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CasaPound a Casalbruciato: i rom non si integreranno mai

CasaPound è tornata a Casal Bruciato, con una ventina di militanti, per un comizio sotto alla palazzina dove domenica e lunedì una protesta di piazza ha impedito che venisse consegnata una casa popolare ad una famiglia rom, legittimamente assegnataria dell’appartamento. I leader romani del movimento di estrema destra sostengono: "Non accettiamo accuse di razzismo". Il piccolo gruppo di militanti della formazione di estrema destra si è ritrovato, assieme ad alcuni abitanti della zona, attorno alla tenda montata ieri per Noemi, giovane che aveva tentato di occupare la casa assegnata alla famiglia proveniente da un campo nomadi.
"Le case popolari dovrebbero toccare prima agli italiani e non a questa minoranza i rom. Di sicuro non siamo noi a dire che non sono italiani, ci sono quelli che continuano a preservare le loro tradizioni e poi gli altri, la maggioranza, che vivono a nostre spese delinquendo in tutti i modi", ha detto Mauro Antonini. "Sono sicuro che se oggi qui fosse entrata una famiglia di filippini  - ha aggiunto - non sarebbe successo tutto questo, perché si integrano. Ci sono comunità che vogliono contribuire alla nazione, altre come i rom che non si integrano nemmeno dopo generazioni. E non si integreranno mettendoli nelle case popolari".
Il consigliere al Municipio X Luca Marsella ha aggiunto: "Non accettiamo accuse di razzismo e di fomentare odio nelle periferie, come dice la sindaca, a fomentarlo è chi
ci porta 60 rom in zone senza servizi. Per noi prima gli italiani è una posizione chiara. Procederò con un esposto ai Carabinieri per poter avere visione delle graduatorie delle case popolari di cui ho fatto richiesta da mesi". Mentre per Davide Di Stefano: "Una presenza di Salvini a Torre Maura ma anche qui a Casal Bruciato sarebbe stata gradita dai cittadini, prima degli italiani non è uno slogan ma una pratica quotidiana".

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