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Raid di Macerata/4. Macché follia. Un'azione lucida e organizzata

La mia analisi del raid di Macerata per Tiscali.it. Contro i dispositivi di rimozione e banalizzazione. Con un omaggio finale alla lucida intelligenza e all'onestà intellettuale di Maurizio Murelli 

Non si è fatto a tempo ad avviare il dibattito sul tasso di follia di Luca Traini, il responsabile del raid razzista di Macerata, che era già pronta la diagnosi: soggetto border line. A offrircela lo psichiatra che l'ha incontrato in questi ultimi mesi, per lui segnati da un groviglio di vicissitudini personali e difficoltà familiari. Ma se si resta ai fatti, al loro furibondo incalzare nella mattina di un giorno da cani che ha sconvolto la non più tranquilla città di Macerata, dobbiamo avere il coraggio intellettuale di riconoscere che, invece, ci troviamo in presenza di un criminale lucido, organizzato, controllato, capace di costruire una narrazione organica. Certo, è comprensibile la prudenza, la malcelata paura che a evocare la parola maledetta in qualche modo si concorra a rendere reale il ritorno sulla scena del terrorismo interno. Intanto proviamo a scomporre, nei suoi singoli elementi, l'equazione ben riuscita. A cominciare dalla scelta dei tempi e dei luoghi.


LA SCELTA DEI TEMPI E DEI LUOGHI - L'inferno è cominciato intorno alle 11, mentre decine di giornalisti, provenienti da tutt'Italia, affollavano il tribunale, in caccia di notizie sul macellaio di Pamela, lo spacciatore nigeriano che ha letteralmente fatto a pezzi la ragazzina romana scappata dalla comunità di recupero. Quale occasione migliore, quindi, per "passare all'atto", per realizzare quella vendetta che in migliaia hanno invocato ed evocato nei social network e nelle discussioni da bar, in questi giorni dell'orrore e della rabbia per l'atroce delitto. Un popolo di haters che ama scambiarsi, come un tempo le figurine dei calciatori, l'ultimo meme contro la presidentessa Boldrini: ieri un invito allo stupro da parte di un nigeriano. LEGGI TUTTO SU TISCALI.IT

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