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L'iperviolenza americana: Columbine, la madre di tutte le stragi scolastiche

La strage nel liceo della Florida ripropone la ciclica emergenza della follia omicida propria della decadenza americana. Negli ultimi 5 anni sono state ben 290 le sparatorie in scuole e università statunitensi. Ma nell'immaginario collettivo, grazie anche al docufilm di Moore, Bowling at Columbine, la madre di tutte le stragi scolastiche, resta quella del 20 aprile 1999 nella cittadina dell'Oregon,anche se ne sono seguite di ben più cruente (i 34 morti della Virginia tech nel 2007). Io l'ho raccontata così in "In god we kill" (Jamm, Napoli, 2002):

Quando, nell’anniversario della nascita di Hitler (ma è anche il giorno dopo le stragi di Waco e di Oklahoma City), due studenti vestiti con impermeabili neri e passamontagna, massacrano 12 colleghi e un professore e ne feriscono 28 (cinque gravi) prima di uccidersi con un colpo alla testa, la forza dell’analogia e le suggestioni cabalistiche offrono una spiegazione politica che è semplicistica. A condurre un attacco potente ma vile (usare esplosivi, fucili da guerra e pistole automatiche contro giovani inermi) concluso dopo quattro ore di atrocità con un suicidio da kamikaze non è un commando ma due allievi della Columbine High School a Littleton, sobborgo di Denver. Eric e Dylan sono capi della Confraternita dello Spolverino, una ventina di disgraziati fissati dello stile gotico: una subcultura diffusa in tante bande giovanili, un patchwork di musica black metal, paccottiglia nazista e giochi di ruolo fantasy come Dungeon and Dragons. Nella foto di fine anno sopra gli impermeabili scuri indossano berretti con decorazioni militari tedesche. Il trench è un elemento identitario preciso. In alcuni romanzi semiclandestini è l’uniforme dei giovani ariani che libereranno l’America dallo ZOG, il “governo sionista di occupazione”: Il giuramento, Penetrare l’oscurità, La torcia di Gideon, La fine dell’epoca, libri distribuiti in Internet da World Publishing, agenzia del network ariano. Unico strappo alla regola dell’uso di colori scuri l’esibizione della bandiera confederata (e i lacci delle scarpe rosse: un simbolo degli skin che hanno superato la prova d’ingresso). Dylan è molto bravo a inventare programmi e percorsi al computer: ha rielaborato un videogioco di azione come Doom usando come sfondi gli ambienti del liceo. Lo scopre un columnist di PC Magazine, che gli dedica una nota. Il rabbino Cooper del Centro Wiesenthal intercetta il sito di Eric e vi nota solo “un po’ di odio”, roba da ragazzi più che da neonazisti. 
L’homepage avverte: “REB’s words of wisdom, if you don’t like it, ill kill you” (Parole di REB di saggezza: se non ti piacciono, la malattia ti ucciderà). Una miscellanea di poeti si accompagna a istruzioni per fabbricare bombe, tra immagini di diavoli, armi e pire di teschi. I due si divertono a parlare tedesco tra loro. Dylan vive in un mondo separato all’interno della fami­glia. Nella sua stanza c’è tutto: let­to, scrivania e televisione, computer collegato in Rete e videogiochi, e persino il frigo. Da lì non esce mai e lì dentro crescono i pensieri di morte e gli odi che lo portano a uccidere. Il de­lirio si concretizza nella costruzione della banda. In una vita segnata dall’idea che non c’è nulla da perdere la morte diventa un sacrificio rituale. Per gli amici delle medie Dylan, tipo tranquillo, in gamba, è cambiato dopo l’incontro con Eric che ne condiziona la personalità. 
Al di là dei gusti trasgressivi sono disciplinatissimi, ordinati. Solo un minimo precedente, l’effrazione di un auto, cancellato con un programma di recupero. Il giro degli atleti li sfotte quando attraversano l’atrio, tutti in nero: “Hey, Goti, andate a fare in...”. Li considerano una banda di freak, ridicoli e non pericolosi, non solo per il look da corvi, ma per il credo. Una miscela ostentata di dottrina del superuomo, esoterismo, ossessione per la morte, dove il mito di riferimento piuttosto che Hitler è l’ambigua rockstar Marilyn Manson, un travestito sacerdote della Chiesa di Satana, che già dal nome d’arte mette assieme due personaggi simbolo di Eros&Tanathos nella decadenza americana: la bella suicida per disperazione e la bestia che scatena la violenza distruttiva nel cuore della società dello spettacolo. I due si dilettano a chiacchierare di mutilazioni ma Eric sembra serio quando annuncia a un amico: “Un giorno la pagheranno cara”. La mattina della strage consiglia lo stesso ragazzo di non andare a scuola.
