Header Ads


Emiddio Novi: nasce la rivoluzione italiana populista. Ha tutti contro

Emiddio Novi, mio antico maestro di giornalismo, è uno dei più lucidi analisti del populismo italiano, di quella che chiama, con giusta enfasi la rivoluzione populista italiana, che sta riportando il Paese al suo antico ruolo di laboratorio politico e sociale di avanguardia. 
Nasce la rivoluzione italiana populista. Sotto i migliori auspici. Ha tutti contro. 
Significa che mette in discussione il pensiero unico liberista-libertino, il mondialismo, e il dispotismo elitario che vuole ridurre gli uomini alla condizione di neoschiavi e nomadi postmoderni. Se date un'occhiata ai giornali vi accorgete che l'Italia mediatica si è ritrovata unita, concorde e pacificata in una feroce opposizione a Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Per neutralizzare Berlusconi quattro procure lo faranno processare sempre per il caso di Ruby rubacuori, la presunta minorenne egiziana che da mesi si prostituiva indisturbata a Milano. Se condannato il Cavaliere perderà lo status di cittadino riabilitato con tutto quel che segue. Gli hanno puntato quattro pistole alla nuca. Il Cavaliere ha capito l'antifona e a Sofia, al vertice dei popolari europei, s'e' detto allarmato per la svolta populista.
Giorgia Meloni è indecisa, ma sa che se si tiene fuori dalla maggioranza populista i suoi voti se li divideranno Salvini e Casa Pound. L'Europa, la Merkel e Macron soprattutto, la Banca centrale europea, le famigerate e truffaldine agenzie di rating, le banche e il generone mondialista sono scatenati.
L'esempio italiano rischia di fare scuola e molti dei leader europei rischiano un definitivo prepensionamento. Dopotutto l'Italia è il Paese che con Machiavelli ha fatto scuola a tutto il pensiero politico moderno. E negli anni 30 fece anche da scuola a Keynes e Roosvelt per le sue politiche di fuoriuscita dalla grande crisi del 1929. Mussolini chiamò a collaborare Alberto Beneduce, un ex deputato socialista di Caserta che non battezzava i figli e li affiggeva con nomi tipo Idea Socialista e Vittoria Socialista. Ma fuori dal settarismo nominalistico familiare Beneduce era un uomo di grande valore.
Insieme a Mussolini aveva intuito che per fronteggiare le degenerazioni finanziarie del capitalismo occorreva riscoprire la funzione dello Stato imprenditore. Furono nazionalizzate le grandi banche di interesse nazionale, con Serpieri fu avviata la politica della bonifica integrale delle campagne. Non solo nel Lazio con le Paludi Pontine, ma anche in Campania, Puglia e Sicilia. Con l'Iri fu messa al sicuro la grande industria nazionale. Con l'Eni furono attuati i primi passi nell'ambito energetico. Fu creata quella classe manageriale che nel dopoguerra costruirà l'Italia del miracolo economico. Fu protetto il credito decentrato delle piccole banche connesse al territorio. Una politica di colossali lavori pubblici creo' posti di lavoro e bonificò città come Roma e Napoli. 
Gli errori politici del fascismo e la tragedia della guerra travolsero anche questo sistema di difesa e valorizzazione del lavoro italiano. Con il tentativo populista di Salvini e Di Maio gli italiani di destra e di sinistra, fascisti e antifascisti si riappropriano del loro destino dopo decenni di ossequiosa e rispettosa subalternità verso l'Europa tedesca. Ci avevano espropriato del futuro. Ci avevano persino proibito di immaginarlo.
Ci dovevamo rassegnare alla decrescita infelice, alla miseria e a sopravvivere di sussidi, distruggendo la nostra agricoltura per nutrirci di cibo spazzatura. Anche in questo dovevamo essere uguali a tutti i neoschiavi della post modernità. Aveva ragione il riformista Stuart Miller che nel 1859 scriveva:"l'Europa sta avanzando risolutamente verso l'ideale cinese di rendere simili tutte le persone". Speriamo di fermarla questa Europa

Nessun commento:

Powered by Blogger.