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Trump, Freda e il Campo dei Santi


(G.p)Il Campo dei Santi ,romanzo francese di Jean Raspail del 1973 ispira oggi l'ideologo del neo eletto presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump.
Romanzo in Italia editato dalle edizioni Ar di Franco Freda, che verso la nuova Casa Bianca, spiega al collega Riccardo Staglianò, in un interessante articolo, pubblicato da Il Venerdì di Repubblica, prova una certa curiosità.
Articolo che riportiamo per intero.

I barbari hanno sfondato i cancelli. Se il benpensante radical chic non li vede arrivare è solo perché, da tempo, ha preferito chiudere gli occhi di fronte all'ovvio.
Quando li riaprirà sarà troppo tardi, perché saranno già sbarcati e allora "saranno stanchi, avranno freddo, accenderanno il fuoco con la sua bella porta di quercia. Copriranno di cagate la sua veranda e si puliranno le mani con i libri della sua biblioteca. Si faranno delle parure con i ricami delle sue lenzuola".
Cosi parlò Jean Raspail. Ne il Campo dei Santi, il suo romanzo uscito in Francia nel '73 e tradotto dagli Stati Uniti a partire dal '75, diventando prima oggetto di culto delle frange di suprematisti bianchi per assurgere a manifesto identitario di Steve Bannon, il più influente ideologo di Trump.
"Non è tanto una migrazione, quanto una vera e propria invasione. Io la chiamo Il Campo dei Santi, ha detto, a più riprese, compresa una volta in Vaticano, a margine di un convegno organizzato dal Dignitatis Humanae Institute, che verosimilmente considera Bergoglio un deviazionista da neutralizzare- alludendo alle moltitudini di profughi in Europa.
Gli editori lo presentano come un grande evento e probabilmente lo è, nello stesso senso in cui lo fu il Mein Kempf, scrisse all'epoca della prima pubblicazione statunitense, la solitamente compassata Kirkus Review.
D'altronde in Italia è stato portato da Edizioni di Ar, dell'ex terrorista nero Franco Freda, condividendo il catalogo con Julius Evola, Leni Riefenstahl e Adolf Hitler, appunto. L'album di famiglia è completo.
Eppure in questo pantheon stantio l'opera di Raspail reclama una sua pericolosa freschezza. Il motivo per cui è apparentemente diventato il livre de chevet di chi sussurra nell'orecchio del potente uomo del mondo è che, al netto della ripugnante caratterizzazione razzista, con una quarantina di anni d'anticipo, ha prefigurato le dinamiche migratorie che stanno mettendo alla prova la tenuta delle democrazie occidentali.
La circostanza che le soluzioni che offre siano tragicamente sbagliate, le avrebbe potuto suggerire un Kurtz redivivo-non toglie niente al suo appeal presso legioni di disperati.
Due parole, dunque, sulla trama. Tutto inizia da una generosità mal risposta. A Calcutta infatti si sparge la voce che il Belgio accoglierà i figli degli indiani più poveri. Quando il numero degli sfortunati raggiunge le 40 mila unità, però Bruxelles corre ai ripari. Troppo tardi. A un certo punto, dietro all'orrido Coprafago, il capopopolo che tiene fede al regime alimentare prescritto dal nome, un centinaio di bagnarole sovraccariche prendono il largo dal porto indiano, direzione Vecchio Continente. A bordo, come in una tragica anticipazione dell'albanese Vlora nel porto di Bari, ci sono 800 mila essere umani. "Come definire quella folla innumerevole e devastante? Il nemico? L'orda? L'invasione? Il Terzo mondo in marcia? si chiede l'autore.
In realtà sa benissimo come chiamarla. E' tutto una variazione sul tema di "mostriciattoli", storpi sdentati, una colonia di batteri annunciata da un fetore spaventoso di latrine, un'informe massa formicante( un fiume di sperma) pronta a sfogarsi sulle donne bianche, se arriveranno a destinazione sulle coste francesi. 
Nell'attesa Parigi pensa al da farsi. C'è l'ammiraglio che scommette che non ce la faranno mai: "una bella tempesta e non ne sentiremo più parlare!
C'è il presidente che, sussiegoso in pubblico sibila in privato: "basterà affidarsi a Eolo e Nettuno. C'è la sagra del cinismo e quella del politicamente corretto. C'è soprattutto un disprezzo esibito dalla voce narrante nei confronti di questi neri, arabi, beduini, che non sono affatto beduini ma fa lo stesso, gente che va in giro scalza e piscerà nelle scarpe di che sarà in prima fila a dar loro il benvenuto. D'altronde che ne sarà dell'Occidente giudeo-cristiano quando 7 miliardi di uomini neri circonderanno settecento milioni di bianchi?
