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Roma: il«fatturagate» avvelena Noi con Salvini


(G.p)Un piccolo imprenditore nel settore tipografico accusa Enrico Cavallari, ex assessore al personale della giunta Alemanno candidato in quota Noi con Salvini alla presidenza del XIII municipio di non avergli ancora pagato il materiale elettorale da lui prodotto nel 2013, quando il Cavallari era candidato nelle file del Popolo delle Libertà. Il mancato pagamento del materiale elettorale, per un importo di decine di migliaia di euro scatena nel tipografo un senso di rivalsa tanto forte da minacciare il boicottaggio del candidato, come ci racconta il collega Antonio Rapisarda dalle colonne de Il Tempo, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero.





Il «fattura-gate» si abbatte sugli ultimi giorni di campagna elettorale di Noi con Salvini a Roma. Il tutto, con tanto di denunce pubbliche e legali, per una faccenda che risale alla campagna elettorale del 2013, quando il movimento salviniano non esisteva nella Capitale. Il grande accusatore è un piccolo imprenditore nel settore tipografico del quartiere Aurelio il quale non ha per nulla digerito la candidatura alla presidenza del XIII municipio di Enrico Cavallari, scelto in quota Lega dalla coalizione che sostiene Giorgia Meloni sindaco ed ex assessore al Personale della Giunta Alemanno.
Il motivo? A quanto pare tra i due ci sarebbe da tempo una querelle in corso, con l’imprenditore che lamenta il mancato pagamento del materiale elettorale da parte di Cavallari, al tempo candidato per il Pdl per un importo di decine di migliaia di euro. L’accusatore, su facebook, sostiene di aver ricevuto solo un acconto e di aspettare ancora il grosso del pagamento.

Ma non finisce qui. Da parte sua l’imprenditore – che ha invitato cittadini e interessati a rivolgersi al suo negozio per avere delucidazioni sul tema e dare prova di tutte le fatture – ne ha fatto una questione di principio, sostenendo come non possa essere votato un esponente politico che a suo avviso non rispetta i pagamenti assunti con i fornitori in campagna elettorale.

«Gli argomenti sono chiari e documentati – attacca commentando il profilo ufficiale di "Cavallari presidente XIII Municipio" - Chiunque volesse appoggiare la mia causa avremo presto un gazebo nel nostro Municipio e daremo ai nostri cittadini del quartiere Aurelio tutte le spiegazioni del caso, ripeto, documentate». L’accusa non finisce qui: «Noi siamo nati e cresciuti nel quartiere Aurelio, abbiamo le nostre attività nel quartiere Aurelio, vogliamo un presidente onesto, non un presidente che si prende gioco dei piccoli artigiani sfruttandoli e poi lasciarli a terra».

Un atto di denuncia pesante (tanto che alcuni post sono stati in parte rimossi su suggerimento dell’avvocato dell’imprenditore), che ha interessato per qualche giorno anche i frequentatori dei social che si sono schierati, come da tradizione, da una parte e dell’altra. Per capirne di più ci siamo recati direttamente nel suo negozio ma, almeno per il momento, l’interessato ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione né materiale a corredo.

La polemica però, come dimostrano i post sul social network, è montata ufficialmente nel momento in cui la stessa moglie di Enrico Cavallari, l’ex deputato Barbara Mannucci, è intervenuta pubblicamente ribattendo punto su punto alle accuse: «È stato pagato per intero e abbiamo i bonifici che lo provano. Non fatevi prendere in giro». Anzi, continua Mannucci, «tra l’altro sto ancora aspettando la fattura in seguito al mio bonifico da ottobre 2013». Nella discussione a un certo punto interviene direttamente l’imprenditore: «Avete un avvocato che vi rappresenta a cui Cavallari aveva assicurato che avrebbe saldato la fattura ma ad oggi non abbiamo visto un euro, solo un parziale acconto su una fattura, con la promessa di un saldo mai avvenuto, forse lei non parla con suo marito». Ed ecco la controreplica: «Tu sai bene che stai dicendo sciocchezze sobillato da qualche invidioso – continua Mannucci - Non me ne curo proprio. Ho inviato al mio partito tutti i bonifici completi fatti a te e sono rimasti allibiti dalla tua richiesta». E giù decine di post tra chi difende Cavalleri e chi lo invita a pagare e ne ritiene inopportuna la candidatura.

Insomma, le posizioni su facebook divergono su tutto. E Cavallari? Interpellato da Il Tempo spiega di non poter commentare l’accaduto perché «c’è già una denuncia per diffamazione fatta da me, ho prodotto tutte le carte agli inquirenti». Se nel merito non può commentare, Cavallari però spiega dal suo punto di vista il motivo del polverone scatenato dall’imprenditore: «È chiaramente un attacco politico. Mi sembra molto strano che una vicenda del 2013 esca fuori a una settimana dalle elezioni». E lancia anche qualche elemento in più: «Probabilmente c’è qualche mio concorrente che ha contributo alla polemica, perché con me i soldi dei servizi sociali verranno spesi per le persone più deboli e non per fare brochure e altro, come è stato fatto in passato con altri presidenti. Con me è finita la cuccagna».

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