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17 febbraio 1977: la leggenda nera sulla cacciata di Lama

Il 17 febbraio 1977 il Movimento romano respinge la provocazione del servizio d'ordine del Pci. Dopo duri e rabbiosi scontri, innescato dall'attacco dei militanti pcisti agli indiani metropolitani,  viene interrotto il comizio nella Sapienza occupata di Luciano Lama. Il segretario generale della Cgil è costretto alla fuga con le sue truppe. Il palco installato su un camion viene distrutto. Intorno a questo episodio, cruciale nella dinamica di sviluppo del Settantasette, si innescherà una leggenda nera, la partecipazione di attivisti fascisti alla resa dei conti, del tutto infondata. Questa storia io l'ho raccontata così in "Guerrieri":
Il tentativo di appropriazione indebita del Movimento del '77 da parte di Sergio Calore non è isolato né casuale. Anni dopo nell’area dello guerriglia nera, attraverso successive affabulazioni, si costruirà la leggenda di una presenza neofascista nel '77, al fianco degli autonomi, contro il comune nemico “picista”. All’opera di fantasia concorrono in molti. 
Le teorizzazioni dello stesso pentito tiburtino:
Da parte mia esiste un’adesione al metodo dell’Autonomia operaia consistente nel fatto che ritengo essere necessario, al fine di un concreto cambiamento della situazione politica esistente, un processo di presa di coscienza delle masse proletarie e sottoproletarie tendente a sostanziarsi in un allargamento dell’area di libertà e di partecipazione alla vita politica e sociale.
I discorsi sulla fine dell’inimicizia assoluta con i compagni da parte di Valerio Fioravanti, che si era distinto per anni nella pratica del “tiro al rosso”:
Un mutamento che avviene è l’atteggiamento nei confronti delle formazioni dell’ultrasinistra, ivi comprese quelle armate: il capellone, l’ultrà di sinistra smette di essere l’avversario esclusivo o principale, l’obiettivo di ogni azione. Le organizzazioni armate di estrema sinistra vengono prese a modello per la serietà e l’impegno dimostrato.
Il racconto di Livio Lai sulla partecipazione alla cacciata di Lama dall’università occupata di Roma. Quest’ultima bufala era stata lanciata dai leader della gioventù missina a Roma, Umberto Croppi (Fdg) e Biagio Cacciola (Fuan Caravella) rivendicando a caldo, con un’agenzia di stampa, un’inesistente partecipazione agli scontri contro il servizio d’ordine della Cgil. Una fandonia smentita da Baldoni e Provvisionato: 
Il bluff è evidente: nessuno studente di destra avrebbe potuto fisicamente mettere piede all’università in quei giorni. Eppure il messaggio passa e produce effetti straordinari: tutti cominciano a credere che un fatto del genere possa accadere, contribuendo a modificare, nell’immaginario collettivo, i rapporti tra estremisti. L’episodio falso diventa quindi vero ed efficace a prescindere dalla sua verità fattuale. È la riparazione simbolica all’assalto alla facoltà di lettere del 16 marzo 1968 degli attivisti del Msi.
In realtà i quadri politici più acuti seguono l’ondata del movimento con un sentimento misto di interesse e simpatia. L’8 marzo 1977, Cacciola insieme al presidente nazionale del Fuan, Luciano Laffranco, elabora un lungo documento sulla “nuova contestazione”: 
[è]la rivolta di quanti, ancora giovanissimi, si sentono emarginati dalla società, si rendono conto che l’incapacità dei governanti a riformare l’università ha reso ancora più grave una crisi che trova la sua radice profonda nella crisi economica… 
Guido Zappavigna, storico leader degli ultrà giallorossi, all’epoca ai vertici del Fuan romano (sarà perciò arrestato per reati associativi e prosciolto), descrive la fatale attrazione per l’ala creativa: 
Dal ‘77, mentre nelle università cresceva il movimento di sinistra, ci accorgiamo che quei giovani che ritenevamo nemici, vivevano la nostra stessa rabbia. Provavamo simpatia per gli indiani metropolitani e cominciavamo tra di noi a parlare di spazi verdi, di scuole invivibili. Avevamo fatto anche cose per noi nuovissime, come i volantinaggi nei mercati rionali. La gente ci guardava stupita: “come, i fascisti qui”, diceva. Già perché per loro il fascista stava nei quartieri ricchi e noi invece cominciavamo a scrivere di carovita, di lotta agli sfratti, di licenziamenti. 
La spinta all’impegno sociale è rafforzata dalla consapevolezza che l’ingresso nell’area di governo del Pci apre inusitati spazi ma rilancia l’offensiva concorrenziale dell’ultrasinistra.

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