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Strage di Bologna, la difesa di Cavallini insiste: sentiamo Carlos

Al termine dell’udienza del processo sulla strage alla stazione di Bologna, che vede alla sbarra Gilberto Cavallini per concorso nell’attentato, la difesa dell’ex Nar ha chiesto di nuovo al presidente della Corte d’Assise, Michele Leoni, di chiamare a testimoniare il terrorista Ilich Ramirez Sanchez, meglio noto con il nome di battaglia di "Carlos", detenuto in Francia. 
Alla base della richiesta dell’avvocato Gabriele Bordoni c’è una lettera, inviata dal terrorista venezuelano al suo difensore italiano, Sandro Clementi, nella quale Carlos si dice disponibile a testimoniare davanti alla nostra magistratura. All’eventualità di sentire Carlos si è opposto il pm Enrico Cieri ("Ha già parlato della strage, non ha nulla da dire, se non esternare le sue fantasie") e i legali di parte civile. Cieri ha condotto l'inchiesta bis sulla cosiddetta pista palestinese conclusa con un nulla di fatto.Leoni, invece, ha ricordato che Carlos "è rimasto estraneo a tutti i processi sulla strage, per i quali è quindi un ’signor nessuno’". Poi ha invitato Bordoni a formalizzare la sua richiesta entro 30 giorni, "indicando le circostanze su cui si vorrebbe far testimoniare Carlos". Se non emergeranno elementi nuovi la Corte ’non si discosterà da quanto già deciso", ha aggiunto Leoni, specificando che nel caso Carlos sarà sentito in videoconferenza. Ipotesi che il terrorista aveva escluso nella lettera, chiedendo di voler testimoniare davanti ai magistrati italiani, ma nel carcere di  Poissy.
Nel corso dell’udienza odierna, la prima dopo la pausa estiva, sono stati ascoltati come testimoni l’avvocato Franco Giomo, ex dirigente dell’Msi, Marcello Iannilli, membro del Mrp alla fine degli anni ’70, condannato per banda armata nel primo processo per la strage insieme allo stesso Cavallini, e Ulderico Sica, prosciolto per la strage del 2 agosto e condannato per altri reati.
La Corte ha invece escluso definitivamente la possibilità di far testimoniare l’ex leader di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi, a causa di gravi problemi di salute. E’ stato invece ritenuto "non provato" l’impedimento a testimoniare di Rosaria Amico, moglie di Francesco Mangiameli, ex dirigente di Terza Posizione ucciso dai Nar: la donna, che era convocata per oggi e ha mandato un certificato medico generico, è stata condannata dal presidente a pagare un’ammenda di 500 euro e sarà citata di nuovo il 7 novembre.
Stesso discorso per Dario Luigi Fignagnani, neofascista veneto, che non si è presentato e non ha dato giustificazioni, mentre Alberto Stefano Volo, estremista di destra poi pentito, ha chiesto la revoca della sua testimonianza per motivi di salute, ma dovrà produrre una documentazione dettagliata sulle sue condizioni fisiche entro sette giorni. Nella prossima udienza, il 26 settembre, dovrebbe testimoniare invece Sergio Picciafuoco, un piccolo malavitoso presente a Bologna il 2 agosto 1980 ma assolto in via definitiva per la strage.

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