scritta abrasa da questi pornografi della politica. Che siano maledetti.
Perché il nome della Raggi sparisca, non ci sarà bisogno di cancellarlo

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