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Anna Frank, la figlia di Fantozzi e la faccia di corno degli ultras laziali

"Non sapevamo che fosse una giovane deportata ebrea, pensavamo fosse la figlia di Fantozzi". Così gli ultrà della Lazio si sono rivolti al pm che li ha interrogati per il caso degli adesivi esposti in Curva Sud all'Olimpico. E le urla del magistrato imbestialito si sarebbero sentite a grande distanza, rimbombando nei grandi corridoi del Palazzo di Giustizia. Che si sia trattato di grassa ignoranza o colossale provocazione lo stabilirà la Procura di Roma dopo aver sentito le assurde giustificazioni date da 6 dei 14 tifosi laziali accusati di incitamento all'odio razziale per aver affisso lo scorso 22 ottobre all’interno della curva romanista, in occasione della partita Lazio-Cagliari, diversi adesivi riportanti l’effige di Anna Frank con indosso la maglia giallorossa.
"Anna Frank? Non so chi sia". "Pensavo fosse Mariangela, la figlia di Fantozzi". Si è sentito davvero di tutto durante l'interrogatorio. Risposte assurde: come si fa, infatti, a confondere il viso di una bambina, divenuta in tutto il mondo un simbolo della Shoah per il suo straziante diario della prigionia, con il personaggio cinematografico interpretato da un uomo travestito da ragazzina nella saga comica di Fantozzi?
Sul piano processuale, per il procuratore aggiunto Francesco Caporale sarà fondamentale capire se tutti i 14 ultras indagati (tra i 17 e i 53 anni) abbiano consapevolmente utilizzato il viso della bambina ebrea vittima dell’Olocausto per dileggiare i loro avversari resuscitando l’antisemitismo. Quel fotomontaggio, secondo l’accusa, aveva un «intento chiaramente denigratorio e di scherno». Anche perché era accompagnato da altre scritte: "Romanista ebreo" e "Romanista Aronne Piperno", con riferimento al celebre personaggio di origine ebraiche presente nel film "Il marchese del Grillo".

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