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26 aprile 1966: la morte di Paolo Rossi e i brogli alla Sapienza


All’università di Roma le prime avvisaglie della valanga si avvertono nella primavera del 1966, quando durante scontri tra opposte fazioni, il 26 aprile, muore uno studente di sinistra: Paolo Rossi, cadendo dalla scalinata della Minerva. La morte del giovane provoca forti polemiche (nella foto: le proteste del giorno dopo) e in parte serve a coprire il primo broglio elettorale del dopoguerra. 
Ugo Gaudenzi Asinelli, uno degli animatori del gruppo Primula Goliardica, che fa capo a Randolfo Pacciardi (ex ministro repubblicano, che ha fondato un movimento di tipo gollista) ricorda così quell’episodio: 
Prima che Paolo Rossi sia ucciso avviene un fatto importante. Noi siamo i favoriti alle elezioni per il rinnovo del parlamentino universitario a Roma. Ma improvvisamente scopriamo che le urne, conservate alla Casa dello Studente, vengono manomesse con l’apposizione di simboli sulle schede bianche da parte sia dei comunisti, sia dei liberali, sia dei missini. Immediatamente picchettiamo il comitato elettorale che sta facendo questi brogli, impedendogli di uscire dall’edificio, e contemporaneamente chiamiamo la polizia denunciando la cosa alla magistratura. Successivamente sei esponenti dei sei diversi partiti, che denunciamo, saranno condannati a sei mesi di carcere l’uno proprio per brogli elettorali. Per nascondere all’opinione pubblica questa clamorosa operazione consociativa, ecco che si trovano la morte di Paolo Rossi tra le mani e danno vita a una grossa campagna di strumentalizzazione che, di fatto, fa passare in secondo piano questo episodio. 

Cesare Mantovani, all’epoca presidente nazionale del Fronte Universitario di Azione Nazionale, cioè degli universitari missini, fornisce un’altra versione:
In realtà avvenne una cosa che avveniva sempre: siccome gli studenti che votavano erano molto pochi, diciamo meno del 5 per cento, allora, per far apparire che si fosse recato alle urne almeno il 15 per cento degli universitari, tutti d’accordo inserivamo, accanto alle schede realmente compilate, delle schede riempite dai comitati elettorali di tutti i gruppi, però sempre rispettando il risultato, senza cioè alterarlo al punto di vista percentuale, ma semplicemente moltiplicandolo per dieci. Per esempio, chi aveva preso 500 voti risultava che ne avesse presi 5000, chi 1000 ne dichiarava 10.000 e così via. Era insomma soltanto un’operazione di immagine, nessun broglio.
In ogni caso, al di là delle strumentalizzazioni, la morte del giovane Paolo Rossi viene attribuita ai fascisti e di conseguenza, come ammette lo stesso Mantovani, 
il clima per noi diventa pesante. Io stesso ho dovuto dare i miei ultimi esami all’università in ore antelucane, scortato dalla polizia, dietro appuntamento con i professori. 
FONTE: Nicola Rao, La fiamma e la celtica

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