Eric, personalità trainante, odia i neri, i latinos, gli atleti del liceo. Si è scelto come nickname NBK l’acronimo di Natural Born Killer, il film sulla coppia di scriteriati assassini che massacrano ridendo. I testimoni raccontano che si sono accaniti a sparare contro sportivi e coloured: prima di ammazzarlo, apostrofano Isaiah Shoels come “nigger”. Alle origini del massacro ci sarebbe la rabbia per l’impunità di quattro campioncini, arrestati per una rapina e prosciolti. Tra i soggetti più accaniti del suo odio un compagno di classe, Brooks Brown, minacciato più volte di morte senza che la polizia locale intervenisse: “Sarà un bel momento - scrive - immaginando di far fuori tutta la famiglia del ragazzo quando faremo un’irruzione a casa loro, gli pisceremo e gli sputeremo addosso e li tortureremo a morte”i. Alla fine la cosa che lo fa più arrabbiare è il fatto che, nonostante gli sforzi, le ragazze non lo degnino di uno sguardo. "Chi posso convincere a venire nella mia stanza? Posso dirle tutto quello che vuol sentirsi dire, fare il carino e il dolce e poi fotterla come un animale...”ii. I suoi diari segreti, alcune pagine scritte a mano e altre al computer delineano, con un anno di anticipo, il piano nei dettagli. Lo scopo è di “lasciare una traccia duratura sul mondo”. Eric, in un delirio di annichilimento, vuole scatenare il “caos come nei tumulti di Los Angeles, nell’attentato di Oklahoma City, nella seconda guerra mondiale, in Vietnam e peggio dei videogame Duke Nukem e Doom messi insieme”iii. Tutto gli sembra possibile, anche “rubare un aeroplano e schiantarsi su New York” e giustificato da un complesso di superiorità: “Odio questo mondo fottuto... che non è più un mondo ma un inferno in terra”iv
Eric è figlio di un pilota, vissuto dal 1993 al 1996 nella base di Plattersburgh, sulla costa orientale, e intende prendere la carriera militare. Hanno preparato l’assalto con passione studiando manuali di tattica e le battaglie della Seconda Guerra Mondiale. Dopo la strage, i poliziotti recuperano 5 video in cui annunciano un bagno di sangue con centinaia di morti. Nel dicembre 1998 Eric e Dylan acquistano fucili a pompa, bombe a mano, armi automatiche, due coltelli da marine e un assortimento di munizioni. “Un giorno importante - annota sul diario Eric - Abbiamo le ARMI! Le abbiamo fottutissimi figli di puttana!”.
Il commando entra in azione durante l’intervallo, alle 11.30: spalancano a calci la porta della caffetteria, armi alla mano e all’altezza della vita. Cominciano a sparare gridando “Revenge”, vendetta: i più svegli si gettano sotto i tavoli e dietro i banchi della mensa. Nei corridoi e nei gabinetti esplodono le pipe bomb sistemate per seminare panico. Nel caos generale qualche studente si lancia dalle finestre del primo piano, altri riescono a barricarsi nelle aule con i professori. Anche in questo caso, la Cnn è sulla notizia. E si fa onore per senso di responsabilità. Un ragazzino, munito di cellulare, riesce a chiudersi da solo in un’aula e a telefonare. “Sento gridare.... correre nei corridoi... qualcuno urla... c’è uno sparo... Cristo, un’esplosione” ansima il ragazzo e l’anchorman vince la tentazione dello scoop e gli consiglia di tacere, perché se i televisori fossero accesi, gli assassini con l’impermeabile nero potrebbero stanarlo. Avanzano in modo organizzato, sghignazzando. Uno dei due insegue una ragazza sotto il tavolo in una versione grottesca del gioco del cucù e le spara. A un’altra vittima non serve invocare Dio. Le teste di cuoio che circondano l’edificio riescono a vedere alcuni feriti ma non possono raccoglierli perché temono di essere colpiti. Per ben tre volte i due tentano la sortita ma sono bloccati dagli assedianti. Nel loro piano il suicidio non era già deciso: se fossero riusciti a scappare la meta sarebbe stata un’isola o il Messico.
