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In chiusura di Zanzara David Parenzo raggiunge il vertice dell'infamia

Non sono stato l'unico ad aver ascoltato l'ultima puntata del programma radiofonico La Zanzara condotto da Giuseppe Cruciani e da David Parenzo, che andava in onda dal lunedì al venerdì su Radio 24, la radio de Il Sole 24 ore.
Non sono, per fortuna, l'unico ad aver ascoltato i saluti ed i ringraziamenti di Giuseppe Cruciani a tutte le persone che li hanno aiutati nel corso di questa stagione radiofonica, persino un tal Ramelli Matteo, definito da David Parenzo come una persona silenziosa ma molto brava, salvo poi pochi secondi dopo, chiedersi se tale persona fosse parente del terrorista Ramelli.
Definire Ramelli con l'appellativo di terrorista è stata una pessima caduta di stile per Parenzo come ci racconta il collega Franco Ziliani attento lettore del nostro sito, ospite qualche volta del programma radiofonico, con un interessante articolo, pubblicato sul suo blog
Articolo che riportiamo per intero.




Definito “terrorista” Sergio Ramelli, indimenticabile martire di chi vive e pensa a destra
I mala tempora, i tempi infami che currunt, ci hanno abituato, e rischiano o di assuefarci, ad ogni nefandezza, canagliata, infamia, ad ogni comportamento tra il volgare, il cialtronesco, lo pseudo irriverente ed il sordido. Ne leggiamo, ne ascoltiamo, ne vediamo di tutti i colori e nulla sembra più scandalizzarci, indignarci, indurci ad avere un tale frullamento di corbelli tale da indurci a reagire, facendo sentire, manifestando con tutta la forza di cui siamo dotati e oltre la nostra solenne incazzatura.
Venerdì sera, ascoltando quasi per caso Radio 24 e l’ultima puntata prima della pausa estiva (ma non sarei poi così certo che ci possa essere una ripresa settembrina come se nulla fosse successo…) del discusso, controverso, amato/odiato, ma incredibilmente super seguito programma denominato La Zanzara, uno dei due conduttori, al secondo David Parenzo, ha toccato il vertice, se possibile, dell’abominio.

Chiudendo, verso il 21 la trasmissione, e porgendo saluti e ringraziamenti a tutti i collaboratori, Parenzo ad un certo punto, preso da non si sa quale sbroccamento o perdita di controllo del senso del lecito e del possibile, salutando un collaboratore dal cognome Ramelli si chiedeva testualmente (ascoltate qui l’audio con la registrazione) “ma Ramelli è parente del terrorista Ramelli quello che…?”.

Confesso che venerdi sera, ascoltando in auto queste parole, ho dovuto frenare di colpo e accostare, perché non ero più in grado di guidare, preso com’ero da una rabbia e da una indignazione irrefrenabili. Possibile, mi sono chiesto, che uno seppure dotato del discutibile gusto e del cinismo giornalistico senza limiti che caratterizza gli esseri come Parenzo, si sia riferito al nostro Sergio Ramelli in quel modo tanto vergognoso?
Ho controllato, e come me ha fatto l’amico Giuseppe Parente anima del blog Fascinazione, che in un post di cui condivido ogni virgola, ha espresso lo sdegno di un’intera comunità, di persone, prima che di militanti di destra, per l’accaduto. E non si è trattato di certo di un riferimento ad “altro Ramelli”, perché di un “Ramelli terrorista” non v’è alcuna traccia cercando e ricercando con Google su Internet.
Il Parenzo, calatosi fino in fondo, senza vergogna, in quell’antifascismo militante di ritorno che sembra essere la foglia di fico con cui si provano a nascondere le “vergogne”, in tutti i sensi, del PD, voleva riferirsi unicamente a Sergio Ramelli, che come ricorda bene Parente è stato “vittima innocente dell’odio politico, la cui unica colpa era quella di essere iscritto e militante al Fronte della Gioventù organizzazione giovanile dell’allora Movimento Sociale Italiano, è l’unico possibile. Non credo che esistano altri Ramelli assurti agli onori delle cronache e men che meno legati a fatti di terrorismo.



