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La Meloni prenota il governo. Con Salvini

Nell'ultimo fine settimana di campagna elettorale, in vista delle Europee di domenica 26 maggio, due sono stati gli eventi importanti che hanno caratterizzato l'area sovranista del centro destra. Nel pomeriggio di sabato migliaia di militanti della Lega hanno partecipato alla manifestazione corteo arricchita dalla presenza di 11 leader di formazioni politiche alleate della Lega, guidate da Marine Le Pen.
Domenica, a Napoli, c'è stata la manifestazione di piazza dei conservatori e sovranisti di Fratelli d'Italia alla quale hanno partecipato, secondo la Questura, 30 mila persone che si è conclusa con il comizio di Giorgia Meloni.
Della giornata napoletana, del successo di piazza di Giorgia Meloni, ci parla con maggiori dettagli, il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de Il Tempo, con un interessante articolo, che riportiamo per intero.


Il fine settimana sovranista si è concluso con il bis: ossia con il successo di piazza di Giorgia Meloni a Napoli, risposta «complementare» - come spiegano i parlamentari di FdI mentre reggono lo striscione di apertura - a quella milanese di Matteo Salvini e Marine Le Pen. Non è un caso che al segretario della Lega giungerà forte e chiaro a fine giornata l’invito della leader sovranista: «Il voto del 26 maggio ci permette di disegnare una maggioranza con Fratelli d'Italia e Lega che ci liberi dai Cinque Stelle al governo della nazione». Nodo Europa e dossier Italia infatti sono intrecciati più che mai, non solo nei ragionamenti dell’ex ministro della Gioventù ma soprattutto nelle richieste che provengono dai cittadini: lo testimoniano i raduni sold-out dei movimenti sovranisti ed identitari di questi giorni, gli unici ad aver scelto manifestazioni all’aperto per concludere la lunga maratona elettorale.


«Migliaia di persone in Italia vogliono un'altra Europa e un altro governo nazionale – ha evidenziato Meloni salutando il lungo corteo che ha riempito completamente piazza Matteotti, storico ritrovo della destra napoletana -. Vogliono un'Europa che abbia rispetto degli interessi nazionali e che rimetta la sovranità al centro» e allo stesso tempo «vogliono un'Italia che sappia occuparsi dei problemi e dei bisogni degli italiani invece che stare a litigare dalla mattina alla sera». Davanti a un quadro del genere, la soluzione per produrre discontinuità e un reale cambiamento, secondo la madrina dei sovranisti italiani, è assicurare un ottimo risultato proprio a FdI. Il motivo è tutt’altro che spicciolo: «Perché votare Pd e Forza Italia sarà un sostegno all'Unione Europea della Merkel», mentre «il voto a Lega e Cinque Stelle è un sostegno a questo governo». Assicurare invece un viatico importante a FdI, ha precisato Meloni ai presenti, permetterà di raggiungere «entrambi questi risultati: è fondamentale per una nuova maggioranza in Europa (un'alleanza che vada dai popolari ai populisti, ndr) ed è l'unico possibile per un'altra maggioranza in Italia».

Quale? «Lega e Fdi possono già da soli avere i numeri per governare», ha ribadito insistendo sulla necessità dello schema generazionale perché Forza Italia ormai è giudicata inaffidabile e in avvicinamento al Pd. Un esempio concreto? Se è chiaro a suo avviso che «con la sinistra si può cambiare poco» data la sua vocazione esterofila, anche in quello che era il centrodestra «non tutti coloro che invocano il cambiamento possono garantirlo». Ed ecco la stoccata: «Se la Merkel e Juncker votassero in Italia voterebbero Antonio Tajani, voterebbero Forza Italia…». Posizione, questa di Meloni, rafforzata dalle ultime dichiarazioni del leader azzurro rispetto alle quali è stata tranchant: «Ho sentito Berlusconi lanciare Mario Draghi premier; dico chiaramente non con i voti di FdI. Errare è umano, perservare è diabolico. Un altro governo Monti non serve».

Per rilanciare la crescita in Italia e dell’Italia in Europa la proposta lanciata dal presidente di FdI parla di diminuzione drastica delle tasse, di sostegno agli imprenditori «eroici» e pugni sbattuti sul tavolo comunitario per investimenti pubblici e non per misure assistenziali come il reddito di cittadinanza. Passaggio, quest’ultimo, ribadito con forza proprio a Napoli, dove il problema disoccupazione è impellente. Rispetto a ciò l’ex ministro ha rilanciato le proposte da imporre sui tavoli nazionali ed europei: le infrastrutture al Sud, la Tav e il ponte sullo Stretto di Messina. Occorre fare di tutto, questo è la sua preoccupazione, per impedire che i giovani migliori vadano via: «I veri profughi di cui dobbiamo occuparci sono i nostri laureati che vanno all'estero...». Per fare questo, però, occorre un governo che metta al centro gli interessi nazionali, non quelli delle caste burocratiche e che non finga di procedere a fianco del popolo. Da qui, se i risultati premieranno come immagina FdI, l’appello di Giorgia: «Matteo, salvati e salviamo l'Italia dal pantano con il M5S prima che sia troppo tardi. Molla la sinistra dei Cinque Stelle e torna con la destra di Fratelli d'Italia».

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