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Letti da noi 17/ Romualdi e Almirante destre parallele


Romualdi e Almirante. Destre 'parallele'" è un libro scritto a quattro mani dai colleghi Gennaro Malgieri e Federico Gennaccari per fornire più chiavi di lettura sul ruolo svolto dal "fondatore" e dal "segretario" nella storia della destra e della politica italiana più in generale.
Un libro che da pochi giorni è presente nelle librerie di tutta Italia, isole comprese, che ci viene recensito da Giacinto Reale prezioso collaboratore di fascinazione ed autore di un interessante libro intitolato Racconti squadristi, se non ci conoscete... 


Come si può resistere ad un libro che, contro ogni consuetudine, non è dedicato a mogli, figli e genitori “che mi sono stati vicini e mi hanno sopportato durante la scrittura”, ma si rivolge “ai missini estinti e sopravvissuti” ?


Soprattutto, non può farlo uno come me, che missino è sempre stato, senza tentazioni extraparlamentari negli anni della giovinezza né cedimenti moderati in quelli della maturità.... se non altro perché nel MSI c’era già tutto.
Come c’era, su un piano più propriamente politico e ideologico, una “sinistra” ed una “destra”, impersonate –spesso anche solo per comodità di sintesi e amore di dualismo- dai due protagonisti del libro. Certo, poi c’era anche Rauti (e, un po’ più indietro, Niccolai) , ma per lui il discorso era diverso, fino a ricordare quasi quello che scrisse Missiroli a proposito delle convulsioni del socialismo del primo dopoguerra: “Di fronte alla storia, di fronte alle sue realizzazioni, non v’è dubbio che ha ragione Turati, ma di fronte all’ideale messianico, si può dare torto a Bombacci?” Ecco, sostituite Almirante a Turati e Rauti a Bombacci, e il gioco è fatto.


