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26 Agosto 1974 La Morte Del Comandante Borghese Nel Ricordo Di Stefano Delle Chiaie



(G.p) Quarantaquattro anni fa moriva a Cadice, in un incidente stradale Junio Valerio Borghese. Per motivi di ordine pubblico (il Comandante era morto da latitante) la cerimonia funebre in Italia fu organizzata in forma privata nella cappella di famiglia nella Basilica di Santa Maria Maggiore, senza gli onori previsti per le medaglie d'oro al valore militare. I giovani di Avanguardia decisero di non rispettare il diktat di polizia.

Stefano Delle Chiaie, leader indiscusso di Avanguardia Nazionale, nel suo libro l'Aquila ed il Condor racconta il principio e l'esito tragico del rapporto con il comandante.

IL LABARO - Avevo conosciuto il comandante Borghese nella mia sezione del Msi di via Solunto nel 1953 in occasione delle elezioni politiche. Era uno dei miti della nostra tradizione, quella dell'Onore e della fedeltà, in contrasto con chi aveva voltato le spalle e ceduto al nemico. Mi colpì il suo atteggiamento autoritario trasmesso con una semplicità cameratesca che lo rendeva unico, tra quelli che avevo incontrato fino ad allora. Non mi interessava, né mi interesserà in seguito, storicizzare le sue imoprese. Non erano le date che mi affascinavano, ma gli eventi sospesi in un tempo indeterminato che avevano segnato la sua vita di soldato insieme con quella parte, che malgrado tutto, aveva continuato a combattere. Parlò e si intrattenne pazientemente con noi, subendo le nostre domande di giovani gelosi di una vicenda che ci era stata negata per una condanna anagrafica. Gli chiesi di firmare il nostro labaro sul quale scrisse : Alla sezione Appio Latino Metronio del Msi, ottima sezione. A ricordo delle elezioni 7 giugno 1953. Valerio BorgheseConservo ancora quel labaro. Quando abbandonai il Msi lo portai con me. Ho subito innumerevoli perquisizioni e sequestri, ma quel labaro è ancora lì, tra le mie poche cose più care, avvolto, per proteggerlo, in una bandiera tricolore.

IL PRESAGIO DELLA FINE (...) In agosto(1974) lasciai la Spagna per raggiungere l'Italia e preparare il rientro del comandante. Mi congedai da lui davanti all'entrata dell'Hotel, nostro abituale ritrovo. Gli dissi: a presto Comandante! Si Dios quiere.. Se Dio lo vorrà. Frase che mi tornerà spesso alla mente come suo presagio all'imminente fine.Una sera di fine agosto, uno dei camerati che erano rifugiati in Grecia, ci disse che gli sembrava di aver sentito per radio che Borghese era morto. Con Lello (Graziani) telefonammo a Madrid per controllare la notizia. Speravo in un errore. Invece dalla Spagna ci arrivò la conferma..

IL RIMPATRIO - Rientrai in Italia clandestinamente. Livio, figlio del comandante, aveva chiesto il rimpatrio della sala del padre, che venne concesso, senza l'onore delle armi che di diritto gli sarebbe spettato quale medaglio d'oro al valore militare. Inoltre il governo volle garanzie che non ci sarebbero state manifestazioni di omaggio. Livio fu costretto ad accettare. Ma noi no! Alla basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, dove c'è la cappella della famiglia Borghese, il giorno del funerale, il 2 settembre, confluì una grande folla. Moltissimi militanti di Avanguardia erano a Roma per rendere l'ultimo omaggio al Principe. La bara fu portata a spalla e fu fatta entrare dalla porta principale. Io ero in una casa, in zona Ardeatina, e lì attesi Livio, Andrea Scirè e l'altro figlio di Borghese ed i responsabili di Avanguardia delle altre città... Rimanemmo insieme l'intera notte e commentammo l'ostilità di alcuni dirigenti del Msi all'omaggio che avemmo voluto riservare al comandante. Livio ed Andrea Scirè pubblicarono su un quotidiano un saluto ai giovani che erano presenti alle esequie del padre. Una risposta a quanti ci avevano criticato.

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