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Il salone di Torino e quel libraio gentile di Salerno

(UMT) La batracomiomachia scatenatasi intorno alla presenza di una casa editrice vicina a CasaPound al Salone del Libro ha superato abbondantemente il livello di guardia. Poiché nessuno tiene conto del fatto che libri fascisti e nazisti sono sempre stati presentati a Torino ci sembra il caso di riportare due testimonianze sulla circostanza, accompagnate da considerazioni di segno opposto. La prima è di Pierre Dalla Vigna, direttore di Mimesis, che ha pubblicato il libro di Oreste Scalzone sul '77. La seconda è di Sante Carini, che a Torino ci veniva con il fratello Piero, il libraio gentile e affabile menzionato da Dalla Vigna, prematuramente scomparso l'anno scorso, lasciando cordoglio e rimpianto anche tra tanti compagni. Io per primo.

Dalla Vigna: tanta pubblicità gratuita per niente

Viviamo in tempi di surrealismo quotidiano. La polemica sulla presenza al Salone della Fiera del Libro di Torino di una micro casa editrice, emanazione di un gruppuscolo neofascista, ci da la misura della completa mancanza di comprensione della realtà da parte di persone e associazioni che vorrebbero richiamarsi, se non al marxismo, per lo meno al pensiero critico.
1. Grazie alla polemica in questione, uno sconosciuto marchio editoriale in questi giorni è più citato di Mondadori.
2. un libro con un’intervista a Salvini aveva lo stesso impatto comunicativo di una notizia del tipo “cane morde postino a Cinisello Balsamo”. Ora invece sarà un piccolo best seller.
3. Per motivi editoriali partecipo alla Fiera di Torino dalla prima edizione di trent’anni fa e posso rivelarvi una sconvolgente verità: editori di estrema destra, neo fasci e affini ci sono sempre stati, tra l’altro con scarsissimi risultati. Ricordo personaggi come l’editore Freda (quello di Piazza Fontana); un altro libraio di Salerno, gentile e affabile, che gestiva 5 o 6 marchi editoriali da brivido, compreso uno che aveva in catalogo le opere complete di Hitler, e così via. Avevano pagato lo stand, avevano diritto di starci, il pubblico aveva diritto di schifarli. Di solito dopo qualche anno non venivano più, poiché per loro il gioco non valeva la candela. Il pubblico dei lettori, era ed è in maggioranza orientato altrove. Ma a raddrizzare le sorti di questi piccoli editori reazionari, per loro fortuna, ci sono sempre degli ottimi intellettuali di “sinistra”. Tutta la pubblicità che quegli editori non avrebbero mai potuto permettersi ora è arrivata gratis, è tutta la notorietà che i contenuti di quei libri certo non avrebbero attirato ora c’è. Complimenti!

Carini: 20 anni fa il pensiero non omologato si confrontava

"Quando andavo al Salone del libro a Torino, a cavallo del 2000, potevi trovare probabilmente tutte le manifestazioni editoriali del pensiero non omologato dell'epoca, dalla destra radicale all'estrema sinistra, con cortocircuiti di interesse reciproco del tutto naturali. Al contempo era l'epoca in cui i centri sociali vivevano ancora un momento d'oro e forse erano in parte ancora "laboratorio" politico, e movimenti di estrema destra riconfiguravano la loro identità nel post msi. La cultura era cultura e la strada era strada. Adesso i termini della strada sono diventati gli stessi della cultura. E di conseguenza pure i luoghi si sono confusi. Non è detto che sia moralmente un male. E capisco la necessità politica di monopolizzare gli spazi. Ma a questo punto cosa differenzierebbe un salone del libro da un cimitero?

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