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È morto Antonio Braggion: uccise, per difendersi, Claudio Varalli

È morto ieri Antonio Braggion, l'avanguardista milanese che il 16 aprile 1975 uccise per difendersi da un pestaggio Claudio Varalli, militante del Movimento studentesco e fu perciò condannato per eccesso di legittima difesa. Lo ricorda sulla sua pagina Facebook Gianluca Castro.

Antonio Braggion un simbolo? No solo un amico Mi ha raggiunto nella tarda serata di ieri, Primo settembre, la notizia della morte di Antonio Braggion. Da tempo ci eravamo persi di vista, divisi da vicende familiari e di lavoro differenti che ci avevano portato su strade diverse. Di lui ricorderò sempre, però, le vacanze in campeggio e la comune passione per la montagna e le escursioni dei lunghi trekking fatti insieme come quello nell'interno più selvaggio della Corsica, la Grand Randonnèe numero 20 impegnativo cammino tra i monti di questa bellissima isola del Mediterraneo. E' stato un simbolo, suo malgrado, legato com'era a un fatto di cronaca drammaticamente rappresentativo della Milano di metà anni Settanta.
  Poco più che ventenne un pomeriggio del 16 aprile 1975 si trovava davanti a un bar in Piazza Cavour a Milano, caso volle che quello era proprio l'obiettivo scelto per un raid da un gruppo di giovani – di opposta fazione si diceva al tempo – che l'avevano scelto solo sulla base delle simpatie politiche (vere o presunte che fossero) dei giovani frequentatori. Il tragico epilogo, letto tante volte nelle cronache della violenza politica, con 3 o 4 giovani aggrediti da forze preponderanti dotate del consueto armamentario di spranghe e chiavi inglesi era destinato in questo caso ad un esito inaspettato. Pur già colpito dai primi colpi di spranga Braggion ebbe la prontezza di rifugiarsi all'interno della sua mini dov'era custodita una pistola calibro 7,65 esplodendo dall'interno della vettura due colpi di pistola attraverso il tetto della vettura, uno dei quali destinato a spegnere la vita del diciassettenne Claudio Varalli. Da quel pomeriggio scaturirono anni di latitanza all'estero e, al ritorno in Italia, lunghi periodi di carcerazione. Un clima avvelenato da violenze di ogni genere: l'indomani 17 aprile 1975 fu la volta di Giannino Zibecchi morto nel corso dell'assalto alla sede del MSI di Via Mancini, solo pochi giorni più tardi - il 29 dello stesso mese - periva dopo una lunga agonia Sergio Ramelli.

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