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Sangue a San Siro. Un arrestato accusa il capo ultrà Marco Piovella. Interrogato e rilasciato

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Si è presentato in questura con il suo legale, l’avvocato Mirko Perlino, Marco Piovella, il leader della curva dell’Inter indicato da uno dei tifosi arrestati come organizzatore degli incidenti. Ha ammesso la presenza agli scontri ma ha negato di aver avuto responsabilità organizzative. Il capo ultrà ha lasciato la questura dopo l'interrogatorio. La mossa dell'avvocato difensore di affrontare subito il confronto con gli investigatori si è rivelato vincente.
Marco Piovella è stato già assolto quasi dieci anni fa per il derby in cui rimase tramortito l’allora portiere del Milan Dida e leader di uno dei settori della curva interista.


Luca Da Ros, 21 anni,  uno dei tre ultras dell’Inter arrestati per gli scontri avvenuti in occasione della partita Inter-Napoli ha fatto il nome dell’organizzatore del raid, uno dei leader della alla curva. Lo ha riferito l’avvocato difensore, Mirko Perlino, all’uscita dal carcere di San Vittore, dove il Gip milanese Guido Salvini sta sentendo i tre; poiché la persona in questione sarebbe un suo cliente Perlino ha rinunciato al mandato e l’interrogatorio del ragazzo è proseguito con il suo co-difensore, Alberto Tucci. Secondo Da Ros, uno dei Boys, la vettura che ha investito e ucciso Daniele Belardinelli, 38 anni, ultras del Varese (la cui tifoseria è gemellata con quella nerazzurra) non apparteneva alla colonna dei tifosi partenopei presa d’assalto nei pressi di via Novara. Il ragazzo ha ricostruito davanti al gip Guido Salvini le fasi degli incidenti spiegando che, a suo avviso, la vettura che ha travolto Belardinelli, pur procedendo verso lo stadio Meazza (e non in senso opposto come a una prima ricostruzione), non apparteneva alla colonna. Il legale ha chiesto che non sia applicata la misura della custodia cautelare in carcere per il giovane incensurato.
Da alcune indagini difensive sarebbero anche emersi dubbi sulla ricostruzione dell’incidente che ha visto vittima Daniele Belardinelli, il tifoso del Varese rimasto ucciso dopo essere stato investito da un mezzo il cui conducente è ancora ricercato. La vettura, indicata come un Suv, stando a indagini difensive, sarebbe stata diretta verso lo stadio, non in uscita da Milano come da una prima ricostruzione, e avrebbe invaso la corsia opposta. Così come rimane da capire se il conducente della vettura avesse a che fare con gli scontri o passasse per caso. Hanno ammesso di esser stati presenti agli scontri ma hanno precisato di non aver avuto contatto con i tifosi napoletani Franceco Baj, 31 anni, uno degli Irriducibili e il suo coetaneo Simone Tira, due dei tre ultras dell’Inter arrestati in relazione agli incidenti. Assistiti dall’avvocato Antonio Radaelli, davanti al gip Guido Salvini i due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e hanno rilasciato dichiarazioni spontanee. Secondo "la Repubblica" due dei tre arrestati sono attivisti di Lealtà Azione.
 Dal racconto di Da Ros, in particolare, sarebbe emerso un piano quasi militare in cui i ruoli erano ben definiti e compartimentati, con tanto di autisti che avrebbero fatto salire quattro ultras a bordo di ogni auto (altri sarebbero arrivati a piedi) per giungere sul posto dove già  si trovavano le armi per l’assalto.  Bastoni, mazze, spranghe, tutto l’arsenale utilizzato dagli ultras dell’Inter, ma anche di Varese e Nizza per l’assalto alla carovana dei van dei tifosi napoletani dello scorso 26 dicembre si trovavano già  sul posto quando gli oltre cento assalitori sono arrivati al punto in cui era stato deciso l’agguato.
A quanto si è appreso, la decisione dei gip di Milano Guido Salvini se mantenere in carcere i tre, come chiesto dai pm Maria Letizia Mannella, Michela Benedetta Bordieri e Rosaria Stagnaro dovrebbe venire nella giornata di domani.

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