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20 novembre: il giorno nero della guerra civile spagnola. Muoiono Durruti, Josè Primo, Franco

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Ci sono giorni in cui, per motivi imperscrutabili, finiscono per addensarsi e concatenarsi eventi in apparenza casuali. A questi fenomeni ha cercato di dare un senso e una spiegazione Carl Jung, lo psichiatra più sensibile alla dimensione misteriosa delle vicende e dell'animo umano. Intanto gli ha dato un nome: la sincronicità. Ed è sicuramente una coincidenza significativa che lo stesso giorno dello stesso anno nello stesso paese, la Spagna del 1936, muoiano, più o meno per la stessa mano, i due leader che avrebbero potuto determinare un esito rivoluzionario alla guerra civile. Il leader fascista della Falange, Josè Primo de Rivera muore in esecuzione di una condanna a morte della repubblica spagnola. Ma per Francisco Franco e i generali golpisti è un terno al lotto, perché si sono tolti dalle palle un peso politico notevole, un leader che avrebbe potuto orientare l'insorgenza in direzione ben diversa dagli esiti bigotti e reazionari voluti dal Generalissimo.
Buenaventura Durruti, amatissimo ed eroico leader anarchico. viene ammazzato da un cecchino a Barcellona. Nulla è certo ma forti sono i sospetti che a fare fuoco sia stato qualche agente stalinista. Il Comintern infatti è impegnato su un doppio fronte: non intende tollerare la volontà di anarchici e trotskisti. La guerra e la rivoluzione non possono e non devono essere tenute insieme. E così muore, ucciso a tradimento, il più amato comandante di una colonna militare che nei primi mesi della guerra civile ha fatto mirabilia.
Poi succede talvolta che ci sia un numero in più nel destino. E così 49 anni dopo, un altro 20 novembre, se ne va, dopo essere stato per settimane tenuto artificialmente in vita, proprio Francisco Franco, l'uomo che, alla fine di tutto, senza nulla aver fatto di suo, era stato liberato dall'ingombro dei due giganti e ne aveva ricavato il massimo beneficio politico.

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