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Letti da noi 14/Giampaolo Pansa: i vinti della guerra civile non furono solo i fascisti


(G.p)Lo storico Giampaolo Pansa nel suo ultimo libro intitolato Il mio viaggio tra i vinti, neri, bianchi e rossi edito da Rizzoli, 15 anni dopo il Sangue dei vinti torna sulle violenze dimenticate del dopo seconda guerra mondiale offrendo ai lettori un quadro inedito sulle ingiustizie subite dai "bianchi" e dai "rossi" che non seguirono le direttive del Partito Comunista Italiano guidato da Palmiro Togliatti.
Un libro di cui consiglio una attenta ed approfondita lettura anche perché siamo di fronte ad una narrazione di un contesto umano che gli storici tradizionali sono soliti trascurare: la zona grigia.
Con tale appellativo si indica una parte della popolazione italiana rimasta ai margini del secondo conflitto mondiale che non merita di essere ricordata.
Ma il libro di Giampaolo Pansa vuole andare controcorrente e presenta una serie di storie sorprendenti con un ritratto dei comunisti di quegli anni. Pronti ad uccidere, con indifferenza anche quegli antifascisti bianchi e rossi che non accettavano la supremazia del partito guidato da Palmiro Togliatti.
Quegli antifascisti che non accettavano che la resistenza diventasse l'alibi per imporre una feroce dittatura rossa e che pagarono con la vita la loro posizione politica.
Nel suo viaggio tra i vinti lo storico non poteva non dare adeguato spazio alle vinte. Madri, figlie, sorelle, mogli la cui unica colpa era quella di avere un familiare fedele al regime fascista.
Accusate, spesso a torto, di essere spie dei tedeschi e umiliate, stuprate, uccise. 
Un interessante viaggio quello di Pansa, tra i vinti, con il nobile obiettivo di tornare alla storia che allo storico è passata davanti agli occhi, non soltanto quella narrata dai vincitori.
Un viaggio che avviene dopo che Giampaolo Pansa, da giovane ha scritto tanto sui ragazzi che hanno lottato per la libertà, a cominciare da una tesi di laurea dedicata alla guerra partigiana tra Genova ed il Po, alla ricerca delle vergogne che una parte di loro aveva commesso. Per svariati motivi. Il furore ideologico. La voglia di vendetta. Per la ferocia che è insita negli uomini. Un virus che ha mietuto troppe vittime. Non solo tra i fascisti, ma anche tra i partigiani bianchi e rossi.
D'altronde in questo libro, come ci conferma lo stesso autore, oggi sul quotidiano La Verità, l'Italia è un paese di sconfitti. E noi italiani non siamo affatto brava gente. Ci odiamo e vorremmo ammazzarci a vicenda. Accade anche oggi, nel caos di una Repubblica tenuta in vita da partiti screditati e corrotti.
Parole che non posso non condividere.

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