Le truppe d’assalto intervengono solo a massacro finito, alle 15,30: a ripulire la scuola dalle 30 bombe inesplose, a girare aula per aula per rassicurare i terrorizzati sopravvissuti. Quattro o cinque membri della confraternita hanno tranquillamente assistito allo spettacolo nei dintorni del liceo indossando la maglietta nera d’ordinanza. Tra i feriti una ragazza ha 9 proiettili in corpo, a uno studente sono estratti 15 pallettoni. Un’insegnante ha il cranio fratturato da una pallottola di rimbalzo. Il maggior numero di morti sono trovati nella biblioteca, dove le ultime raffiche hanno preceduto il suicidio. L’ultima vittima del massacro muore sei mesi dopo: la madre di una ragazzina rimasta paralizzata si suicida. A gettare benzina sul fuoco delle polemiche arriva un compagno di classe, che racconta ai giornali che i due avevano girato un video ispirato a un film del 1995, The Basketball Diaries in cui un campioncino, interpretato da Leonardo Di Caprio, sogna di far strage di compagni di classe e professori, inta­barrato in un imper­meabile nerov
L’America si interroga sconvolta. I due killer hanno solo 17 e 18 anni, non vengono dall’abbandono del ghetto e dalla violenza della strada ma hanno alle spalle genitori premurosi, con villa nei sobborghi e BMW in garage. Perché allora tanto sangue senza senso? In realtà solo le dimensioni sono straordinarie, perché da anni si susseguono omicidi di massa nelle scuole, in tranquille città di provincia, scatenati da primi della classe e figli di buona famiglia, talvolta poco più che bambini. Nel solo anno 1998-99 si sono registrati 4730 episodi di violenza scolastica. Il crimine violento fra i minori è in netto calovi: 104 mila arresti nel 1997 contro quasi 150 mila a inizio decade, ma gli omicidi sono triplicativii. Negli ultimi 20 anni la criminalità giovanile è diminuita ma la sensazione è che il trend sia inverso per il grande impatto emotivo di fatti di cronaca come i raccapriccianti omicidi tra bambini o le numerose sparatorie nelle scuoleviii. Dal 1994 gli arresti giovanili calano ma restano su percentuali superiori a quelle degli anni ’80. Nella serie decennale si registra un aumento del 35% tra anni ’80 e anni ’90.
NOTE
i Riccardo Stigliano, “Siete stupidi, dovete morire”. I diari dello studente killer in Repubblica.it, edizione on-line del quotidiano, 6 dicembre 2001.Ibidem 
ii Ibidem 
iii Ibidem 
iv Ibidem 
v In realtà il massacro a scuola è un topos cinematografico. Già agli inizi degli anni ’70 IF di Lindsay Anderson si concludeva con un bagno di sangue nel college, con uno studente interpretato da Malcom McDowell, il protagonista di Arancia Meccanica, scatenato a massacrare professori, familiari e allievi a colpi di mitra. Ma, nello spirito dei tempi, la rivolta era di segno libertario. 
vi Mentre aumenta il peso relativo dei baby killer sulle statistiche per gli omicidi, gli altri indici sono positivi. Nel 1997 in tutti gli Stati Uniti ci sono 2.838.300 arresti di minori, per crimini clas­sificati nelle tre categorie principali: violenti, con­tro la proprietà e minori, compreso l’uso di droghe, il pos­sesso di armi e il gioco d’azzardo. Il 32% degli arrestati ha meno di 15 anni. La maggioranza degli arrestati sono maschi (il 74%, ma nel 1993 erano l’86%). Molti dei crimini classificati sono in fles­sione mentre l’uso di droga e l’appropriazione indebita hanno subito un’impennata. Gli omicidi giovanili sono diminuiti del 39%, gli stupri del 16% e il possesso di armi da fuoco del 23%. 
vii Le statistiche generali sono di segno positivo, pur con valori assoluti allarmanti: sono 36mila le persone morte per colpi d’arma da fuoco nel 1998 e più di 100mila quelle ricoverate per ferite da proiettili nel pronto soccorso degli ospedali. Lo FBI calcola per il 1997 un calo degli ammazzati pari a un quarto rispetto al record del 1993. Aumentano gli omicidi dei minorenni: il 13% nel 1997 è under 18 (1.400), 1274 i condannati mentre gli uccisi sono 4223. 
viii La strage di Columbine diventerà un riferimento mitologico per la superviolenza studentesca. Il 16 aprile 2000 la polizia californiana arresta due diciassettenni che per l’anniversario della “strage degli spolverini” hanno programmato un massacro a Tuolumne City, a cento miglia da San Francisco. In una casa sono trovate pistole, spade e coltelli. Nella posta elettronica il piano, ricalcato su quello del liceo di Littleton, è descritto nei più piccoli particolari. Secondo lo sceriffo “stavano progettando il massacro da molto tempo”.

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