La matematica demografica sembra sempre facile. E sottomissione di Michel Houellebecq, in confronto, potrebbe tranquillamente venire presentato di Caritas Migrantes.
Pare che quando Alexandre de Marenches, il capo del controspionaggio francese, raccomandò il libro a Ronald Reagan, questi se ne disse terribilmente impressionato. In Francia allora aveva venduto 40 mila copie (oggi sono 60 mila). Anche lo storico Samuel Hurtington, altro inguaribile ottimista sulle sorti dell'umanità, lo cita come prova a carico in Lo scontro delle civiltà.
In interviste recenti, come quella al Corriere, a 91 anni marzialmente portati, questo ex elettore di Sarkozy e non della Le Pen, che pure è una sua fan dichiarata, nega il razzismo ma si congratula con se stesso per la potenza profetica del libro. 
Qualche anno prima il benemerito osservatorio contro il razzismo del Southern Poverty Law Center lo segnalava in un rapporto, in occasione della terza edizione patrocinata da John Tanton, il padre dei movimenti anti immigrazione negli Stati Uniti( ci sono 19 città con popolazioni di oltre 10 milioni e solo una, Tokyo, appartiene al mondo) come testo di riferimento, oltre che dei suprematisti ariani, anche dei neo nazisti della National Alliance di William Pierce. Non manca praticamente nessuno.
Freda, 14 anni di carcere alle spalle per varie attentati, assolto per la strage di piazza Fontana( sebbene la Cassazione specifichi che fu organizzata da un gruppo eversivo che lui capitanava) mi spiega per email che l'ha pubblicato perché l'occupazione straniera non è più un rischio, come quando scriveva Raspail, ma un fatto "come possono testimoniare migliaia e migliaia di italiani-dall'imprenditore agli inquilini delle case popolari- sconvolti da questa impietosa realtà, che merita di essere osservata con l'acume, la sottigliezza, la pazienza, e l'oggettività anti retorica del narratore.
Tralasciando il resto, è la stessa sottigliezza, che ci si può aspettare da una bomba atomica. Non teme l'incitazione all'odio razziale contro questa caricatura di subumani, gli uomini del Gange? 
Macché: e lei non temi i rischi connessi con la repressione delle verità scomode? Non teme la deriva di una società che si rifugi per vigliaccheria nella menzogna, nella contraffazione? Non le fa orrore una nazione che non abbia più il minimo amore e rispetto di sé, la minima cura di un proprio firmamento tradizionale, che abbia dimenticato insieme passato e futuro? I nostri ospiti ricordano invece benissimo(lo si vede dall'orgoglio con cui indossano i costumi delle terre da cui provengono) e il loro passato e il loro futuro.
D'altronde, come scrive l'autore verso il finale, "la Caduta di Costantinopoli è una disgrazia personale che ci è accaduta la scorsa settimana".
E' già successo, ma almeno allora lottavamo, sostiene Raspail e ribadisce l'ex Ordine Nuovo.
Parambolen ton aghion, il campo dei Santi originario del libro delle Rivelazioni, è un campo militare, il teatro della guerra che nel delirio fascisteggiante- gli imbecilli occidentali hanno deciso di non combattere.
Dell'attualità d'altronde Freda non si cura( non seguo né la stampa né la televisione. Mi hanno detto che nell'impero del Sol Calante c'è un nuovo imperatore che si chiama Trump. Mi suscita curiosità. Da noi, invece, non vede combattenti che gli piacciano.
Il romanzo si chiude con la rotta dell'esercito francese che, indeciso a tutto, monta una flebile e tardiva resistenza all'orda. Che, dalla Francia, inevitabilmente esonda nel resto del mondo che fu bianco, se anche la regina d'Inghilterra è costretta a promettere in sposo suo figlio a una notabile pachistana e al sindaco di New York, in nome della pace sociale, tocca ospitare nella sua residenza privata tre famiglie nere di Harlem.
Ormai comandano a casa nostra, è il mantra farlocco  eppure seducente che riecheggia nelle nostre borgate, sovente insufflate da Forza Nuova e da altri agenti provocatori che magari attingono dalle collane di Freda.
Ora l'internazionale fascista ha un nuovo profeta. Per tirarlo giù dal monumento non serve la censura: basterà cominciare a immaginare vie d'uscita giuste, alternative alle scorciatoie rovinose che la fiction velenosamente abbozza.



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