Di storie del MSI scritte “dal di dentro” ce n’è già qualcuna (oltre a quelle insuperabili di Adalberto Baldoni) mentre molte sono invece quelle redatte con spirito non amichevole. 
Lo stesso dicasi, in misura minore, per le biografie almirantiane (e c’è anche un’autobiografia), mentre non mi risulta un vero e proprio lavoro su Romualdi, e le sue pagine autobiografiche sono più che altro una testimonianza sulla RSI.
Il libro, quindi, colma una lacuna, ma, soprattutto ci aiuta a conoscere due uomini che “furono” il MSI, fino a determinarne la pratica estinzione con la loro morte e a ripercorrere, in breve ma esaustiva sintesi tutti i passaggi della vita della loro creatura.
Pratica estinzione della quale le molte migliaia di presenti –tra i quali il sottoscritto- in piazza Navona, quel 24 maggio del 1988, ai funerali, ebbero già presentimento, molto prima della sanzione ad opera dell’immobiliarista di Montecarlo “ladro di sogni”.
Naturalmente, la lettura che ognuno farà del libro, non potrà non essere influenzata dal proprio personale “vissuto”, così come è successo per gli Autori: molto affettuoso, sulla scia della personale conoscenza, condivisione ideologica e collaborazione professionale, il ritratto di Romualdi da parte di Malgieri, più sobrie le pagine di Gennaccari che i due leader li aveva “solo visti in tv o ascoltati nei comizi”.
Il “vissuto” conta, perché personalmente concordo in pieno con Parlato, che nella sua Introduzione a “Nostalgia dell’avvenire”, il libro per i settant’anni della nascita del MSI, sottolinea, e a ragione, sul concetto di "Partito mosso essenzialmente da sentimenti più che da ideologia", e individua così un carattere "tipico" (forse il più "tipico") dell'uomo fascista, neofascista e postfascista.
Non mi sottraggo, perciò, al gioco delle preferenze. Tra i due, è inevitabile che le mie vadano ad Almirante, e mi facciano giudicare troppo insistito, in Romualdi, il richiamo al concetto di “Destra”, col quale ho ancora difficoltà a relazionarmi, da vecchio novecentista che alle “superate” categorie ci tiene, e che è confortato, in realtà, anche dai fatti. Ci portiamo tutti appresso il peso di quella scelta montecitoriale che, se dobbiamo credere alle affermazioni di Grandi, fatte nel ’21 (quando cioè avrebbero potuto benissimo essere smentite) parlarono di un posizionamento a destra nell’emiciclo esclusivamente determinato, per i 35 bellicosi neo eletti in camicia nera, da “ragioni topografiche e pugilistiche”. 
Lo stesso accadrà, pur tra polemiche e a ruoli invertiti, per i sei deputati eletti nel ’48, quando la scelta dei banchi di destra sarà necessaria per ragioni di stretta sopravvivenza in un aula affollata anche da ex partigiani, rossi e bianchi, in spe.
Almirante sarà tra quei sei, Romualdi lo raggiungerà nel ’53, dopo la lunga carcerazione, e fin dall’inizio la differenza tra i due sarà evidente, pur avendo ambedue intuizioni politiche felicissime: il secondo piuttosto impegnato a tracciare una strada, nell’ individuare e definire i confini della sua Destra, mentre per l’altro dominante sarà la (ricerca di) costruzione di un nuovo Stato....e basti ricordare la sua memorabile battaglia contro lo spezzettamento regionalistico.
E, forse, il primo era anche convinto che la sua era una battaglia minoritaria (non alludo alle percentuali congressuali) se è vero, come ci ricorda Malgieri, che con un artifizio retorico (può essere che tanto “certo” non fosse lui stesso), iniziò così un suo famoso articolo su “L’Italiano”: “Sono certo caro lettore, che non ti dispiacerà che il MSI abbia potuto ufficialmente definirsi un Partito di destra....”
Nella seconda parte del libro, Gennaccari, che ha collaborato con Baldoni nella scrittura dei volumi ai quali ho accennato, mette a frutto la sua personale grande conoscenza di storie e uomini del MSI, con una carrellata sintetica quanto completa. Qui il discorso si fa ancora più coinvolgente per chiunque abbia frequentato polverose Sezioni di paese e pericolose Federazioni di capoluogo, abbia conosciuto uno o più dei personaggi citati (ma anche solo qualcuno di quei “tipi” che popolavano l’ambiente), abbia respirato quell’atmosfera che ha fatto unico ed irripetibile il mondo del neo/post fascismo.
De Marzio, Roberti, Nencioni, Staiti, Caradonna, Anderson e Petronio, e tanti altri, i Congressi (e le belle litigate connesse), il 16 marzo del ’68 alla Sapienza, gli anni di piombo, i campi Hobbit e via dicendo. Anche solo ad elencarli oggi sembra il paleolitico della politica.
Eppure, qualcosa di vivo c’è, che corrobora i vecchi cuori di chi “partecipò” e vale di insegnamento per i giovani, mirabilmente sintetizzato in una frase di Baldoni riportata nel volume: “Spesso Romualdi e Almirante si sono confrontati su posizioni diverse, soprattutto quando Almirante assumeva il ruolo di leader della sinistra e Romualdi il capo carismatico della destra. Ma, anche nei periodi maggiore frizione (congressi del 1956, 1963 e 1965) i loro rapporti umani non si sono mai incrinati, perché li univa un viscerale amore per il Partito”.
E’ proprio quello che manca oggi: (micro)partiti e movimentini rancorosamente divisi, nei quali i rapporti umani sono sottomessi alla logica della dominanza, in una collettivo corsa verso il baratro.
Questo è il maggior rammarico per chi è “sopravvissuto”, e può solo rifugiarsi nei ricordi, come ho fatto io in queste tre ore spese bene, benissimo: grazie a Gennaccari e Malgieri. 
E’ stato come ritrovarsi per un appuntamento con vecchi amici (camerati si può dire ancora ?), senza, però, le lacrime e gli abbracci di circostanza, che restano ancora vigorosi, a dispetto di sciatalgie e doloretti vari.


Il libro: Gennaro Malgieri, Federico Gennaccari, Romualdi e Almirante destre “parallele”, Fergen 2018, pagg. 194, euro 13,00

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