Peccato per un piccolo particolare: Sergio Ramelli non era un terrorista ma un ragazzo aggredito da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia, armati di chiavi inglese Hazet 36 e colpito ripetutamente e selvaggiamente in diverse parti del corpo. A seguito dei duri colpi ricevuti il giovane Sergio perse i sensi e fu lasciato esangue al suolo. Era il 13 marzo del 1975. Sergio Ramelli morirà il 29 aprile 1975, dopo 47 giorni di agonia”.
Non ci sarebbe da aggiungere nulla. L’assoluta vergognosa stupidità e vacuità di un simile sfondone (che tale è stato, consapevole e voluto e non certo un lapsus), si commenta da sola.
Io ho provato a fornire al Parenzo, che poi alle mie accuse che gli ho rivolto tramite il suo account Twitter (a proposito: è @DAVIDPARENZO) ha risposto in maniera risibile annotando: “Non vi era alcun riferimento al giovane ragazzo ucciso! Era una battuta come quelle rivolte al regista la Corte che definisco criminale! Se lei ascoltasse la trasmissione, saprebbe che il regista la Corte viene chiamato da me (in senso ironico) terrorista e criminale! Studi!” un’occasione per spiegarsi.
Venuto in possesso del suo numero di telefono (che sono pronto a rivelare pubblicamente, affinché chiunque possa dire a Parenzo quello che si merita) ieri l’ho chiamato, verso le 20, invitandolo garbatamente, senza insultarlo (complimenti Ziliani, come hai fatto a mantenere il self control e a non coprirlo di parolacce?), a spiegarsi, a farmi capire come abbia potuto fare una cosa simile.
Lui dapprima, avendomi riconosciuto (non ho mai avuto il dispiacere di incontrarlo di persona e magari di dovergli stringere la mano: io gli avrei proposto un ben più virile e igienico saluto romano, ma sono più volte intervenuto a La Zanzara…) ha cercato di buttarla sul ridere, come se fossimo in trasmissione, poi costretto da me a tornare alla realtà, alla triste realtà del suo insulto stolido a Sergio Ramelli, ha cercato di arrampicarsi sui vetri.
Al che, io che da sempre milito orgogliosamente dalla parte dei vinti, come amava riconoscersi il mio Maestro Piero Buscaroli, gli ho fornito, disinteressatamente (per rispetto di sua moglie Nathania Zevi e dei suoi figli, che seppure non meritino un marito e un padre siffatto, è meglio continuino ad averlo con loro..) un consiglio: chieda scusa, trovi il modo di chiedere scusa, magari sfruttando il fatto di essere il co-conduttore del programma televisivo de La 7 In onda, con l’ottimo Luca Telese, autore di un libro importante come Cuori neri). Chiedere scusa, quando si sbaglia, è la cosa giusta, che nobilita anche chi le porge. Non farlo, non chiedere scusa, è da imbecilli.
Gli ho dato questo spassionato consiglio aggiungendo anche un’annotazione: vede Parenzo, a destra, nella comunità umana della destra sociale, degli orfani del Movimento Sociale Italiano, non sono tutti così “oxfordiani” come il sottoscritto, c’è il fondato rischio che qualcuno s’incazzi per la sua “battuta” su Ramelli e magari l’aspetti sotto casa o sotto la sede della 7 e la meni di brutto.
Cosa che in fondo si meriterebbe, come una bella litrata di olio di ricino, che tanto bene farebbe al suo intestino bloccato che lo induce a fare battute degne del contenuto del water closed quando Parenzo si “esprime”, ma che noi, che siamo “democratici”, seppure a modo nostro, non auspichiamo di certo…

Noi, anche il sottoscritto, che porta dodici punti di sutura sul cranio dai tempi del liceo, “regalo” degli amici di Parenzo e compagni di ideologia di quelli che massacrarono Ramelli, invitiamo tutti i militanti di destra a mantenere i nervi saldi, non accettare provocazioni e non reagire se non con lo sdegno delle nostre parole. E del nostro orgoglio di appartenenza a quella comunità.


Ora vedremo cosa succederà. Io mi appello a Luca Telese, co-conduttore di In Onda, all’editore de La 7 Urbano Cairo (sul quale un giorno vi racconterò un divertente aneddoto), al direttore del Sole 24 e di Radio 24, ai parlamentari di Fratelli d’Italia (che magari in queste occasioni potrebbero anche ricordarsi di essere stati esponenti del Movimento Sociale Italiano ancora prima che un infame e fini-to prima di nascere ne decretasse lo scioglimento..) perché facciano pressioni su Parenzo e lo inducano a ri-collegare il cervello e a scusarsi per la sua battutaccia “dal sen fuggita”. E’ la sola cosa da fare, se vogliamo davvero essere persone civili e non trogloditi.

Parenzo, dia ascolto a padre Dante: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.

Per chi non sapesse chi sia stato Sergio Ramelli, quale sia stata la sua tristissima storia, la storia di tanti altri giovani, di destra e di sinistra, caduti durante quegli orribili anni di piombo che qualcuno vorrebbe far tornare, consiglio la visione di questo video. La consiglio anche a Parenzo..



2 commenti:

  1. Colpirne uno. per educarne cento...ma un coglione codardo come il parenzo non merita tanto...sputargli mi sembra il minimo sindacale.onore a ramelli!!!

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