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"Noi con Salvini" in crisi di nervi La Lega si è dimenticata di Roma

(G.p) Che fine ha fatto la Lega Noi con Salvini a Roma, che nonostante tutto ha conquistato il 2,7% dei consensi dell'elettorale romano, con circa 32 mila voti conquistati dalla lista ed un consigliere comunale mancato solo per i meccanismi ed ha eletto 3 consiglieri municipali? A questo domanda prova a dare una risposta il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de Il Tempo storico quotidiano romano, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero.


Che fine ha fatto la Lega a Roma? Da sei giorni il contratto di affitto della sede ufficiale di piazzale Flaminio, inaugurata con tutti gli onori dal leader Matteo Salvini all’inizio della campagna elettorale, è scaduto. Di riunioni post-voto del coordinamento romano dopo le elezioni non v’è notizia né stenografica né sottotraccia. Di congressi o assemblee programmatiche nessun annuncio. Così come di coordinate per organizzare l’opposizione alla giunta Raggi. Eppure se quello nella Capitale non è stato di certo un boom per Noi con Salvini non si può dire nemmeno che sia stato un flop a 360°. Il 2,7% ottenuto dai «leghisti de’ noantri» è corrisposto a circa trentaduemila voti come lista e l’elezione dello storico consigliere comunale è saltata (con polemiche e ricorsi) per i meccanismi distributivi. In ogni caso tre consiglieri municipali – Enrico Cavallari, Fabio Sabbatani Schiuma e Andrea Signorini - sono stati eletti, così come è avvenuto anche a Latina e a Terracina. Insomma, un primo segnale di radicamento del progetto salviniano c’è stato. Eppure se le altre regioni del centro sud (escluso Sicilia, Sardegna e appunto il Lazio) hanno riunito i quadri di Noi con Salvini con il vicepresidente di NcS Raffaele Volpi, nella Capitale le bocce sono ancora ferme. Come mai? A quanto filtra da ambienti romani di Noi con Salvini sembra che il problema della Capitale inizi a Milano. In che senso? «Il riassetto di ciò che diventerà il movimento a Roma è collegato ai grandi movimenti che la Lega Nord sta vivendo al suo interno – spiega a Il Tempo una fonte accreditata - L’asse formato da Maroni e Calderoli, in vista del congresso, potrebbe cambiare gli interlocutori anche sotto la linea del Po». Tradotto dal politichese: domani lo stesso leader Salvini potrebbe non decidere in solitudine equilibri e interlocutori, come fatto finora. In attesa di capire gli sviluppi nazionali c’è una macchina locale da mettere in moto. Per ciò che riguarda i territori, dove esistono da oggi dei salviniani regolarmente eletti, obiettivo è quello di «stanare» i grillini sui temi cari della legalità: sotto stretta osservazione come si comporteranno i pentastellati sul tema dei campi rom abum, così come con le frutterie-mini market che dilagano in mano agli immigrati o con le moschee abusive. Ma il boccone grosso, anche a Roma, si chiama Renzi. Ed è questa l’unica decisione operativa: la campagna per il «no» al referendum costituzionale. «Quello che è stato deciso – racconta l’esponente - è di ripartire con l’organizzazione dei comitati per il no a Roma che saranno gestiti da giovani professionisti espressione della società civile». Proprio l’impegno «elettorale» avrebbe congelato per il momento le tensioni e le cordate che hanno accompagnato la pur breve vita di NcS a Roma: «Sul referendum è stata stabilita la "pax romana". Se ne riparlerà dopo ottobre». Tra i dirigenti, però, rimane l’amaro in bocca per il mancato ingresso in Consiglio comunale e per non aver superato la soglia psicologica del 3%. Sul banco degli imputati – come già raccontato su Il Tempo – anche la campagna elettorale giudicata troppo «morbida» e alcune tappe stesse organizzate per il leader considerate da alcuni dirigenti fuori luogo: «Dovevamo andare con le ruspe in strada, farci vedere di più. La campagna elettorale a Roma è anche un fatto scenico, di presenza: non siamo a Milano».

1 commento:

  1. Ma che per caso la Sig.Ra SSsltamartini ex An ex Ncd ed ora leghista ha paura di perdere il posto di lavoro in Parlamento ? Che disdetta! !!!

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