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Strage di Bologna, il faccendiere Francesco Pazienza chiede di essere sentito


Un telegramma per "chiedere cortesemente di poter esser convocato onde depositare dati e documentazioni di possibile interesse. Firmato "con osservanza" Francesco Pazienza.

Nel processo a Gilberto Cavallini, ex Nar, per il suo presunto ruolo di appoggio nella stage del 2 agosto a Bologna spunta a sorpresa colui che nel 1988 venne condannato a 10 anni proprio per aver depistato le indagini sulla strage.
Massone, faccendiere, braccio destro di Licio Gelli , ex capo del Super Sismi, amico di Noriega. 
Mille definizioni per un uomo il cui nome appare dietro ogni incrocio pericoloso della storia italiana e non solo: l'attentato a Papa Wojtyla ad opera di Alì Agca, la sconfitta di Carter contro Reagan in America, il crac del banco Ambrosiano per il quale viene condannato ad altri 3 anni. E ora Bologna.
Meno di un anno dopo la bomba che sventrò la stazione causando la morte di 85, sull'espresso 514 Taranto- Milano viene ritrovata una valigia: dentro c'era un mitra proveniente dal deposito utilizzato anche dalla Banda della Magliana, due biglietti aerei intestati a cittadini stranieri e dei barattoli pieni di esplosivo, lo stesso utilizzato a Bologna.
Una pista falsa messa in piedi dal Sismi con la complicità di Pazienza.
A distanza di 38 anni cosa possa riferire di possibile interesse resta un mistero sul quale deciderà nelle prossime settimane la Corte d'Assise.

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